Ex province al voto? Franzone: sarà battaglia

Ex province al voto? Franzone: sarà battaglia

Il Consiglio dei ministri non ha impugnato la legge regionale siciliana che ha fissato, nel periodo compreso tra il 15 ottobre ed il 15 dicembre del 2018, le prossime elezioni provinciali. Una notizia passata letteralmente in carrozza, che nessuno si è preso la briga di commentare, Come se fosse già stato calato il sipario sull'intera vicenda.  Per il portavoce del Csag, Filippo Franzone, (nella foto) «l'iter è in corso» e nulla è perso. Il comitato darà battaglia fino alla fine, «anche a costo di bloccare tutto».

La notizia è passata praticamente inosservata, rinchiusa nel piccolo recinto di un trafiletto giornalistico, senza nessuno che si sia sentito, in qualche modo, chiamato in causa nel doverla commentare. Ci riferiamo alla decisione, recentemente presa dal Consiglio dei ministri, di non impugnare l'ultima legge regionale in tema di province. Con questa ennesima legge a disciplinare la materia, in Sicilia è stata prorogata ulteriormente la gestione commissariale degli enti di area vasta fino al termine del 2018, fissando il periodo utile per svolgere le elezioni degli organi di vertice di tali enti, nel periodo compreso tra metà ottobre e metà dicembre dell'anno in corso.

Nessuna obiezione, quindi, da parte del governo centrale rispetto alla scelta operata dal governo regionale retto da Nello Musumeci ed avallata dall'Assemblea regionale siciliana, di procedere nel prossimo autunno a nuove elezioni negli enti intermedi isolani. Saranno elezioni dirette in cui saranno invitati ad esprimersi i cittadini maggiorenni siciliani che si recheranno alle urne, discostandosi dalla legge nazionale “Del Rio”, ovvero saranno elezioni indirette/di secondo grado con i consiglieri dei comuni facenti parte dell'ente intermedio a fungere da corpo elettorale in conformità alla normativa nazionale? Non è dato sapersi, al momento. Ma ancora per poco. Al riguardo deciderà, infatti, la Corte Costituzionale, nella seduta fissata per il prossimo 3 luglio.

E sui destini di Gela, Niscemi e Piazza Armerina che hanno scelto di aderire alla Città metropolitana di Catania, nonché di Licodia Eubea che ha optato di aderire al Libero consorzio di Ragusa, quale futuro pende? O forse il loro destino è già stato deciso, con un sipario che è calato in sordina, riponendo tutto nel dimenticatoio, verso l'inesorabile oblio? Insomma, Gela e Niscemi rimarranno nel Libero consorzio di Caltanissetta, Piazza Armerina nel Libero Consorzio di Enna e Licodia Eubea nella Città metropolitana, in barba a due delibere comunali, intervallate da un referendum popolare, di chiaro segno contrario?

«Non è affatto così – ci risponde con fermezza Filippo Franzone, portavoce del Csag (Comitato per lo Sviluppo dell'Area Gelese) -, l'iter è ancora in corso e manca solo un ultimo passo consistente nel recepimento legislativo delle procedure correttamente espletate, all'interno del quadro normativo vigente, da questi quattro comuni. Vorrei ricordare che ci sono state ben tre consultazioni popolari in pochi mesi. Con le elezioni regionali, politiche ed amministrative, nuovi parlamentari regionali e nazionali sono stati eletti, nuovi sindaci sono stati eletti, nuove maggioranze o pseudo tali si sono formate.

La classe politica con cui siamo costretti ad interloquire – precisa Franzone - è profondamente cambiata ed abbiamo dovuto stabilire nuovi rapporti, nuovi canali di contatto, affiancandoli a quei pochi che ci siamo ritrovati. Ne è conseguito un lavoro sotto traccia, lontano dai riflettori, ma senza abbandonare un attimo l'obiettivo finale. Stiamo facendo meno rumore, ma stiamo lavorando imperterriti, a difesa del diritto che abbiamo conquistato. Abbiamo preferito non commentare – conclude Franzone – la notizia sulla non impugnativa del Consiglio dei Ministri, perché non riguarda la nostra vicenda. A prescindere dal tipo di elezioni con cui si andrà votare, a noi interessa che Gela, Niscemi e Piazza Armerina votino nella Città metropolitana di Catania, anche a costo di bloccare tutto ricorrendo al Tar».