L'eco della tornata elettorale di domenica scorsa non sembra riecheggiare nei corridoi municipali.
In effetti, l'amministrazione Messinese non ha colori politici e quindi non si sente chiamata in causa dalle urne. Una condizione di indipendenza che, d'altra parte. è anche di isolamento, acuito dalle emergenze, dallo spettro del default e dalla scure della magistratura. Il che non giova ad una giunta rimasta con le caselle vuote in assessorati importanti come il bilancio e i lavori pubblici.
Dagli scranni del consiglio, il capogruppo di Sicilia Futura, Giuseppe Ventura (foto a sinistra), ha invitato i colleghi a staccare la spina al governo cittadino. Un appello non raccolto ufficialmente dal Pd che però, sotto sotto, si sta organizzando in vista del 2020, confortato dai risultati di queste amministrative specie nei comuni nisseni.
Nel centro-destra, Enzo Cascino (foto a destra) lancia una proposta che vuole superare equivoci e fraintendimenti, ma per ora la coalizione rimane distante da quella compattezza che vacilla di recente anche tra i 5 stelle, sebbene la voce “sfiducia” li mette d'accordo in un attimo.
A pochi giorni di distanza dagli esiti delle elezioni amministrative, la situazione politica gelese non sembra risentirne particolarmente. Evidentemente, c'è altro a cui pensare. Almeno per l'amministrazione Messinese. Le emergenze infatti si rincorrono, con in testa quella dei rifiuti. Le casse comunali sono affamate e con gli occhi puntati della Corte dei Conti, la cui sollecitazione è diventato uno sport decisamente praticato ultimamente, il primo cittadino ed il suo staff assessoriale godono di ristrettissimi margini di manovra finanziaria. Non siamo innanzi ad un commissariamento di fatto nei conti, ma siamo molto vicini.
Alla magistratura contabile si è poi aggiunta quella inquirente, con la Procura che potrebbe mandare sotto processo i quattro indagati, tra cui Messinese e Siciliano, rinviandoli a giudizio in chiusura delle indagini. Senza dimenticare il difficile rapporto con il consiglio comunale e quella squadra di “dodici apostoli” che sindaco e vicesindaco non riescono ad assemblare, per mettersi al riparo dalla minaccia di sfiducia e vedere passare i propri atti in aula. Le due nomine assessoriali potrebbero servire allo scopo, ma se ciò ancora non è avvenuto dopo due mesi dalle dimissioni di Morello e tre mesi dalle dimissioni di Melfa, significa che tali poltrone non sono poi così appetibili.
Eppure, qualcosina il voto di domenica scorsa lo ha detto. La conferma nell'isola della vistosa ascesa del centrodestra è sotto gli occhi di tutti. Strepitoso il successo di #Diventerà Bellissima, creatura del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che va al ballottaggio con propri candidati a Messina, così come a Comiso o Piazza Armerina ed entra con propri consiglieri in diversi civici consessi. Ciò ha ridato impulso ad una nuova riflessione sull'ipotesi della sfiducia a Messinese. Ma non appena il consigliere comunale e coordinatore di #Diventerà Bellissima, Enzo Cascino, è tornato a modo suo sul tema, gli effetti sortiti non sono stati quelli sperati e puntuali sono arrivate le risposte, piuttosto piccate, di chi si è sentito chiamato in causa dalle sue dichiarazioni.
Cascino è un uomo di destra, perché semplicemente lo dice la sua storia. E siccome in tutti questi anni abbiamo imparato a conoscerlo, è anche un politico cauto che rarissimamente trascende nei comportamenti, preferendo alle urla un approccio molto più soft. Nel clima attuale, ciò lo espone a dure critiche e sospetti.
«Il fatto che non attacchi sul piano personale il sindaco o che non mi accanisca contro di lui – ci racconta telefonicamente – non significa che non faccio opposizione o che addirittura inciuci con lo stesso o provi a farlo alzando il prezzo. La mia è una politica del fare che non mi ha evitato di presentare 27 mozioni, in buona parte accolte e tramutate in atti concreti a vantaggio della collettività e questa è quella che considero opposizione costruttiva.
Io non riesco a guardare al bene della mia parte politica senza guardare anche al bene della mia città. Dev'essere chiaro – precisa con fermezza Cascino – sono per la sfiducia ma nel farlo ci devono essere le condizioni pianificate a puntino, per presentarsi uniti e vincere alle urne, facendo in modo che nel frattempo la città paghi al minimo lo scotto di una gestione commissariale. Se oggi ci fosse il commissario in città, i gelesi si vedrebbero aumentate la Tari e l’Imu, senza considerare la questione dell'abusivismo che nel caso di Gela coinvolge abitazioni principali, non case o villette a mare come per Licata. La posizione di #Diventerà Bellissima – conclude il consigliere comunale – rimane quella del documento approvato con Energia per l'Italia, Noi Con l'Italia e Lega ed a cui manca la firma di Forza Italia che non potè essere presente a quella riunione. Se c'è da sedersi di nuovo attorno un tavolo non c'è problema. Sono disposto pure ad applicare alla lettera il “manuale Cencelli” dopo aver stilato il programma ed individuato la persona capace di mettere d'accordo tutti per la candidatura a sindaco. A quel punto la sfiducia diventa un atto naturale».
Leggendo fra le righe, la tesi è quella di una sfiducia a novembre, commissario che arriva in città a gennaio 2019 per limitarsi ad una gestione di ordinaria amministrazione e cittadini che tornano al voto nella primavera. Una tesi che potrebbe trovare d'accordo un centrosinistra rinfrancato dal “cappotto” ottenuto nei cinque centri nisseni coinvolti nel voto ed i grillini che non potranno tirarsi indietro.