Il Settore Urbanistica del Comune di Gela lavora al progetto di variante della Lidl fin dal 2015.
Non è stato facile perseguirla a causa della destinazione urbanistica dell’area difforme da quella necessaria per l’attività commerciale dell’azienda, sia per i vincoli idraulici presenti in essa.
I presupposti che spingevano a perseguire tale obiettivo erano numerosi e importanti, fra questi la cessione gratuita delle aree per la realizzazione di servizi di quartiere, la realizzazione di importanti opere di urbanizzazione primaria, l’impegno a realizzare opere pubbliche a titolo di compensazione per un importo superiore ai cinquecentomila euro, non meno di quindici posti di lavoro riservati a lavoratori gelesi, la riqualificazione complessiva di uno degli ingressi più importanti della città e realizzare un esempio di concertazione urbanistica per gli interventi di variante che comportano incrementi di valore delle aree coinvolte.
L’iter non è stato né semplice, né breve, ma alla fine il parere positivo della Regione, per il superamento delle problematiche di carattere idraulico, è arrivato e l’adozione della variante è potuta giungere a conclusione.
Vanno messi in rilievo però, alcuni punti della convenzione proposta dalla Giunta al Consiglio comunale che non sono in linea con quanto impostato all’origine:
1. La riduzione degli oneri compensativi a duecentotrentamila euro;
2. Trattandosi di compensazioni, gli oneri relativi a questa fattispecie, non possono definirsi elargizioni a titolo di mecenatismo cioè dovuti al “buon cuore” dell’operatore.
Non sono chiari, infine, per i documenti che mi è stato possibile visionare gli aspetti relativi alla cessione delle aree.
Il secondo punto, grazie al Consiglio comunale, è stato ricondotto alla corretta definizione: compensazione, appunto. Ad ogni buon conto, la vicenda Lidl insegna che, in presenza dei giusti presupposti normativi e politici, un’Amministrazione avveduta e operatori altrettanto provveduti e lungimiranti, possono lavorare insieme per raggiungere risultati importanti per la collettività, sia in termini di profitto alle imprese, sia di trasformazione positiva del territorio, sia in offerta di posti di lavoro.
Anche altri imprenditori, nel corso dei due anni di attività da me svolta come Assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata, hanno chiesto varianti su proprie aree e/o la concessione di aree pubbliche per lo svolgimento di attività imprenditoriali private. Ma in tali casi, purtroppo, sono mancati i presupposti di cui sopra e l’avvio delle relative procedute non è potuto iniziare.
Cosa insegna la vicenda Lidl alla politica e agli stessi imprenditori? Innanzitutto che è possibile migliorare la città se ciascuno si appresta a svolgere la propria parte con intelligenza e senso civico pur nel rispetto delle aspettative economiche dell’imprenditore, ma senza scaricare i costi imprenditoriali sulla pubblica amministrazione e quindi sui cittadini che pagheranno il conto con l’assenza di servizi e di strutture in generale.
Questa vicenda e, soprattutto, il differente importo tra quello concordato in origine e quello inserito in convenzione, insegna che le compensazioni devono seguire criteri precisi e vincolanti per la politica, per gli imprenditori e per la struttura burocratica comunale. Questo approccio, se correttamente seguito, è il presupposto imprescindibile per risanare quartieri, creare posti di lavoro e per dare agli imprenditori e ai lavoratori chiarezza e certezza di diritti, dei tempi di risposta e dei risultati attesi.
Tali criteri, però, vanno recepiti in modo chiaro e univoco dal Consiglio comunale all’interno di una grande variante al Prg che è ormai stringente e necessaria per consentire la ripresa di nuove attività imprenditoriali oggi castrate da un Piano vecchio e inattuale. Una buona variante deve sempre consentire decisioni coerenti per tutti gli interlocutori della pubblica amministrazione e dare impulso alle numerose prospettive che la città intende perseguire.