Viviamo in un mondo in cui si spara continuamente, ma con metodi diversi: si può sparare con le armi (per offendere o difendersi), con le parole, o con mezzi impropri.
A sparare con le armi sono ormai in troppi. Non solo gli eserciti, che nelle società illuminate dovrebbero avere ipocritamente solo funzioni difensive, ma che in ogni continente uccidono e attuano violenze “per difendere i loro territori”; anche gruppi ribelli, che sperano di vedere riconosciute le proprie ragioni con granate e mitragliette. Poi ci sono, come negli Stati Uniti, i folli che sparano in scuole ed università e fanno strage di innocenti. E sparano anche delinquenti e mafiosi di ogni categoria. Infine, ma spesso non lo ricordiamo, ci sono i cacciatori, che non sparano per fame o per necessità di sopravvivenza, ma per motivi di carattere “sportivo”: che uccidere animali sia uno sport, mi lascia qualche dubbio, ma tant’è, il problema è di difficile soluzione.
C’è chi “spara” con le parole, e più tempo passa e più si tende all’eccesso, nel tentativo di sorprendere gli interlocutori. Certi programmi televisivi (Grande Fratello, L’isola dei famosi, Domenica Live), che non guardo ma in alcuni casi mi capita di vedere qualche spezzone, sono ormai diventati una vetrina della “spazzatura” e del degrado in cui siamo rotolati, con polemiche da cortile, esibizioni volgari e parolacce che hanno il solo scopo di catturare l’attenzione di telespettatori coi cervelli addormentati.
I più bravi a “sparare”, però, sono i politici, con annessi e connessi. Di solito sparano grandi minchiate, ma lo fanno con una naturalezza così disarmante che diventano quasi credibili. Di casi ce ne sarebbero a centinaia, e non voglio fare torto a nessuno citando questo o quell’esponente di partito.
Tra le “sparate” ormai diventate normali c’è la frase “confido e ho fiducia nel lavoro dei magistrati”, detta di solito dopo in arresto per corruzione o abuso d’ufficio: confida, confida, ma dieci anni dietro le sbarre, se va bene, non te li toglie nessuno.
Oppure, e questa è di qualche giorno fa, “contro di me c’è un complotto di mafiosi e massoneria”, detta da Antonello Montante dopo che da una settimana, ogni giorno, i quotidiani pubblicano le intercettazioni e gli inciuci tra gli amici di Confindustria e pezzi bacati delle istituzioni.
Chi spara con mezzi impropri sono i “parrini” (lo dico in siciliano : visto che Musumeci vuole insegnare il dialetto a scuola, mi porto avanti col lavoro). Da un po’ di tempo in qua è vertiginosamente aumentato il numero delle processioni legate a ricorrenze religiose.
E vabbè, se la fede religiosa si fonda sulla passeggiata di un simulacro in legno o cartapesta, fate pure. Ma caspita, perché ad ogni ricorrenza religiosa (una o due al mese in media) c’è bisogno di sparare colpi di cannone (e magari fuochi d’artificio)? Forse con le cannonate i Santi ci daranno più ascolto? Sono addormentati e li svegliamo di soprassalto perché si attivino e ci facciano le grazie richieste? In città molto più civili della nostra queste forme di paganesimo mascherate da fede religiosa sono già state superate, i colpi di cannone sono stati vietati (anche perché hanno effetti spesso disastrosi su cani e altri piccoli animali). A Gela, invece, si continua a “sparare” senza sosta, magari cantando “Viva Maria”. E sperando di espiare i nostri enormi peccati.