Politicamente scorretto/L’arroganza non ripaga

Politicamente scorretto/L’arroganza non ripaga

Dura ormai da due mesi la stucchevole sceneggiata delle forze politiche impegnate nella ricerca di una maggioranza di governo.

Il povero Di Maio (foto), dopo essersi offerto al centrodestra ponendo le sue condizioni, ha fatto lo stesso con il Pd, ottenendo eguale rifiuto da Renzi: una prostituta dei quartieri spagnoli napoletani non avrebbe saputo fare di meglio.
I pentastellati, quelli che vanno a fare le dichiarazioni in tv, hanno imparato a memoria una filastrocca: “noi vogliamo il governo del cambiamento, ma i vecchi partiti ce lo impediscono perché sono attaccati alle poltrone e non al bene del Paese”.

Ecco, dunque, la differenza: se Di Maio conferma che il Presidente del Consiglio lo potrà fare lui e solo lui lo fa per il bene del Paese, chi glielo impedisce è brutto, sporco e cattivo. Con l’altra barzelletta che riguarda la negazione di alleanze, ci mancherebbe: nessuna alleanza, ma solo un “contratto” di governo. Trovate la differenza e vincerete ricchi premi.

La flessione Cinquestelle in Molise ed il crollo epocale in Friuli ci dicono che questi due mesi hanno già fatto capire in parte ai cittadini da quale congrega di incapaci, incompetenti ed arroganti sia composto il vertice del Movimento. Ma soprattutto, a mio avviso, ha pesato la forte arroganza di Di Maio e compagni, che pretendono di dettare legge a tutti (sì al centrodestra ma senza Berlusconi) ponendosi, secondo loro, sul piedistallo dell’onestà e del bene dei cittadini, di cui si autocelebrano come unici depositari.

E’ lo stesso percorso che ha fatto la sinistra italiana, divenuta inguardabile ed inascoltabile man mano che i suoi intellettuali e i suoi politici si ergevano a depositari di ogni virtù: della serie “io so’ io e voi nun siete un c…o”. Anche Matteo Renzi, il presunto “rottamatore”, all’inizio godeva delle simpatie di molti. Poi si è lasciato attanagliare dall’arroganza e dalla presunzione e ha perso il favore della gente, a partire dal referendum sulla riforma della Costituzione e fino al recente dimezzamento elettorale dei Democratici.

Da questi due mesi, rimasto in ombra Berlusconi, chi ne è uscito con una bella figura è Matteo Salvini. Che avrà anche lui i suoi difetti, ma ha saputo trasmettere valori di lealtà e correttezza. Lealtà nel non rompere il patto con Berlusconi (nonostante le pressioni grilline), correttezza nel dichiararsi disponibile più volte a fare un passo indietro e a rinunciare alla presidenza del Consiglio pur di riuscire a fare un governo. E gli elettori, a quanto pare, l’hanno premiato.
Se si tornerà al voto (cosa molto probabile) i pentastellati rischiano di essere ridotti di molto, nei numeri e nelle velleità.

Mi dispiace per molti di loro che sono persone per bene e animati da vera volontà di buona politica, ma un movimento con questi vertici e il burattinaio Casaleggio alle spalle non merita di governare un Paese così difficile e così disperato come l’Italia. Perché va bene il cambiamento, ma per cambiare occorre avere le idee chiare e la consapevolezza dei ruoli. E questi due elementi mancano in modo assoluto.