Salinitro (ex assessore): «I suggeritori del sindaco. Melfa? Non ha detto tutto»

Salinitro (ex assessore): «I suggeritori del sindaco. Melfa? Non ha detto tutto»

Una vita professionale vissuta a Milano e dintorni, l’architetto Francesco Salinitro  (nella foto) è tornato tre anni fa nella sua Gela sposando la causa del Movimento 5 Stelle e per dare una mano alla sua città, la cui tenuta socio-economica sembrava, come ancora lo è, compromessa dalla chiusura improvvisa della raffineria, decretata dal governo centrale e condivisa da quello regionale e dall’amministrazione comunale a guida centrosinistra, sindacati compresi.


I Cinque Stelle vincono le elezioni, Messinese diventa sindaco, Salinitro entra in giunta, divenendono uno dei suoi più rappresentativi componenti. A lui è affidata la delega più naturale, quella dell’Urbanistica.
Tutto sembra andare liscio, finchè Messinese non rompe col suo Movimento. Via i tre assessori pentastellati, due dei quali sono diventati frattanto parlamentari: Di Paola all’Ars e Lorefice al Senato. Salinitro sceglie Messinese. E sbaglia. Due anni dopo toccherà a lui fare le valigie.
Da un paio di mesi ha aderito al Movimento Unione dei Siciliani fondato dal vicepresidente della Regione Armao. Ci siamo fatti una chicchierata e ne è venuta fuori questa intervista.

– Quanto le manca il suo posto in giunta?
«Più che l’assenza, è il rammarico per non avere avuto il tempo sufficiente per giungere all’indispensabile revisione del Prg e per portare a compimento il processo di ammodernamento del Settore Territorio che considero strategico per l’intera struttura organizzativa comunale e per lo sviluppo futuro della nostra città. Purtroppo questa centralità della pianificazione e la correlazione con gli obiettivi (dichiarati) dei viaggi, a Roma e a Palermo, è stata sottovalutata dal sindaco in carica

– Lei sembrava un assessore tra i pochi considerati inamovibili. Poi anche lei, ad un certo punto, è stato messo alla porta? Cosa è successo?
«Non mi sono mai considerato inamovibile, ma neppure sull’uscio di uscita per via del progetto politico che rappresentavo insieme a pochi altri. Già da un anno dalle elezioni, quando nulla faceva presagire il successo elettorale del M5S, un gruppo di persone lavorava per definire il progetto sul futuro della città. Tra queste persone non c’era nessuno della Giunta, all’infuori del sottoscritto. Per questo motivo ho considerato la mia fuoriuscita un grave errore politico del sindaco che snaturava il progetto originario che i cittadini avevano premiato con il voto. Perché è accaduto? Le ragioni sono molte, ma alcune mi sembrano più significative di altre. L’umoralità altalenante del sindaco che rende complicati i rapporti tra le persone, la sopravvalutazione di alcuni Settori che hanno finito per accentrare in se le poche risorse umane e finanziarie disponibili, ma soprattutto l’abbandono delle idealità che avevano sorretto sino ad un certo punto l’azione amministrativa, infine la mia (e di altri) non accettazione della pretesa imposizione da parte del sindaco e del suo vice, di appoggiare Azione Popolare di Alfano e il suo candidato».

– Pensa che il sindaco in questa sua decisione sia stato influenzato da qualcuno? Non sembrava che la conduzione dell’assessorato all’Urbanistica andasse male. Anzi, qualcuno aveva definito la sua presenza in giunta come un fiore all’occhiello. Come lo spiega questo licenziamento in tronco?
«Il più tangibile risultato ottenuto da questa amministrazione è senza dubbio l’approvazione, dopo trent’anni di attesa, del Piano regolatore generale. Fatto impensabile prima delle elezioni. Ma non solo il Prg, anche il bando facciate che spero porti presto alla distribuzione dei contributi promessi, il coinvolgimento delle categorie professionali nella gestione del Settore, la predisposizione del bando del piano del colore per alcune zone della città, l’informatizzazione del Settore Territorio, il mio stesso supporto tecnico e politico agli uffici che hanno potuto mettersi per la prima volta al passo con le domande dei permessi di costruire. L’introduzione del Sistema informativo territoriale e l’automatizzazione del rilascio dei certificati di destinazione urbanistica hanno migliorato ulteriormente la gestione del Settore sino a quando non è stato privato di alcune risorse umane indispensabili per allocarle in Settori ritenuti più importanti. Si, è possibile che qualcuno abbia influenzato il sindaco, all’interno e all’esterno dell’amministrazione, ma poco conta chi abbia effettivamente influito; alla fine è il sindaco che prende le decisioni e rimangono sue la responsabilità».

– Veniamo al Piano regolatore. Qualche settimana fa, lei è intervenuto su questo giornale “avvertendo” che le decisioni prossime dell’amministrazione avrebbero potuto creare danni irreversibili al territorio. E’ ancora di questo avviso? Vuole brevemente ricordarci la sua posizione a riguardo?
«Per trent’anni abbiamo inseguito il traguardo di un Prg finalmente esecutivo ed operativo. Un traguardo che non sarebbe stata la scoperta del Santo Graal, ma una norma certa di riferimento per la gestione delle pratiche edilizie e una risposta a quei cittadini che l’aspettavano da troppo tempo. Questo obiettivo è stato raggiunto, ora è bene non rimescolare di nuovo le carte, e si riparta con rinnovata lena programmando seriamente il futuro del territorio. L’amministrazione pare abbia avviato un’azione legale contro questo piano regolatore, è un grave errore tecnico e politico, perché potrebbe portare al blocco della sua efficacia, proprio ciò che ho sempre voluto evitare. Le azioni legali le portino avanti i cittadini, ne hanno diritto, il Comune prenda atto delle sentenze e adegui il Piano dove è necessario, lo migliori nella misura in cui è possibile farlo, ma più di tutto consideri prioritario completare gli atti di Prg e avviare la procedura di Variante per un nuovo inizio per la città, per una opportunità insperata tutta da costruire coinvolgendo finalmente i cittadini, le associazioni e le categorie professionali. Una possibilità unica da non perdere nel momento in cui è in atto lo stravolgimento economico e conseguentemente sociale della città».

– Alcuni anni fa, quando ancora non era messo in conto che lei potesse assumere l’incarico di responsabile dell’assessorato all’Urbanistica, in un articolo sempre su questo giornale si era dichiarato disponibile a concedere ai proprietari degli alloggi residenziali ex Eni la possibilità di realizzare dei balconcini. Perché poi, una volta diventato assessore, non ha dato seguito a questa apertura?
«Sono ancora della stessa opinione, anche perché si tratta di edifici realizzati a Gela, ma ideati a Milano per le esigenze di Milano, ma la questione di fondo è che il Prg contiene per il quartiere Macchitella (e non solo) norme che non consentono modifiche. La Variante di Prg (che auspico fortemente) serve anche a questo, modificare la normativa in modo da rendere possibili gli interventi, pur se con cautela.
In omaggio alle caratteristiche di pregio del quartiere Macchitella, la modifica normativa dovrà essere preceduta da un bando a carattere nazionale per ridefinire i criteri per una migliore fruibilità all’utenza e per salvaguardare l’integrità stilistica e progettuale del complesso».

– Perché, secondo lei, non sono andati in porto i due tentativi di sfiduciare il sindaco?
«Non lo so, mi chiedo piuttosto perché il sindaco, nonostante l’iniziale predisposizione positiva di molti consiglieri, non ha mai trovato la quadra per risolvere una volta per tutte l’impasse in cui si trovava sin dall’inizio del mandato. Forse doveva occuparsene di persona, o doveva scegliere meglio gli intermediari».

– E’ vero che il vicesindaco conta più del sindaco? Lei, in giunta per più di due anni, che impressione ne ha avuto?
«All’inizio il vice sindaco ha contato come gli altri, in altri momenti ha contato poco, altre volte più degli altri, altre volte ha condotto il gioco. Ad un certo punto è accaduto qualcosa che non so, e ha finito per contare più del sindaco un uomo che è guidato da un eccessivo egocentrismo che lo porta ad invadere campi altrui anche non avendone la necessaria esperienza e competenza professionale, non di rado ha finito per invadere anche quelli del sindaco».


– Ha mai pensato che se lei si fosse dimesso quando Messinese licenziò i tre assessori grillini, oggi lei, magari, sarebbe un deputato o un senatore del M5S? Perché non l’ha fatto?
«Alcuni amici, come fa lei ora, me lo hanno fatto già rilevare e ci abbiamo riso sopra, ma non sono tornato a Gela per avere riconoscimenti, questi seguono altre vie e sono perseguibili, per chi vuole, ovunque si vive. Sono stato guidato piuttosto dal desiderio di fare qualcosa di utile per la mia città e se possibile per la Sicilia. Le scelte vanno fatte secondo coscienza e in quel momento ho fatto la scelta che la mia coscienza e i miei obiettivi mi suggerivano».


– Uscito dall’amministrazione, lei ha fatto una scelta verso il centro-destra, sposando la causa di un altro movimento, quello che fa capo al vicepresidente della Regione Armao. Cosa lo ha convinto in questo passaggio?
«La scelta di orientarsi verso il centro destra per le elezioni regionali era stata assunta dall’intero Sviluppo Democratico. Io stesso nel discutere con il sindaco gli proposi, perché la scelta non fosse di schieramento, di completarla con la condizione che il candidato Presidente inserisse nel suo programma i punti più importanti del nostro progetto politico-amministrativo. Mi riferivo al sistema portuale e al GNL, ai fondi del Patto per il Sud, alla Città Metropolitana di Catania, alle infrastrutture di trasporto. Nonostante la disponibilità del candidato del centro destra ad accogliere le nostre richieste, il sindaco e il suo vice fecero la scelta opposta pretendendo di imporla all’intero Gruppo con l’ulteriore pretesa di appoggiare il partito di Alfano e un suo candidato locale. Tale scelta costrinse l’assessore Flavio Di Francesco, lo stesso coordinatore di Sviluppo Democratico, Emanuele Ferrara, e il sottoscritto a prenderne ufficialmente le distanze. Questa presa di posizione, come è ormai arcinoto, determinava la nostra esclusione dalla Giunta. Cosa mi ha convinto invece ad occuparmi del Movimento civico dei siciliani chiamato Unione dei Siciliani? Innanzi tutto l’ottimo rapporto già in essere con Gaetano Armao, basato oltre che sulla reciproca stima, sulla condivisione di ideali sicilianisti, ma soprattutto l’azione da lui intrapresa per costruire un Movimento Civico dei siciliani che si è da poco concretizzata nella formazione dell’Unione dei Siciliani per la difesa dello Statuto speciale e per il superamento delle tante precarietà della nostra Regione. L’ispirazione ideale del nuovo Movimento ben si sposa con i miei antichi convincimenti a difesa della Sicilia, sulla valutazione storico-politica del rapporto Nord-Sud e su ciò che concerne il modo di consolidarsi della differenza economica, sociale e del lavoro tra i due poli nazionali. Temi da sempre patrimonio del mio bagaglio culturale e politico».

– Come commenta la vicenda Melfa?
«L’ex assessore Melfa forse non ha detto tutto sulla vicenda. Quando sapremo cosa veramente è accaduto tra i componenti della Giunta ci pronunceremo. Di certo appare poco convincente che l’ex assessore Melfa getti la spugna così presto. Mi chiedo altresì cosa è andata a fare la Giunta a Malta, al di là della facciata turistica, presso un concorrente che ci sta fregando il punto di distribuzione del GNL e tutto ciò che significa per lo sviluppo generale del territorio e per la stessa Sicilia; non ultimo, con l’attracco delle navi da crociera, avremmo un ritorno turistico di straordinaria portata non solo per Gela, ma anche per Piazza Armerina, per Caltagirone, per Licata e per il Ragusano. Per soverchieria è Gela che dovrà fornire a quel concorrente il gas che gli consentirà di sostituirsi a noi per quei servizi».

– Messinese gli chiede un consiglio per uscire dal guado, lei quale gli darebbe?
«Messinese non ha mai richiesto i miei consigli politici, ne ha mai ascoltato quelli che ho ritenuto di dargli comunque. Oggi è troppo tardi e il suo ondivagare da un estremo all’altro degli schieramenti politici finirà per danneggiarlo irreversibilmente, perciò penso che la soluzione debba ricercarla lui per una uscita la più dignitosa possibile, soprattutto per la città».