Un altro pezzo di Enilive finisce in mano a fondi stranieri. E’ il caso della cessione al fondo americano Kkr di un’ulteriore quota azionaria, consentendogli di ampliare la sua partecipazione, portandola al 30%, tutto con la benedizione del governo Meloni, che così conferma la sua volontà di attuare un progressivo smantellamento dei suoi asset più strategici.
A denunciare questa ultima cessione di uno dei rami Eni più appetibili da fondi stranieri è stato il sen. gelese Pietro Lorefice, che in una nota stampa diffusa in settimana, ha tenuto ad evidenziare che Enilive è la società che sta gestendo tutto il progetto di produzione di carburanti sostenibili in quei poli industriali, come la bioraffineria di Gela, in cui sono stati investiti soldi in percorsi di riconversione.
La nota di Lorefice prosegue: «Nei giorni scorsi si è definitivamente perfezionato un altro passaggio del progressivo smantellamento, nell'era del Governo Meloni, di ciò che rimane degli asset strategici. Non casualmente i protagonisti sono sempre gli stessi, ovvero i fondi esteri.
E così il fondo americano Kkr, arrotondando una sua precedente partecipazione, è definitivamente salito al 30% di Enilive, la società della galassia Eni che sta gestendo tutto il progetto di produzione di carburanti sostenibili in quei poli industriali, come la bioraffineria di Gela, in cui sono stati investiti soldi in percorsi di riconversione.
Naturalmente il fondo Kkr è lo stesso a cui è stata ceduta un'altra infrastruttura strategica, ovvero la rete di telecomunicazioni che era di Tim, in un'operazione che ha visto il Mef finire ai margini dell'azionariato di FiberCop con il solo 16% del capitale.
Potremmo poi citare i processi di privatizzazione già annunciati su Poste e Rai Way, nonché le eloquenti parole del ministro Giorgetti, che in occasione della recente conferenza stampa di presentazione del Dfp, il Documento di finanza pubblica che ha sostituito il Def, ha testualmente detto: 'continuiamo ad avere ambizioni sul programma di privatizzazioni'.
Esattamente ciò che si vuol sentir dire la grande finanza, che poi affida alle agenzie di rating minipromozioni dell'Italia: una bella pacca sulla spalla di Giorgetti, spronandolo a continuare sulla strada delle privatizzazioni, della moderazione salariale e dell'avanzo primario, ma un schiaffone in faccia agli italiani”.
Lo comunica in una nota Pietro Lorefice, segretario di presidenza del Senato e capogruppo M5S in Commissione politiche Ue di palazzo Madama».