Fra le novità del consiglio comunale deciso dall’esito delle urne c’è sicuramente Armando Irti, unico eletto e capogruppo della Dc, che ha avuto un ruolo convinto e determinante nella scelta della candidata Grazia Cosentino, uscita sconfitta al ballottaggio dopo un primo turno promettente e non molto distante da quella soglia che le avrebbe consentito di vincere in prima battuta.
Una scelta di cui il neo consigliere comunale ed il suo partito non sono affatto pentiti.
«Non siamo assolutamente pentiti – esordisce – e rifaremmo la stessa scelta senza esitazioni. Con l’ing. Grazia Cosentino, abbiamo lanciato l’idea di una scelta innovativa, con una visione ben precisa: un tecnico, per di più donna, competente e con esperienza, conoscitrice della macchina amministrativa, affiancata da partiti con la loro identità ed i loro collegamenti con i governi regionale e nazionale, per cercare di risollevare le sorti della nostra Città.
Purtroppo abbiamo perso, le ragioni possono essere molteplici, ma la risposta l’ha già data il post elezioni. Il tempo ha chiarito tutto, l’ambizione e la bramosia di qualcuno, unitamente ad accordi “segreti” e “non segreti”, anche di gruppi ben precisi, hanno fatto perdere “scientificamente” il nostro candidato e la coalizione».
Per contro la Dc ha messo su un’interessante lista, senza i cosiddetti “big”, che è stata premiata con un seggio e la sua elezione. «Senza peccare di presunzione – ammette Irti - è stato un ottimo risultato.
La nostra lista, era l’unica fra quelle presenti nel civico consesso precedente, senza consiglieri comunali uscenti. Sicuramente il merito va ai dirigenti del partito (dal commissario Licata ai dirigenti Cascino, Barranco, ecc.) che hanno costruito una lista fatta di giovani e di donne impegnate che numericamente costituivano il 50% della lista, con la volontà di portare avanti i valori e le idee di un partito, come la Democrazia Cristiana , che ha un ruolo importante e significativo nel governo regionale e sta continuando ad avere una crescita esponenziale, grazie soprattutto alla visione e alla determinatezza del nostro segretario nazionale, Totò Cuffaro».
Il terzo polo moderato è stato un esperimento tentato a livello nazionale da Renzi e Calenda che non ha dato i frutti sperati dai due leader politici. In Sicilia, il governatore Schifani ha lanciato l’idea di un ritorno ad una grande area moderata centrista, che metta insieme soprattutto Forza Italia, Dc e Mpa. Idea che Cuffaro ha accolto con favore. «La rottura tra Renzi e Calenda – sottolinea - ha motivazioni più di carattere personale che politico, ma il risultato elettorale era stato buono.
Io penso che in Italia, come nella nostra isola, ci sia la necessità e la voglia di costruire una grande forza di centro, moderata ed inclusiva. Come ha detto Cuffaro, durante la festa dell’Amicizia tenutasi a Ribera, alla presenza di Mastella, Lupi, Tassone ed altri importanti esponenti politici centristi, “le idee e la storia del passato sono indispensabili per costruire un progetto libero, moderato e rispondente alla voglia di generare un futuro pieno di valori”. A ciò aggiungo che senza il centro non si vince».
Certo, è passato poco tempo dalle elezioni, ma l’abbiamo già visto concentrato ed attento in aula. «All’inizio l’emozione – dichiara il consigliere cuffariano – non si è fatta attendere. Ma poi ci ho preso la mano. Sto affrontando questi primi mesi di mandato nell’esperienza di capogruppo consiliare e consigliere dell’unione dei comuni, con grande impegno e responsabilità, cercando di andare oltre l’immediato e riuscire a guardare al futuro di Gela con speranza, ascoltando le istanze di tutti, soprattutto dei più fragili. Oggi più che mai c’è bisogno della politica dell’ascolto e della politica del fare».
Anche nei i rapporti con la maggioranza. «Certamente, semplicemente perché – argomenta – rientra nella normale dialettica dei rapporti tra maggioranza e minoranze. Ci muoviamo con il rispetto delle diverse idee, come è giusto che sia in democrazia. Io reputo che il ruolo delle opposizioni o minoranze in democrazia sia indispensabile, è l’anima della democrazia. Il ruolo del consigliere di opposizione è importante quanto quello della maggioranza. Chi siede in minoranza ha il compito di vigilare sull’operato di chi amministra, di dare suggerimenti e aiuti, se necessario, nell’interesse della collettività».
Siamo ancora agli inizi del mandato, ma 100 giorni di governo locale possono già dire qualcosa sull’operato dell’amministrazione. «Il bilancio dell’amministrazione Di Stefano dopo i primi cento giorni – replica prontamente – è negativo sotto tutti i punti di vista. In verità sono già 120 giorni di palese inconcludenza.
Sono passati quattro mesi e non si è segnalato da parte dell’amministrazione nessun atto concreto e nessuna azione incisiva, se non chiacchiere su posti in giunta ed accordi presi in campagna elettorale. Ma come ho sopra rimarcato, non ci sorprende affatto». Insomma, di questo passo rendere Gela una città normale resterà solo una promessa elettorale. «Non potrebbe essere altrimenti perché – conclude l’esponente della Dc – ci vuole una visione politica, con una identità ben precisa che metta in campo idee, valori e azioni concrete, per rendere la città vivibile per tutti, inclusiva, sostenibile, sicura e con i giusti servizi. Una visione che possono dare solo le forze politiche serie e responsabili, con grandi valori ideali e sociali, in grado di dare risposte vere alla comunità. Come ho detto prima, da vero democristiano ribadisco che oggi, a Gela più che mai, c’è bisogno della politica dell’ascolto e della politica del fare».
Chi è
Nome e cognome: Armando Irti; Luogo e data di nascita: Gela, 3 ottobre 1976; Stato civile: sposato con Grazia Linda Catalano
Figli: 2, Emanuele, 25 anni, ingegnere imformatico (di strumentazione e controllo) e Andrea Rocco, 22 anni, studente al 4° anno di Giurisprudenza
Livello di studio: Diploma; Professione: Dipendente ministero dell’Interno – Vigile del Fuoco
Hobby e passioni: («L’unica passione, nel poco tempo libero a disposizione, la riservo alla famiglia»).