Superato l’ultimo adempimento con la presentazione delle liste, si entra nel vivo di una campagna elettorale per le amministrative gelesi che è contestuale a quella per le concomitanti elezioni europee.
Appurata, per scadenza dei termini, l’assenza di vizi procedurali, non rilevati sia dal punto di vista formale che sostanziale, possiamo asserire senza timore di smentita che concorrono ai 24 seggi del consiglio comunale gelese ben 18 liste di candidati a supporto dei 5 candidati a sindaco, di seguito riportati in ordine alfabetico: Cosentino Grazia (5 liste: FdI, Fi, Lega, Dc, Iv); Di Stefano Terenziano (7 liste: Pd, M5s, Pci, Sud chiama Nord-Libertà-Altra, Una Buona Idea, Ripartiamo da Zero-Azione, Autonomisti per Gela); Donegani Miguel (1 lista: PeR); Franzone Filippo (1 lista: Franzone Sindaco) e Scerra Salvatore (4 liste: Noi Moderati-Rinnova, Avanti Gela, Prima Gela-Pli, Totò Scerra Sindaco).
Con un ente comunale ufficialmente in dissesto, le poltrone di sindaco e consigliere comunale sembrano paradossalmente diventate più appetibili, considerato che rispetto a cinque anni fa cresce il numero dei candidati.
Ciò parrebbe dare ragione a chi pensa che a Gela in occasione delle elezioni comunali si svolga un concorso pubblico a tempo determinato, di regola della durata di cinque anni, a meno di chiusura anticipata del mandato elettorale. Dei 24 consiglieri comunali eletti alle amministrative precedenti, in 19 hanno deciso di riprovarci.
Non sono della partita, rispetto al 2019, gli uscenti Luigi Di Dio (Azione), Enzo Cacino (Dc), Virginia Farruggia, che è però candidata alle europee (M5s), Carlo Romano (Fi) e l’assessore Romina Morselli la quale, ad un certo punto del suo mandato di consigliere comunale, si è dimessa facendo posto a Marina Greco, anch’essa riluttante all’idea di tentare il bis.
A guidare la schiera di coloro che invece riprovano a guadagnarsi il pass per il civico consesso dopo essere stati a riposo per alcuni anni, è il già deputato regionale e presidente della provincia oltre che presidente del consiglio comunale, Pino Federico (Avanti Gela). Lo seguono i vari Grazio Trufolo (Prima Gela-Pli), Giuseppe Fava (Pd), Paolo Cafà (Per), Enzo Cirignotta (Fi), Giuseppe D’Aleo (Prima Gela-Pli), Gioacchino Gradito (M5s), Antonino Biundo (Fi), Angela Di Modica (Prima Gela-Pli), Sara Cavallo (Fdi), Anna Comandatore (Fi), Angelo Amato (Per), l’ex assessore nella giunta Greco, Cristian Malluzzo (Iv) e l’assessore uscente Francesca Caruso (Azione).
Osservando il numero e la composizione delle liste, non mancano gli spunti riflessione. Innanzitutto chi appare lanciatissimo nella corsa alla poltrona di primo cittadino è l’ex vice sindaco Terenziano Di Stefano, a capo del campo largo progressista. Dietro di lui una flotta di 7 liste che si dicono pronte a navigare a gonfie vele. Sappiamo però che la qualità non va di pari passo con la quantità: vedremo cosa diranno le urne. L’impressione è che almeno 5 di esse siano consistenti, ma c’è chi all’interno della stessa coalizione è pronto a scommettere che solo in tre passeranno la soglia di sbarramento e potranno dividersi l’intero bottino, cioè i 16 seggi, del premio di maggioranza.
Già all’indomani della incoronazione all’agorà progressista, Di Stefano ha lavorato con dovizia alla sua lista, “Una buona idea”, rinunciando a quella che era stata annunciata come la seconda lista (“Civico lab”) e riservando alla prima le migliori candidature.
Il “Movimento 5 stelle” sprigiona ottimismo confidando nel voto di lista per la contemporanea corsa alle europee, dove conta con tutta evidenza (sistema proporzionale puro) il simbolo. Inoltre alle europee esprime una candidatura gelese, la sopra citata Virginia Farruggia e questo potrebbe chiamare a raccolta e serrare le fila nell’elettorato di riferimento anche alle amministrative.
Pur da dietro le quinte, Lillo Speziale non vuole cedere l’egemonia nel Pd gelese, innanzi all’opa lanciata da Miguel Donegani con il laboratorio “Per”. In teoria, il lavoro nella lista si vede. Ma dalla teoria ai fatti, il passo nelle cabine elettorali non è poi così breve. Speziale ha comunque mostrato i muscoli nella kermesse di presentazione della lista dem, con ospiti prestigiosi in seno al partito, i quali (tutti) dal palco lo hanno chiamato in causa, mentre lui ascoltava in platea.
Dal canto loro, gli autonomisti presentano alcune candidature intriganti ma i più maliziosi fanno notare che i generali non sono scesi in campo e manca nella lista il candidato trascinatore. Chi è sceso in campo è invece l’imprenditore Maurizio Melfa, stavolta da candidato al consiglio comunale, confidando in una lista frutto dell’alleanza con i calendiani. La lista di Cateno De Luca (e non solo) con la lista del rinato Pci, meritano un plauso per il sol fatto di esserci. Chissà quali sorprese ci riserveranno all’atto dello scrutinio.
Sull’altra sponda il centrodestra che puntualmente trionfa in città alle politiche ed alle regionali, riesce a dividersi ancora una volta alle amministrative. Anche se, a differenza delle consultazioni locali degli ultimi due decenni, stavolta è riuscito quantomeno a non dilaniarsi e frazionarsi oltremodo.
Invero, ci sono due blocchi, tanto coesi quanto compatti. Pertanto, sarà molto difficile per le forze di centrosinistra penetrare ed incunearsi, come è avvenuto sovente in passato, tra i varchi lasciati liberi da ambienti di centrodestra delusi o poco coinvolti. Effettivamente, entrambe le squadre sembrano ben allestite, in una partita che si gioca su due livelli. Il primo è quello delle compagini a supporto.
Il dilemma, che risolverà solo l’esito voto, è se – da un lato – ci sarà e quanto peserà, l’eventuale effetto trascinamento del voto (alle europee) di appartenenza ai partiti di centrodestra che hanno presentato i simboli alle amministrative, tutti a supporto della candidata Grazia Cosentino. E se – dall’altro – ci sarà e quanto peserà, l’effetto trascinamento del voto di gradimento a quei candidati, veri e propri collettori di consenso, di cui hanno beneficiato le liste civiche a supporto del candidato Totò Scerra.
L’altro livello di sfida si gioca sul terreno dell’attrattività: è la partita che giocheranno proprio i due candidati a sindaco, il politico Scerra e la burocrate Cosentino, sul piano del carisma che sapranno mettere in campo, misurabile il 10 giugno in termini di valore aggiunto o meno apportato ai voti delle rispettive coalizioni.
In ogni caso, tutti quelli che pronosticano per l’una o per l’altro, concordano nel ritenere che tra i due si saprà il nome dell’avversario che sfiderà Di Stefano al ballottaggio, in un secondo turno che in tanti danno quasi per certo. D’altronde, se sul piano del consenso elettorale, venisse confermata la forza di queste tre coalizioni, diventerebbe improbabile che una di esse abbia la forza di esprimere un candidato a sindaco capace di raccogliere il 40 percento in prima battuta.
E come la mettiamo con i due outsider Miguel Donegani e Filippo Franzone? Entrambi hanno scelto di correre in solitaria sbattendo la porta dell’agorà progressista. Con una sola lista a sostegno, non possono non puntare sull’elettorato più libero, in termini di “voto disgiunto” e di “voto d’opinione”.
Sotto quest’ultimo profilo, si stanno cimentando in una sfida che, in caso di esito positivo, potrebbe definirsi epocale, appurato il contesto attuale. Ci riferiamo a quella grossa fetta di elettorato che da diversi anni diserta le urne. Riuscire a smuoverli e portarli a votare, concretizzerebbe gli estremi di un’impresa autentica.
La lista di Donegani, altresì, gioca un match parallelo con quella ufficiale di un Pd che, non va dimenticato, si presenta ai propri elettori nelle condizioni di un partito locale commissariato, in vista per l’appunto di una riorganizzazione dello stesso all’indomani del voto
(GdC)