Anche se al momento prevalgono la dovuta cautela ed un prudente attendismo, partiti e movimenti civici si muovono alla ricerca di intese su cui costruire vere e proprie alleanze da sottoporre alla prova del voto in occasione delle amministrative previste nella prossima primavera.
Il sindaco, Lucio Greco (nella foto), è in bilico tra il ricandidarsi e passare la mano. Da palazzo di città filtrano indiscrezioni che lo vedono un giorno nello sconforto, propenso ad abbandonare l’ipotesi di un tentativo per il bis; il giorno dopo ringalluzzito ed affascinato dall’idea di riprovarci, spinto dai fedelissimi convinti che ancora nulla è perso e che ci siano, parimenti, i margini per provare a giocarsi la partita che vale la riconferma e, dunque, la continuità amministrativa per un altro mandato.
Al netto di ciò, umori a parte, Greco è perfettamente consapevole che una sua ricandidatura è proponibile solo in presenza di determinate condizioni. Un paio assurgono ad essenziali. La prima, del tutto soggettiva, è quella di evitare di chiudere l’attuale mandato con un ente comunale che ha dichiarato il dissesto. Il che spiega perché si sta aggrappando allo stratagemma del riequilibrio finanziario pluriennale, comunemente noto come predissesto.
L’altra, ben più oggettiva, è che a sostenerlo in campagna elettorale sia quantomeno l’attuale raggruppamento, con dentro l’Mpa. Possibilmente allargandolo all’ultimo momento anche a quei partiti che non hanno trovato l’intesa nel centrodestra.
Proporre una ricandidatura solo in chiave civica è, infatti, impensabile, giacchè priva di ogni credibilità, dopo che lo stesso primo cittadino ha pubblicamente sconfessato e sepolto il progetto civico, definendo il modello del civismo come una formula elettorale e di governo superata, in presenza dell’avvenuto ritorno dei partiti.
Nella prossima primavera si votano le amministrative anche a Caltanissetta oltre che a Gela. Una circostanza che mette in fibrillazione i due partiti del centrodestra che esprimono i due deputati del collegio nisseno all’Ars, vale a dire Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Secondo le solite voci di corridoio, al forzista Michele Mancuso non dispiacerebbe l’idea di un candidato azzurro a capo della coalizione di centrodestra per la carica a sindaco del capoluogo nisseno. Idea invece che non piace al gruppo locale gelese.
Che in seno ai meloniani gelesi ci siano velleità ed ambizioni in merito ad una candidatura a Gela di un loro esponente alla testa del centrodestra, è sotto gli occhi di tutti. Un’eventualità che darebbe ancora più slancio ad una lista che a Gela si presenta ai nastri di partenza già fortissima e che potrebbe preoccupare non poco gli alleati centristi.
Non è un mistero che già l’idea di sostenere nella corsa a sindaco un candidato espresso dalla destra, non sia di grande gradimento tra i moderati, come la Dc, Noi moderati, i renziani di Italia viva ed eventualmente gli stessi autonomisti lombardiani. Ma ad inquietare queste forze è ancor di più il rischio di contribuire ad una coalizione, dove Fratelli d’Italia potrebbe fungere da asso pigliatutto in consiglio comunale.
Da non sottovalutare, inoltre, il ruolo che la Lega potrebbe svolgere nella partita delle candidature a sindaco in provincia e non solo. Quella Lega che proprio in Caltanissetta ha individuato la “Pontida” siciliana, con la prima festa dei salviniani nell’isola.
La riproposizione nella dimensione locale della coalizione che governa a livello regionale e nazionale, specie in presenza dei primi veti e controveti, comporta che le scelte definitive debbano essere avallate, se non direttamente prese, dai vertici palermitani e romani: il che potrebbe allargare il gioco della spartizione delle candidature a sindaco, oltre la sola provincia nissena.
Nel centrosinistra a dominare sono le riflessioni interne alle singole forze politiche. Più esposto di tutti è il Pd, con una crisi aperta dalle dimissioni del segretario Guido Siragusa, in manifesta polemica con i plenipotenziari dem, Miguel Donegani e Peppe Di Cristina. La reggenza del partito democratico locale è stata affidata al commissario Giuseppe Arancio che si trova di fronte ad un compito non agevole. C’è da ricompattare un partito che alle scorse amministrative preferì rinunciare al simbolo e che stavolta non può esimersi dal provare a fare di tutto per presentare una propria lista.
Dall’altro c’è il tema delle alleanze e le difficoltà non sono minori. Del resto, i riflettori puntati sui travagli interni del Pd hanno consentito al Movimento 5 stelle di giocare a nascondino. Eppure, nel cosiddetto fronte progressista sono il partito che esprime ben tre parlamentari e prima o poi dovranno scoprire le carte.