I rappresentanti dei comitati di quartiere hanno incontrato il sindaco Lucio Greco ed il comandante dei vigili urbani Giuseppe Montana, per interloquire sul “Controllo di vicinato” che è stato sollecitato dalla prefettura di Caltanissetta, sulla scia di quanto già fatto anche da altre prefetture nelle rispettive province italiane.
E', in parole semplici, un'intesa tra comune, cittadini, forze dell'ordine e polizia locale, che autorizza l'attività di “gruppi di osservazione”, così come previsto nel protocollo firmato al Ministero dell’Interno. Non c'è da fare gli eroi, sostituendosi a chi è preposto al controllo del territorio.
Niente ronde, dunque, né pattugliamento attivo e, soprattutto, incaute iniziative: tutti condotte vietate espressamente dalla legge. Proibiti segni distintivi, simboli di partito, di sindacati o di forze di polizia.
Una pratica che si ispira dichiaratamente alle esperienze di "neighbourhood watch" nate negli anni settanta negli Usa e negli anni ottanta nel Regno unito. Le prime esperienze italiane risalgono a circa quindici anni fa ed esiste l’associazione di Controllo di vicinato costituitasi nel 2013.
Nell'intesa da stipulare c'è da individuare le macro-aree e da capire come creare il gruppo di controllo, anche se già nell'incontro preliminare in municipio si è convenuto che i referenti/coordinatori non verranno scelti dal primo cittadino. La via più agevole sembra proprio essere quella di partire dai comitati di quartiere ed allargarne la composizione.
Il primo e fondamentale compito del coordinatore diventa pertanto quello di organizzare catene telefoniche e di posta elettronica, nonché chat di gruppo, per facilitare la comunicazione con e tra i membri (e le loro famiglie) aderenti. All'esterno il coordinatore agirà da referente per le forze dell'ordine e la polizia municipale.
«È un modo per rafforzare i rapporti con i quartieri e aumentare la collaborazione con l'amministrazione - ha spiegato il Sindaco – è una precisa direttiva del Ministero. Una opportunità da cogliere». Sarà compito dell’amministrazione cittadina, aggiungiamo noi, operare campagne di sensibilizzazione, apporre i cartelli che indicano l'esistenza in quell'area del “controllo di vicinato”, distribuire materiale informativo a vari gruppi di cittadini che aderiscono per puro spirito di volontariato.
Ed essendo uno strumento di prevenzione basato sulla partecipazione attiva dei cittadini, attraverso un controllo “informale” della propria zona di residenza, non solo si rafforza il senso di sicurezza in quell'area, agendo da deterrente per i malintenzionati, ma si favorisce altresì una maggiore solidarietà e coesione sociale nel quartiere/vicinato.
In ogni caso, questi nuclei di residenti possono esercitare un ruolo non marginale nel segnalare (anonimamente), di regola, sconosciuti ed attività sospette alla polizia municipale, mentre le forze dell'ordine vanno contattate solo in casi di flagranza di reato. Il tutto, in attesa di potenziare la video sorveglianza. Certo, un conto sono i borghi, i piccoli comuni, altro i grossi centri come Gela, ma il tentativo andrebbe fatto.