Dopo l’intesa tra Berlino e Bruxelles anticipata nei giorni precedenti, in settimana è avvenuta la puntuale ratifica della Commissione europea che ha confermato l’accordo che punta ai carburanti sintetici per la mobilità su gomma post 2035 e che lascia fuori i biocarburanti al contrario di quanto speravano Eni e lo stesso governo italiano, non a caso astenutosi in sede di votazione.
Nessun veto per aerei e navi che dopo il 2035 potranno essere alimentati, ad esempio, anche dal “biojet” che Eni produrrà a breve nel sito di Gela. Ciò che va bene per la mobilità aerea, marittima e chissà un domani prossimo magari su rotaie, non lo è su gomma dove dopo il 2035 ed in vista del 2050, si stabilisce di fatto un monopolio e-fuel.
Finora a vuoto, pertanto, i tentativi di convincere l’Ue: a nulla è valsa nemmeno la visita allo stabilimento di Gela della Direttrice generale dell’energia (Ener) della Commissione europea, Ditte Juul-Joergensen, a cui ha fatto da “cicerone” l’ex presidente di Rage ed attuale Direttore generale di “Energy Evolution”, in Eni, Giuseppe Ricci.
Non mancano, però, tempo e spazio tempo per recuperare terreno in sede di trattativa. La momentanea sopravvivenza dei motori termici apre uno spiraglio. In autunno c’è da produrre il regolamento sui sintetici ed un primo step di verifica delle decisioni assunte è fissato fra due anni. Eni tira dritto, quindi, sugli ingenti investimenti destinati alla neonata Eni sustainable mobility (creata ad hoc), con dentro anche Rage.