Election-day, cioè le contestuali elezioni politiche e regionali del 25 settembre, è la novità con cui torniamo in edicola.
Nel volgere di pochi giorni abbiamo assistito alla caduta del governo Draghi determinata per lo più dal centrodestra, lesto a cogliere l'assist del “Movimento 5 Stelle”, il conseguente scioglimento delle camere decretato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e l'indizione delle elezioni il 25 settembre, come sopra anticipato, nel rispetto del dettato costituzionale.
Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha scelto di dimettersi ed anticipare di alcuni mesi la naturale scadenza del mandato, per far coincidere il rinnovo dell'Ars e l'elezione del nuovo inquilino a Palazzo d'Orleans, giustappunto con il rinnovo del Parlamento nazionale.
Si tratterà sicuramente di un nuovo presidente alla Regione siciliana, giacché l'uscente Musumeci, dopo il passo di lato con cui ci eravamo congedati per andare in pausa estiva col nostro giornale, ha dovuto prendere atto che non c'erano le condizioni per un bis ed ha ritirato la propria disponibilità ad una ricandidatura, tornando – a suo dire – a fare il militante. Vedremo cosa accadrà nel suo futuro politico nei mesi a seguire. Se l’oramai ex governatore isolano ha pagato dazio per i cattivi rapporti con i partiti della coalizione, chi avevamo accreditato come il più naturale sostituto, cioè l'eurodeputato di Fratelli d'Italia, Raffaele Stancanelli, è stato invece vittima più che altro del mancato sostegno dei suoi compagni di partito.
Né la leader nazionale Giorgia Meloni, né il plenipotenziario siciliano Ignazio La Russa, hanno mai fatto pubblicamente il suo nome in alternativa a quello di Musumeci, insistendo invece fino alla fine su quest'ultimo, per poi cedere al nome tirato dal cilindro berlusconiano, quello di Renato Schifani, successivo alla bocciatura di Stefania Prestigiacomo. Avvocato palermitano, cresciuto nella Democrazia Cristiana, Schifani è stato uno dei primi a salire sul carro di Berlusconi in Forza Italia, rimanendo vicino al cavaliere tranne nella breve parentesi del Nuovo Centro Destra (Ncd) di Angelino Alfano (2013-2016). Diventato celebre anche per il cosiddetto “Lodo Schifani”, il senatore uscente di Forza Italia ha maturato nella camera bassa un buon rapporto con Matteo Salvini che ha dato il suo benestare alla candidatura. Nulla da eccepire ovviamente dai moderati ed ex democristiani, Saverio Romano e Raffaele Lombardo.
Invero, l'esito della partita a Roma era scontato – o quasi - da mesi ed il presidente uscente dell'Ars, nonché coordinatore siciliano azzurro, Gianfranco Miccichè, lo sapeva benissimo. In programma oltre alle politiche ed alle regionali in Sicilia, ci sono infatti le regionali in Lombardia e Lazio, previste per la prossima primavera. Dovevano essere quest'ultime a coincidere con le politiche, poi il precipitare degli eventi a Roma, ha voluto che a coincidere con le politiche fossero le regionali siciliane.
Miccichè, che ha fatto la voce grossa in tutti questi mesi, era ben conscio che la candidatura nell'isola sarebbe toccata al suo partito, perché in Lombardia, Salvini ha già l'uscente Attilio Fontana e, nel Lazio, la Meloni non si lascerà sfuggire l'occasione di vincere la partita, col vento in poppa, candidando suo cognato, il deputato Francesco Lollobrigida. Una spartizione di tre grandi regioni, utile al mantenimento della «pax» all'interno della coalizione di centrodestra, così da presentarsi unita e compatta alle politiche, con gli altissimi favori del pronostico secondo tutti i sondaggi.
Nel centrosinistra del «campo largo progressista», invece, si arranca. In realtà, Partito Democratico e Centopassi di Fava appoggiano la candidata che ha vinto le primarie, cioè Caterina Chinnici, ma lo stesso non può dirsi ancora del “Movimento 5 Stelle” che ha depositato il simbolo senza indicare la candidata delle presidenziali. I pentastellati dicono di avercela con il “Pd” e non con la Chinnici ma è quest'ultima che nei fatti minacciano di disconoscere. Lei che dem non è, nel senso che non ha manco la tessera “Pd”. Il 23 agosto è il termine ultimo per presentare le liste e dunque sciogliere per forza la riserva.
Intanto, il neonato «terzo polo» frutto dell'alleanza tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, candida a presidente della Regione siciliana, il vicepresidente uscente, già lombardiano, poi berlusconiano ed infine musumeciano dell’ultima ora, Gaetano Armao. Una candidatura a sorpresa, maturata più a Roma che a Palermo e dopo il lasciapassare ottenuto soprattutto con il ritiro di Musumeci ed il dissolvimento del suo cerchio magico (in cui c'era finito dentro anche Armao). Non ultimo, anzi il primo a scendere in campo ed il primo a depositare i simboli, è stato Cateno De Luca. Una corsa sostanzialmente solitaria, al momento la sua, al di fuori dei partiti e con unico interlocutore i siciliani, specie quelli che nelle precedenti elezioni hanno disertato le urne.
Per quanto concerne l'elezione a Palazzo dei Normanni, negli ultimi giorni si è arricchito il novero dei candidati gelesi nel collegio nisseno. Ufficializzata la candidatura nella lista Popolari ed Autonomisti - Noi con la Sicilia (all’interno della coalizione cdx) del pediatra dell'ospedale cittadino, dott. Rosario Caci. A sponsorizzare la sua candidatura, in quota autonomista (ex “Mpa”) è venuto fino a Gela, il già presidente della Regione, Raffaele Lombardo, tornato nell'agone politico dopo essersi liberato dalle vicissitudini giudiziarie che lo hanno visto coinvolto, impedendone l'impegno politico, in questi ultimi anni.
Ad appoggiare Caci saranno i civici di Una buon idea ed Impegno comune, ossia gli assessori Terenziano Di Stefano ed Ivan Liardi, riferimenti in giunta, rispettivamente, dei consiglieri Rosario Faraci, Davide Sincero, nonché Valeria Caci e Salvatore Guastella. A questi si aggiunge il gruppo Gela città normale di Francesco Trainito (ex ad Ghelas) ed Ugo Costa (ex assessore giunta Fasulo) rappresentati nel civico consesso dal consigliere comunale Diego Iaglietti. Altro medico, in questo caso però in forza alla clinica «Santa Barbara», fortemente voluto da Alessandro Pagano nella "Lega-Prima l'Italia" di Salvini, è il dott. Roberto Alabiso, zio del consigliere comunale Emanuele Alabiso.
Certa da settimane la candidatura di Peppe Di Cristina nel Pd che avrebbe addirittura altresì chiuso la lista con la candidatura della quota rosa, l'ex sindaco di Sommatino, Elisa Carbone, la quale si affiancherebbe così a quella già vociferata dell'assessore e più votato alle ultime amministrative di San Cataldo, Marco Andaloro. Si può togliere il condizionale per la lista di Forza Italia, già completa. Assieme all'uscente Michele Mancuso di Milena, ci sono Rosetta Cirrone Cipolla che ha sfondato alle recentissime amministrative di Niscemi ed il gelese, presidente del consiglio comunale, Salvatore Sammito. Ha dato la sua disponibilità che sarà probabilmente accolta da Totò Cuffaro, il consigliere comunale gelese Vincenzo Cascino. Con lui nella nuova Dc, altri due ex musumeciani.
A proposito dei musumeciani ed in particolare di “#DiventeràBellissima”, si rincorrono le voci di fughe verso altri lidi all'insegna del «liberi tutti», ma Pino Federico sembra intenzionato a confermare la sua disponibilità a candidarsi solo nella lista Fratelli d'Italia, dove peraltro c'è anche la disponibilità di un altro gelese, il coordinatore cittadino del partito meloniano, Salvatore Scudera. Non si conoscono ancora i nomi, ma i renziani locali di Italia viva fanno sapere che indicheranno sia il candidato gelese alle regionali che alle politiche, mentre nel Movimento 5 Stelle in tanti danno persino per scontata la ricandidatura nel collegio, dell'uscente Nuccio Di Paola. Tra le novità, la presenza in Sicilia Vera (lista di Cateno De Luca, dell’imprenditore gelese Marco Maniglia.