Con la chiusura delle liste e l'apertura ufficiale della campagna elettorale, i nodi per il “sindaco temporeggiatore” iniziano a venire al pettine. Le prime avvisaglie ci sono già state con la rinuncia a rinnovare l'incarico di amministratore unico della Ghelas a Francesco Trainito (nella foto), fra gli sponsor della candidatura alle regionali di Rosario Caci nella lista dei “Popolari ed autonomisti” di Saverio Romano e Raffaele Lombardo. Allo scopo di non accontentarne uno, per scontentare tutti gli altri, in quanto costretto a colmare la casella vacante, gli è bastato guardare al suo fianco per individuare nel consulente.
Con la chiusura delle liste e l'apertura ufficiale della campagna elettorale, i nodi per il “sindaco temporeggiatore” iniziano a venire al pettine. Le prime avvisaglie ci sono già state con la rinuncia a rinnovare l'incarico di amministratore unico della Ghelas a Francesco Trainito, fra gli sponsor della candidatura alle regionali di Rosario Caci nella lista dei “Popolari ed autonomisti” di Saverio Romano e Raffaele Lombardo.
Allo scopo di non accontentarne uno, per scontentare tutti gli altri, in quanto costretto a colmare la casella vacante, gli è bastato guardare al suo fianco per individuare nel consulente, Pietro Inferrera, il sostituto ideale giacché non immediatamente collocabile a livello locale in questa o quella forza politica.
Vacante rimarrà, invece, ma sempre per lo stesso fine, la poltrona di assessore lasciata da Cristian Malluzzo, con le relative deleghe, avocate ad interim dallo stesso primo cittadino. Se ne riparlerà dopo le elezioni.
Ma questo tatticismo, questo giocare a nascondino, temporeggiando, procrastinando più avanti, questo non aver deciso prima, alla fine ha portato Lucio Greco a trascinarsi per tre anni alla guida di una città difficilissima da governare, lo sappiamo tutti, per poi rimanere con niente in mano agli appuntamenti elettorali importanti.
Niente, nulla da quei partiti di cui non ha preso la tessera per rimanere col vestito civico addosso, ma da cui non ha mai davvero preso le distanze ed il cui ruolo ed importanza non ha mai voluto disconoscere. Anzi, lo si è visto di continuo alla ricerca, a Palermo come a Roma, di una generosità dei partiti che non si è affatto tramutata in politiche vantaggiose per il territorio. Ma quella politica, volente o nolente, non c'è più. I tempi sono altri. Oggi, pure se vai col piattino in mano ad elemosinare un mozzicone di pane (anche a livello personale), senza schierarti non riceverai manco quello.
Sicché, rimasto fuori dai giochi elettorali e con un ruolo che gli è rimasto in questo “election day”, a dir poco, marginalissimo per un sindaco della sesta città siciliana, lo vedi allora nel disperato tentativo di entrare nel dibattito e nell’agone politico, a mezzo stampa, in cui afferma di collocarsi “in una posizione europeista ed atlantista”, facendo il verso a Draghi e Mattarella, arrivando persino a segnalare di aspettarsi dai candidati locali “un programma ben preciso su tutti gli interventi a favore della nostra città”.
Ma nel minacciare di “valutare con estrema attenzione tutte le proposte, riservandosi di intervenire con decisione e con onestà di giudizio”, ad emergere è più che altro la preoccupazione per un controllo che non può più esercitare, specie sulla sua stessa (pseudo) maggioranza, durante un mese in cui ognuno andrà per la propria strada, pronto e legittimato dalla campagna elettorale a dire tutto, di tutti, anche a scaricare le responsabilità su un sindaco che si reputa confinato alla finestra a fare da spettatore. Senza considerare gli esiti che scaturiranno nel dopo voto. Perché se si è seminato vento, di solito, poi arriva la tempesta.