Il prossimo 12 giugno, contestualmente alla tornata delle elezioni amministrative, urne aperte anche a Gela con i cittadini chiamati al voto sui referendum abrogativi.
Gli elettori dovranno esprimersi su 5 quesiti referendari, per abrogare con il “Sì”, o mantenere in vigore con il “No”, alcune norme contenute in altrettanti testi legislativi.
Iniziamo dalla “Legge Severino”. Il referendum chiede di abrogare la parte che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali, condannati per reati gravi.
Separazione delle funzioni e delle carriere. Il quesito del referendum chiede di porre un freno definitivo alle “porte girevoli”, non consentendo più ai magistrati la possibilità di passare, nel corso della carriera, dal ruolo di giudice (che decide in un procedimento) a quello di pubblico ministero (che coordina le indagini e rappresenta l’accusa in un procedimento), nonché viceversa. Quindi una sola carriera in magistratura: da “Pm” o da “Giudice”.
Elezione membri Csm. Si chiede di cassare l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio superiore della magistratura. Si chiede cioè che in futuro, qualunque giudice, anche esterno alle “correnti”, possa autocandidarsi al Csm, ossia al governo della magistratura.
Limitazione misure cautelari. Il referendum abrogativo in questo caso punta ad eliminare la “reiterazione del reato” tra i motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e, pertanto, prima dell’eventuale procedimento.
Valutazione degli avvocati sui magistrati. Il quesito chiede che gli avvocati, che fanno parte dei Consigli giudiziari, possano partecipare col voto nella valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità.
Possono votare tutti i cittadini maggiorenni (occorre aver compiuto il 18° compleanno entro il 12 giugno 2022) validamente iscritti nelle liste elettorali del Comune. Il cittadino deve presentarsi al numero di sezione indicato nella tessera elettorale, munito della stessa oltre che di un valido documento di riconoscimento. Chi non ha la tessera o l’ha smarrita può richiederla all’ufficio elettorale, di regola aperto anche il giorno stesso del voto.
Il quorum per la validità del referendum abrogativo è obbligatorio ed è del 50%. Postula, per dirla tutta, che vadano a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto. In caso contrario il referendum non è valido e le norme in questione, non essendo abrogate, restano in vigore.
Questo fa coincidere di fatto l’astensione con il “No”, a difesa delle “prerogative parlamentari” (come se il Parlamento, titolare del potere legislativo, ricevesse un’offesa dall’esercizio di un istituto di “democrazia diretta” del popolo, sulla carta, “sovrano”). Stupisce, al riguardo, la scarsa divulgazione di questo appuntamento elettorale da parte dei “media” che fa da contraltare alla scelta del “palazzo” di farlo coincidere con il turno elettorale amministrativo, al fine di coinvolgere quanti più possibile a recarsi alle urne ed evitare un “flop” in termini di affluenza.