Gela è la sesta città siciliana con oltre settantamila abitanti. Tutto quel che ha - e non è poco - non lo riesce a valorizzare.
Una piana immensa mai degnamente sfruttata ed un agricoltura in perenne difficoltà, anche per la disastrosa condizione delle tre dighe a cui si affianca una vasca artificiale, Maroglio, inutilizzata. Idem per il mare con l'assenza di portualità. Il discorso non cambia per l'immenso patrimonio storico-archeologico: tutto chiuso, vedi museo, parco, Mura timoleontee, senza dimenticare i non pochi reperti locali allocati e sfruttati altrove.
Siamo fuori dai circuiti turistico-culturali. Ospedale al collasso, sviluppo infrastrutturale fermo al palo. In compenso, inquinamento di Stato; piano di risanamento ambientale e bonifiche di cui si ha scarsa percezione anche se giurano che si sta procedendo; acqua potabile ... ma non bevibile ed h24 ... ma non per tutti; gestore del servizio rifiuti in regime di proroga; partecipata Ghelas in regime di proroga; concorsi pubblici rinviati sine die; microcriminalità che ritorna in auge nonostante ciò dovrebbe fare a pugni con la circostanza che vedrebbe questo territorio controllato non da una e manco da due, ma addirittura tre consorterie mafiose.
In questo quadro d'insieme, in cui abbiamo sicuramente dimenticato qualcosa, non si può dire sia sopraggiunta una pennellata d'autore del sindaco Lucio Greco, in questo primo triennio di mandato. Impeccabile sul piano istituzionale, come un perfetto uomo di partito in stile prima repubblica, veste però un abito civico che lo rende politicamente scevro da catene e libero di dialogare con tutti, “per il bene della città”.
La porta rimane aperta a chiunque e qualunque (partito) col desiderio di collaborare, in ciò che inevitabilmente si riduce in una pantomima. Una settimana apri il dialogo ed il confronto con un partito, un altro partito non ci sta e tiene il broncio. L'altra settimana si invertono i ruoli ed il tempo passa, il quadro d'insieme rimane invariato e si naviga a vista, galleggiando tra emergenze e soluzioni tampone.
Come se non avere più una maggioranza in consiglio comunale fosse solo un dettaglio tecnico. Un consiglio che, d'altra parte, si è contraddistinto a sua volta in questi 3 anni per aver più che raddoppiato le commissioni senza che i gelesi siano ancora riusciti a capire il perché. Fino alla settimana scorsa, ad esempio, “Fi” ed il suo coordinatore cittadino Vincenzo Pepe non le mandano a dire al primo cittadino, resosi disponibile a riaprire un canale di confronto con il “Pd”.
Questa settimana, invece, sono i dem ed il suo coordinatore cittadino, Guido Siragusa, a lamentarsi della condotta e dell'atteggiamento del sindaco, immortalato nel frattempo in una foto di gruppo scattata a margine dell'incontro a Palazzo dei Normanni con il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, che però – dettaglio non trascurabile affatto – è anche coordinatore regionale del partito di Berlusconi.
Capita infatti che, nel nulla assoluto del panorama politico locale, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, pensa di poter sfruttare una notizia, il passo in avanti nell’iter della gara per due “termo-utilizzatori” di smaltimento dei rifiuti indifferenziati, al solo scopo di accendere la campagna elettorale su un tema delicatissimo, dandola in pasto ai media e vendendosi peraltro male la notizia.
Il presidente parla di termovalorizzatori scatenando la folle gara di chi, per primo, obiettava che si tratta pur sempre di inceneritori e che farne uno a Gela, che ha già dato tantissimo sul piano ambientale, era – giustamente – uno schiaffo insopportabile. Il sindaco anziché andare da Musumeci, si dirige dal presidente dell’Ars Miccichè, contrario alla ricandidatura di Musumeci e torna da Palermo con l’appoggio di quest’ultimo nella battaglia contro l’inceneritore.
Non solo, trattasi di un incontro politico a tutti gli effetti, non di una visita istituzionale a difesa della città, perché altrimenti dal presidente dell’Ars ci vai accompagnato anche dai tre deputati gelesi all’Ars e non solo dal deputato forzista di Milena. E soprattutto alla fine non è manco un inceneritore eventualmente da contrastare, ma un bio-gassificatore. E cosa rimane di questo viaggio, per il bene della città? Il nulla assoluto, per l’appunto.