Le elezioni indirette per i presidenti ed i consigli dei sei liberi consorzi, nonché per i consigli delle tre città metropolitane, non si svolgeranno il 22 gennaio prossimo.
L’ennesimo rinvio, dopo 7 anni di commissariamento, è stato approvato con legge dall’Assemblea regionale siciliana, ancora una volta disallineata rispetto alla linea di governo. Era successo con il presidente Rosario Crocetta, idem con il suo successore a Palazzo d’Orleans, Nello Musumeci (nella foto).
Il governo regionale è andato sotto nella seduta di mercoledì in aula a Palazzo dei Normanni, battuto da un fronte bipartisan che ha visto oltre le opposizioni, anche il fuoco amico – trasversale all'interno della maggioranza – dei cosiddetti “franchi tiratori”, lesti e puntuali nello sbucare fuori, come le lumache dopo la pioggia, ogniqualvolta si delibera a Sala d’Ercole con voto segreto.
A passare è stato l'emendamento proposto dalla deputata del Movimento 5 stelle, Gianina Ciancio, benché limato e concordato in corso d'opera con le altre forze ed in particolare il Pd. Alla conta sono risultati 38 i voti favorevoli all'emendamento, 16 i contrari. Una battuta d'arresto schiacciante che ha scatenato pentastellati e dem, con il deputato gelese Nuccio Di Paola che ha invitato calorosamente Musumeci a riferire in aula, laddove il capogruppo Pd, Antony Barbagllo, si è spinto decisamente oltre, arrivando a chiederne le dimissioni.
La nuova norma introduce un elemento di novità: infatti, mentre si prolunga la gestione commissariale «nelle more dell’insediamento degli organi dei Liberi Consorzi e dei Consigli metropolitani, nonché dell’approvazione di una legge di riordino della materia e, comunque, non oltre il 31 agosto 2022», la si circoscrive ora solo alle funzioni di Presidente del Libero Consorzio comunale.
Invece, «le funzioni del Consiglio del Libero Consorzio comunale e del Consiglio metropolitano sono svolte rispettivamente dall’Assemblea e dalla Conferenza metropolitana». Quest’ultime, costituite di diritto dai sindaci in carica nei comuni del libero consorzio o della città metropolitana, «adottano un regolamento provvisorio» per il loro funzionamento, vedi soprattutto la questione del computo delle maggioranze per deliberare e, «qualora non già costituite, si insediano entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge».
«Si tratta chiaramente di un regime transitorio – ha commentato la Ciancio – ma che copre un vuoto lasciato dal governo, finora incapace di proporre una soluzione mediata con la maggioranza». L’unica forza politica di maggioranza, in toto e coerentemente contraria all’emendamento, è stata Forza Italia: «Musumeci, anche oggi assente in aula, dopo aver rinviato per quattro anni le elezioni - ha aggiunto il capogruppo grillino Di Caro – ora tenta di far passare la narrazione, secondo la quale, avrebbe voluto far votare i liberi Consorzi. Abbiamo visto che non è così, perché non ha nemmeno la maggioranza e l’episodio di oggi ne è una rappresentazione plastica».