Continua la telenovela dell'ultima poltrona assessoriale ancora da assegnare in giunta.
Che il sindaco Lucio Greco, non abbia fretta, lo hanno compreso tutti oramai, considerato che la casella è vacante dalle dimissioni dell'allora assessore all'ambiente in quota “dem”, Grazia Robilatte. Dimissioni che, di fatto, consacrarono l'abbandono del Pd dalla maggioranza che sostiene Lucio Greco, nel luglio del 2020.
Da ben oltre un anno, pertanto, c'è un posto vacante in giunta che fa gola agli alleati ed una delega ai rifiuti che è rimasta in capo al sindaco, il quale nel frattempo non può certo vantarsi di aver ottenuto grandissimi risultati su questo preciso versante. Ma nel prestare il fianco a ciò, evidentemente, il primo cittadino preferisce comunque continuare su questo percorso, giacché non lo sconfessa ancora dal proclamarsi sindaco “civico”, che dovrebbe significare formalmente “libero da appartenenze politiche”, ma che nella sua personalissima interpretazione si traduce sostanzialmente in “libero di poter dialogare con tutte le forze politiche, alleate e non”. Il tutto, ovviamente, a qualsiasi livello (locale, regionale e nazionale) e, soprattutto, “nell'interesse esclusivo della città”. Una formula a dir poco abusata e non solo da Greco.
E' vero, con la fuoriuscita del Partito democratico, il dentro e fuori del gruppo "Libera mente", il rapporto tutt'altro che idilliaco con il consigliere del gruppo misto Rosario Trainito, il primo cittadino ha visto nel frattempo assottigliarsi la corposa maggioranza uscita dal voto alle urne, ma i risultati gli danno ragione quando c'è da usufruire dell'approvazione degli atti più importanti in consiglio comunale, incassando da quelli che quasi quasi mesi prima sembravano minacciare di posizionarsi sull'aventino, addirittura il bilancio ed i documenti finanziari-contabili con larghissimo anticipo rispetto al passato, distinguendosi in ciò nettamente dai suoi predecessori.
Basti pensare che senza bilancio non si governa una città, se non con l'ordinaria amministrazione traghettatrice in vista di nuove elezioni del commissario straordinario, in quanto la sua mancata approvazione comporta sulla base della nuova normativa la fine del mandato per tutti, sindaco ed assessori da un lato, consiglieri comunali dall'altro.
Anziché incalzato sul bilancio, dunque, Greco si è visto pienamente legittimato dalla sua maggioranza a governare minimo per un altro anno e ciò più che la forza di persuasione del primo cittadino, rivela tutta la debolezza dei suoi alleati che come piccoli passerotti nel nido aspettano di essere imbeccati con nomine assessoriali o di sottogoverno. Da mesi, non è più un mistero, a contendersi l'ultimo posto in giunta sono due forze politiche alleate: "Forza Italia" e "Una buona idea". La linea di Greco nella composizione della giunta è quella di rispettare i patti elettorali. Una linea di demarcazione che se non ha escluso spudoratamente dalla gara, ha sempre messo in "fuorigioco" – utilizzando una metafora calcistica – il gruppo "Libera mente", formatosi dopo le elezioni.
Non è un caso che il posto in giunta offerto al consigliere comunale, Pier Paolo Grisanti, non palesava i contorni di una proposta difficilmente rifiutabile, ma semmai al contrario di una proposta difficilmente accettabile. A Grisanti veniva chiesto di dimettersi da consigliere comunale con la surroga al suo posto per scorrimento di lista di una persona molto vicina al sindaco, per diventare assessore che può essere licenziato dal primo cittadino in qualsiasi momento. Una proposta di “suicidio politico” vero e proprio che il consigliere comunale eletto proprio nella lista ammiraglia del sindaco e uscito dopo pochi mesi dal relativo gruppo consiliare, ha puntualmente rispedito al mittente.
Con i due consiglieri di "Impegno comune" che si tengono stretto l'assessore di riferimento Ivan Liardi, tra i più vicini in giunta al primo cittadino, "saziato" il proprio gruppo "Un'altra Gela" tra assessori e la partecipata "Ghelas", Greco deve dare una risposta a due richieste: va da sé che accogliendone una, respinge l'altra. Da un lato c'è Forza Italia, o meglio, il suo coordinatore provinciale e deputato regionale Michele Mancuso (nella foto), che forte di un dialogo diretto con il sindaco, reclama il secondo assessorato in aggiunta a quello ai servizi sociali (e sanità) di Nadia Gnoffo.
La rosa dei nomi non è stata ancora consegnata a Greco che a sua volta non manca di ribadire che sarà sua l'ultima parola sulla scelta. A Mancuso potrebbe non dispiacere affatto la nomina dell'avvocato Angelo Cafà, primo dei non eletti nella lista azzurra alle amministrative, anche perchè questo significherebbe blindare il sostegno dello stesso e dei suoi estimatori alla candidatura di Mancuso alle regionali. Al contempo, il capogruppo consiliare forzista Luigi Di Dio spinge invece per Francesca Caruso, consigliere comunale uscente e che ha corso per le amministrative proprio in accoppiata allo stesso Di Dio. Ma si fa anche il nome del segretario locale forzista, Enzo Pepe, in rappresentanza delle diverse anime berlusconiane e legato da un sodalizio stipulato quattro anni fa alle regionali con l’ex consigliere comunale, Gaetano Trainito, padre del consigliere comunale sopra richiamato Rosario.
Altro nome che circola è quello dell'avv. Liliana
Belardita ma qui il discorso si fa più complesso perché secondo il patto elettorale la stessa sarebbe dovuta subentrare in staffetta all'assessore Peppe Licata e non quindi ad occupare il posto lasciato vacante dai piddini. Intanto, a mescolare ulteriormente le carte ed intorbidire oltre modo le acque già non perfettamente cristalline, interviene la circostanza che vede giusto l'assessore Licata diventare punto di riferimento in giunta di un gruppo di centristi gelesi in procinto di ufficializzare sabato 11 settembre, al Lido Conchiglia, l’adesione alla nuova Dc di Totò Cuffaro per la corsa alle regionali ed il cui coordinatore in città sarebbe già stato individuato nella persona di Natino Giannone, alle scorse regionali tra gli sponsor della candidatura in seno all'Udc di Enzo Pepe. Ovviamente, l'ipotesi della staffetta sopra citata, che pregiudicherebbe il proseguo in giunta del proprio assessore di riferimento, sarebbe assolutamente maldigerita dai neo democratici cristiani.
Rispetto ad "Una buona idea" del vicesindaco Terenziano Di Stefano, l'on. Mancuso rivendica il secondo assessorato a fronte di tre e non due consiglieri, mettendo dentro il carniere oltre ai due componenti del gruppo consiliare forzista anche l'indipendente Trainito. Quest'ultimo ha sempre dichiarato di essere maggioranza e anche se non ha aderito a “Fi” a livello locale, si dice lo abbia fatto a Palermo e, comunque, ha già dichiarato in ogni caso che Mancuso è il suo deputato di riferimento, nonché candidato che voterà e farà votare per il bis all'Ars, in occasione delle elezioni regionali che si terranno fra un anno.
Dall’altra parte “Una buona idea” sostiene che se il ragionamento è quello di rispettare i patti elettorali, si deve guardare alle liste. Giunte molto vicine in termini di consenso, “Azzurri per Gela” – poi diventata Forza Italia all’indomani del voto – e “Una buona idea” videro eletti al loro interno tre consiglieri a testa, ma se il consigliere comunale Vincenzo Cascino, legato all’assessore Licata, non aderì mai a “Forza Italia” ed oggi si ritrova nel gruppo “Un’altra Gela” dopo essere transitato nel misto da indipendente, il consigliere comunale Diego Iaglietti, legato all’amministratore unico di Ghelas, Francesco Trainito, lascia “Una buona idea” per transitare nel “misto”, poi in “Libera mente” e infine approdare in “Un’altra Gela”.
Ma se Mancuso disconosce l’assessore Licata non ritenendolo sua espressione ma riferimento politico di un consigliere comunale (Cascino) eletto in “Azzurri per Gela” e mai entrato nel gruppo consiliare azzurro, a sconfessare l’amministratore di “Ghelas” quale espressione di “Una buona idea” attraverso il consigliere comunale (Iaglietti) eletto in quella lista, più che il movimento del segretario Rino Licata è proprio il sindaco che l’ha battezzata come una nomina assolutamente fiduciaria e dalla natura tecnica, non politica. Nel rivendicare il secondo assessorato “Una buona idea” non ha fatto nomi, senza darli in pasto ai media, dimostrando una maggiore compattezza e quindi un certo riserbo rispetto a Mancuso e sodali.
E le minoranze consiliari? Alla finestra. Stanno a guardare. Non meritano nemmeno l’appellativo di opposizioni, perché un ‘opposizione consiliare sarebbe riuscita quantomeno ad indurre il presidente del civico consesso a convocare una seduta monotematica in cui il sindaco veniva chiamato a relazionare su nuovi ingressi e/o abbandoni in giunta intervenuti in questo biennio, non fosse altro perché lo dispone espressamente il testo unico degli enti locali. Siamo innanzi cioè ad un obbligo di legge e non ad una facoltà discrezionale politica.