In occasione di una seduta monotematica da remoto del consiglio comunale a marzo di questo anno, si è discusso di portualità e logistica e di come farli rientrare nel "Recovery Plan", con la consapevolezza che sarebbe stato difficile, se non impossibile, raggiungere tale obiettivo.
In effetti – ma lo si era già intuito in quella seduta – non c'era margine per una tale operazione, tanto che la deputata nazionale Giusi Bartolozzi, aveva per contro invocato un'unione d'intenti “bipartisan” verso un progetto privato di finanziamento, collegandolo all'adesione del porto di Gela all'autorità portuale di Palermo, di cui avevano discusso il sindaco Lucio Greco ed il presidente dell'autorità portuale di Palermo, Paqualino Monti, nell'incontro sollecitato dalla stessa Bartolozzi.
Il primo cittadino ammise quella circostanza e parlò pure di un doppio incontro con il Presidente della Regione, Nello Musumeci, con il quale discusse di quel progetto privato e di altri progetti per la città.
Notizie che stupirono l'oramai storico “Comitato per il porto di Gela” che accusò il sindaco di agire per conto suo, nonché l’appena costituitosi “Comitato per il gate del Mediterraneo” che commentò di un Lucio Greco sindaco di se stesso e non della città. In un articolo successivo aggiungemmo alcuni particolari, con la promessa che vi avremmo aggiornato sull'argomento, come faremo di seguito, in caso di nuovielementi.
Iniziamo, allora, con il nome del colosso dei container che, dalle indiscrezioni che abbiamo raccolto, sarebbe fortissimamente interessato a finanziare un progetto portuale a Gela e, ribadiamo, solo Gela in Italia. Si tratterebbe di Maersk, gigante danese della logistica, che sarebbe disposto ad investire sul porto industriale (il porto isola) per un progetto che fondamentalmente ruoterebbe attorno ad un’attività di “transhipment”, accanto altre.
Come già spiegato nell'articolo sopra richiamato, si tratta cioè del “trasbordo” di un carico merci da un mezzo ad un altro, rientrante nelle attività di “carico e ricarico” proprie di un porto “hub”, cioè di uno snodo logistico a mare, a cui ricorrono in parole semplici le navi di grandi dimensioni per depositare (momentaneamente) quei container che (successivamente) vengono caricati in navi più piccole utilizzate per raggiungere le destinazioni finali (dove i fondali sono più bassi e le grandi navi non possono accedere). Altro è un porto “gate”, che prevede invece uno snodo logistico a terra (retroportuale).
Le stesse indiscrezioni ci dicono che nel progetto è previsto anche il ripristino del porticciolo (il porto rifugio) per pescatori e piccoli diportisti, ma anche l'inserimento dello stesso in un piano più generale che confermerebbe la collocazione della portualità gelese nell'area della Sicilia occidentale e quindi nell'ambito dell'autorità portuale di Palermo. Il che confermerebbe un disegno politico (elettorale) ben preciso, già accennato nella seduta consiliare di marzo scorso, in procinto - a quanto pare - di essere consacrato in un prossimodecreto.
Ciò, presumibilmente, sacrificherebbe all’origine l'ipotesi di vedere un domani il porto “hub” trasformarsi in un porto “gate”, sfruttando l'area industriale retroportuale, la vicinanza con l'aeroporto di Comiso, con tanto di traino per il completamento di altre infrastrutture come la “Siracusa-Gela”. Inoltre, c'è il problema delle Zes che a Gela sono state riconosciute nella biforcazione della Sicilia orientale e non occidentale.