La seduta del consiglio comunale di martedì 22 giugno è una di quelle che decisamente non passeranno inosservate in questa sindacatura.
Il civico consesso era chiamato a deliberare sulle nuove composizioni delle commissioni permanenti, passate da cinque ad otto, dopo la modifica del regolamento approvata recentemente ed a cui si è dovuto dare seguito. Tra le griglie proposte a passare è stata quella suggerita, attraverso un emendamento, dalle minoranze consiliari, mai come in questa occasione, abili a fare gruppo e ad agire da vera e propria “opposizione”, presentando una propria proposta al fine di approfittare, peraltro con successo, dei mal di pancia di una maggioranza stavolta distante da quella coesione e compattezza che l'aveva sempre contraddistinta quando c'era da votare gli atti più importanti.
A facilitare il gioco dei “franchi tiratori”, il cui numero secondo i più coinciderebbe con quello delle dita di una mano, è stato certamente il voto segreto. Nell'anonimato delle urne si è consumato il “tradimento” di presunti cinque consiglieri comunali di maggioranza a cui è coinciso, dall'altra parte, il “colpaccio” di una minoranza ora ben posizionata in alcuni posti chiave, addirittura in maggioranza in alcune commissioni e delle quali potrà conquistarne ancor più agevolmente la presidenza. Sui 23 presenti, in 12 hanno votato favorevolmente la griglia dell'opposizione, mentre 10 sono stati i contrari ed una scheda bianca.
Unico assente era il consigliere di minoranza, Gabriele Pellegrino, per cui agli otto voti favorevoli dell'opposizione, si sono aggiunti altri quattro voti favorevoli provenienti da consiglieri di maggioranza, più una scheda bianca rivelatasi però – e non poteva essere altrimenti - ininfluente ai fini dell'esito del voto.
Per cui se un accordo c'è stato, a nostro avviso i franchi tiratori resisi disponibili erano quattro, perché quello era il numero utile alle minoranze per aver successo nell'operazione, sia con l'assenza del consigliere Pellegrino, come di fatto è accaduto (su 23 la maggioranza richiesta era 12), sia con la eventuale presenza dello stesso (su 24 la maggioranza di 13 sarebbe stata raggiunta lo stesso). In entrambi i casi, l’esito non cambia anche se al posto della scheda bianca ci fosse un voto contrario. I numeri difficilmente mentono.
Ha tradito chi non ha visto passare la propria mozione la sera prima in aula? Oppure chi rivendica il posto vacante in giunta? Oppure chi non ha gradito alcune recentissime nomine di sottogoverno? Oppure chi viene poco considerato e relegato ai margini? Oppure chi, anche tra i fedelissimi, vede traballare la posizione del proprio riferimento in giunta o nel sottogoverno?
Ma soprattutto, il messaggio è stato lanciato solo al sindaco o anche a chi in consiglio, nella maggioranza, ha reiterato una fedeltà assoluta e cieca al primo cittadino, difendendolo sempre e comunque in ogni occasione? Non è da escludere, invero, che l’obiettivo non sia stato tanto quello di scuotere la variegata maggioranza, quanto piuttosto quello di minare l’affiatamento tra il sindaco e la sua ristretta “corte” di proseliti, non a caso la più colpita dalla nuova riallocazione dei consiglieri nelle commissioni.
Da qui a dire che siamo vicini ad una resa dei conti interna alla maggioranza di governo della città, che in tantissimi davano già per scontata mesi fa, ce ne vuole. Lucio Greco ha più volte dimostrato di volerla evitare più del covid-19, negandola alla radice ripetutamente. Ma lo smacco ricevuto in aula stavolta non può essere ignorato ed è sotto gli occhi di tutti. Non si è trattato di un voto qualsiasi, ma di una deliberazione che produce effetti duraturi nella nuova geopolitica consiliare, dove quelli che erano i contorni nettissimi del recinto di coalizione di maggioranza, ora sono letteralmente sfumati.
Infatti, l'emendamento dell'opposizione è intervenuto sulla composizione delle preesistenti cinque commissioni, che nella nuova griglia venivano confermate in toto e che invece grazie all’emendamento approvato, sono state significativamente modificate, se non stravolte. Si prenda l'esempio della commissione Bilancio, la cui oramai ex presidente non è più tra i componenti e la cui nuova composizione vede rappresentanti dell'opposizione in maggioranza. Di conseguenza, dell'opposizione sarà verosimilmente la presidenza. Ipotesi che potrebbe verificarsi anche in altre commissioni, ora molto più equilibrate nei rapporti di forza.
Insomma, non hanno tutti i torti i consiglieri Salvatore Scerra (Avanti Gela) e Gaetano Orlando (Pd) nell'asserire che il sindaco al momento non ha una vera maggioranza nel civico consesso, perché nella nuova geopolitica consiliare, così come fedelmente rappresentata dalle composizioni di ben otto commissioni permanenti, il sindaco non ha più una maggioranza chiara e visibile.
E se il presidente del consiglio comunale, Salvatore Sammito difende la regolarità delle procedure in atto, dubbi in proposito sono stati espressi pubblicamente dal vice sindaco Terenziano Di Stefano (Una buona idea). Che gli strascichi del voto di martedì siano evidenti, lo confermano i toni accesi della breve riunione tenutasi l’indomani sera, prima di rientrare in aula, in cui il sindaco ha chiesto conto e ragione della battuta d’arresto che ha visto la sua maggioranza andare sotto la sera prima.
E lo confermerebbe soprattutto la richiesta di una seduta monotematica che il gruppo consiliare “Libera mente” pare sul punto di inoltrare alla presidenza, chiamando il sindaco Greco a riferire su alcune espressioni pesanti ed inquietanti formulate all’interno delle sue dichiarazioni per il voto segreto di martedì. Il primo cittadino ha dichiarato che «una piccola parte dei consiglieri di maggioranza, d'accordo con i consiglieri di opposizione, sta facendo un brutto gioco ai danni della città».
In quanto trattasi di consiglieri «spinti da bramosia di potere, e, in qualche caso, anche da interessi personali», propensi a «destabilizzare gli equilibri» e disposti financo al ricatto: «non cederò ad alcun tipo di ricatto – ha esternato – e, costi quel che costi, mi opporrò a qualsiasi tentativo di imbarbarimento del clima politico, così come impedirò a gruppi di potere di mettere le mani sulla città, come dimostrano precise ed eloquenti prese di posizione da parte di alcuni consiglieri».