Sulla portualità si procede in ordine sparso.
Ben tre le iniziative messe in campo dalla politica e dall'associazionismo nel giro di pochi giorni, tutte lecite e con un rispettivo perché causale, ma purtroppo slegate fra loro, almeno in apparenza. In ordine cronologico la prima delle tre iniziative mosse è stata quella politica, attraverso il blitz a “Sala d'Ercole”, nel palazzo (d'Orleans) legislativo isolano, promosso dalla parlamentare regionale del “movimento 5 stelle”, Ketty Damante, prima firmataria dell'emendamento aggiuntivo alla finanziaria e che è stato integralmente tradotto in un articolo del documento contabile, ai sensi del quale vengono stanziati 2 milioni di euro per il porticciolo locale:
«grazie all'emendamento di cui sono prima firmataria ma frutto del lavoro di tutto il gruppo parlamentare del movimento - spiega la deputata pentastellata all'Ars - siamo riusciti a stanziare 2 milioni di euro, quale somma integrativa della provvista finanziaria in capo al dipartimento della protezione civile per il completamento dell'intervento, con voce “consolidamento del porto rifugio di Gela”, di dragaggio e realizzazione del pennello provvisorio.
Uno stanziamento resosi necessario ed opportuno, ad integrazione della somma di 5 milioni e 880 mila euro, messa a disposizione dalle compensazioni eni di cui al protocollo del 2014, sulla base di un accordo tra Regione, Comune e la stessa Eni, siglato circa un paio di anni dopo».
Invero, «di quella somma – precisa ed aggiunge l'on. Damante – 250 mila euro erano destinate ad uno studio di fattibilità sul sistema portuale, inoltre parte ulteriore di quella somma è state spesa per alcuni lavori preliminari essenzialmente dovuti perché “area sin”, vedi i lavori di caratterizzazione, oltre che per autorizzazioni varie come quella persino del Commissario per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria in merito al pennello seppur provvisorio da realizzare. Insomma una serie di passaggi burocratici di un iter complesso, con erosione di tempo e risorse, senza dimenticare qualche incidente di percorso, come se non bastasse, come quello sul primo canale».
Recentemente, poi «la Protezione civile ha dovuto integrare ulteriormente rispetto agli studi fatti, in risposta ad alcune osservazione dell'Ispra in merito soprattutto alle caratterizzazioni del 2017, le quali peraltro rischiano di scadere, con una clamorosa retromarcia nell'iter. Ecco perché – conclude la parlamentare grillina all’Ars – occorre evitare nuovi inghippi e ritardi, avvicinando il più possibile la linea del traguardo anche attraverso questo stanziamento integrativo in finanziaria, accolto favorevolmente dall'intera aula».
L'on. Damante non lo dice, ma di quei soldi gelesi, 5 milioni e 880 mila euro, che in realtà erano poco più di 5 milioni e 600 mila a disposizione della protezione civile per l'intervento di dragaggio e pennello, buona parte è già stata spesa e quei 2 milioni integrativi servono a salvare quantomeno l'intero iter, prima che qualcuno riveli che con i soldi in cassa non si arriva a coprire nemmeno i costi per il dragaggio. Uno sperpero di danaro dei gelesi innanzi al quale l'on. Damante non è rimasta evidentemente a guardare, in aggiunta al progetto della darsena commerciale per tre volte posticipato nella programmazione regionale. Un ragionamento politico alla base dell'intuizione della deputata gelese e che ha visto la classe politica regionale all'Ars, acconsentire con le mani alzate in segno di colpevole resa.
La seconda iniziativa messa in atto dal gruppo di lavoro costituito in municipio, con dentro il Comitato per il porto del golfo di Gela e presieduto dallo stesso presidente del civico consesso, Totò Sammito, riguarda una lettera inviata al Ministro per il sud, Mara Carfagna (Fi), al ministro per le Infrastrutture e trasporti, Enrico Giovannini (tecnico), al sottosegretario al ministero per le infrastrutture, Giancarlo Cancelleri (M5S), nonché alla deputazione nazionale e regionale espressa dal territorio, al fine di tenere in considerazione e soprattutto spingere, affinché venga incluso nel “recovery plan”, il progetto per la realizzazione della darsena commerciale, per circa 140 milioni di euro. Un progetto sostanzialmente definanziato dalla regione siciliana, il che lo renderebbe passibile di essere “recuperato” nel recovery plan nazionale, nella parte dedicata alle grandi opere.
Formalmente si è però in attesa di una riprogrammazione del progetto così come deciso dalla prima commissione parlamentare regionale. Un attesa senza la certezza che si provveda, ma la potenziale riprogrammazione potrebbe rivelarsi un'obiezione utile per non includerlo nel recovery plan. Un'obiezione, d'altra parte, superabile in presenza di un forte indirizzo politico favorevole all'opera. Ed è questo lo storico problema di una città incapace di esprimere rappresentanti che sappiano fare squadra oltre le appartenenze, quando c'è da battersi per il territorio.
Altra missiva, infine, è quella fatta recapitare dal comitato spontaneo G.M.G. (per un Gateway del Mediterraneo nel golfo di Gela) ai parlamentari nazionali Giusy Bartolozzi (deputata, Fi) e Pietro Lorefice (senatore, M5S); ai parlamentari regionali Giuseppe Arancio (Pd), Nuccio Di Paola (M5S) e Ketty Damante (M5S); nonché contestualmente al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella; al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi; alla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen; al Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni; al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci; al ministro per le infrastrutture, Enrico Giovannini; al sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancellieri; al ministro per il Sud, Mara Carfagna;
al vicepresidente della Regione siciliana ed Assessore all’economia, Gaetano Armao; all'assessore regionale alle infrastrutture e trasporti, Marco Falcone, all'assessore regionale delle attività produttive, Mimmo Turano; alla Conferenza permanente Stato-Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano; ai 23 sindaci dei comuni dell’Area di crisi industriale complessa di cui al Decreto del ministero dello sviluppo economico del 31 gennaio 2013. L'epistola contiene la “proposta di realizzazione di un terminal container nel canale di Sicilia da inserire in un Recovery Plan che guardi alla Sicilia come all’area geo-economica più promettente d’Italia per il conseguimento di un sicuro e duraturo incremento del suo prodotto interno lordo”, con allegato lo studio “Sicilia, Gateway d’Italia e d’Europa".
Il gateway a Gela, a differenza di un hub, significherebbe piattaforma logistica non solo a mare, ma anche sulla terraferma, occupando porzioni dello stabilimento che non interessano più il ciclo produttivo di Rage, ma anche l'area Asi (zona industriale), per il trasporto su gomma, rotaie ed aereo. A sostegno di questa proposta, ma anche della costruzione del ponte sullo stretto, del completamento della Siracusa-Gela ed altro, interviene un'altra lettera fatta pervenire dalla fondazione "Mezzogiorno federato" alla ministro Carfagna in risposta all'invito lanciato dalla stessa a tutti i meridionali.