Amministrare Gela è complicato. Una realtà complessa, produttiva ma con servizi inefficienti e tante emergenze.
Una realtà che ha avuto una decisa crescita con l'avvento dello stabilimento senza che fosse però accompagnata da politiche di sviluppo, né locali, né regionali. Con tutte le contraddizioni ed i paradossi che sono conseguenzialmente emersi, sul piano urbanistico in primis. Al contrario Gela sarebbe una piccola metropoli proiettata nel futuro.
Ma non è così ed amministrarla diventa compito arduo, difficile, tanto che ci si pone un obiettivo minimo: essere almeno una città normale. Lo sappiamo e dovrebbe saperlo anche chi si candida ad amministrarla. Certo, il compito diventa ancora più improbo se poi ci metti anche del tuo. In effetti, Lucio Greco ha vinto un ballottaggio senza stravincerlo ma le regole elettorali gli hanno consegnato un bel premio di maggioranza che ha annichilito le minoranze, penalizzandole ben oltre i propri demeriti. Tanto annichilite da aggrapparsi ai ricorsi, il che non è opposizione politica.
Liberatosi dalla spada di Damocle rappresentata dai ricorsi è stato sempre più col passare dei giorni un altro sindaco. Un primo cittadino che sul piano degli equilibri interni alla sua composita maggioranza ha saputo giocare anche bene le sue carte, ottenendo l'approvazione dei documenti finanziari e contabili, il bilancio e collegati, addirittura in anticipo rispetto ai tanti che lo hanno preceduto su quella poltrona.
E' vero, la maggioranza ha subito due defezioni, con la fuoriuscita dei due consiglieri del “Partito democratico”, Alessandra Ascia e Gaetano Orlando, ma sul piano numerico è rimasta quella uscita dalle urne, giacché nel frattempo erano entrati due consiglieri eletti in liste in appoggio ai candidati a sindaco, Spata e Melfa, vale a dire rispettivamente Totò Incardona (“Unione di centro”) e Vincenzo Casciana (attualmente capogruppo di “Liberamente”).
Insomma, dopo un anno e mezzo tra ricorsi, solite criticità, con l’aggravante di essere state acuite dalla pandemia covid e, non ultima, la continua rincorsa ad evitare il rischio di perdere finanziamenti, dovrebbe essere arrivata anche l’ora di cominciare ad attuare il programma elettorale.
Sì, quello sposato dalla maggioranza dei votanti alle amministrative. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, dovrebbe essere questo il senso del mandato di un sindaco. Ed allora, perché cincischiare ancora con fibrillazioni interne, visto che già ci pensano i movimenti ed i posizionamenti in vista delle regionali del prossimo anno?
Forza Italia dell’on. Mancuso, le cui manovre generali in vista della ricandidatura all’Ars sono già iniziate, si riorganizza ed incassa l’appoggio del gruppo che fece ottenere a Vincenzo Pepe, nuovo segretario cittadino del partito, oltre duemila voti da candidato dell’Udc alle scorse regionali. In quel gruppo c’era la famiglia Trainito il cui rampollo, Rosario figlio del già consigliere comunale Gaetano, ha lasciato la lista ammiraglia del sindaco per posizionarsi momentaneamente da indipendente nel gruppo misto, precisando però di non uscire dalla maggioranza, non foss’altro perché – lo sanno anche i muri – destinato prossimamente ad ufficializzare l’ingresso nel partito di fondato da Silvio Berlusconi, portando quindi a tre i consiglieri comunali del gruppo forzista al civico consesso, in aggiunta a Luigi Di Dio e Carlo Romano.
La risposta del sindaco e del resto della maggioranza è stata immediata, con gli ingressi di Diego Iaglietti e Vincenzo Cascino in “Un’altra Gela”. L’obiettivo era riunire sotto un’unica ala i fedelissimi della prima ora, facendo tornare a cinque i componenti del gruppo consiliare. Chi si è visto costretto a confermare la sua permanenza ad “Un’altra Gela” è stato piuttosto il presidente del consiglio, Totò Sammito che pur candidandosi in Fi alle prossime regionali, dovrà restare in “Un’altra Gela” a meno di dimettersi da presidente del consiglio, votato in tale ruolo dalle forze di maggioranza su espressa richiesta dal sindaco Greco.
L’obiettivo su cui puntano tutti, o quasi nella maggioranza, è la casella vacante relativa al settimo assessorato. Ci puntano quelli di Forza Italia, ci sperano quelli di “Una buona idea”. Ma se entrambi contano due consiglieri ed hanno già un assessore di riferimento in giunta, così come quelli di “Impegno comune/pdf”, perché non devono ambire ad un assessore di riferimento, visto che che fino a prova contraria non ce l‘hanno, i due consiglieri di “Libera mente”? Anche l’Udc si sta muovendo pur avendo già un assessore a fronte di un solo consigliere. Certo lasciare vacante la casella in attesa del rientro del Pd, significherebbe aspettare fino alle elezioni regionali, cioè fino ad ottobre del prossimo anno, perché solo dopo la consultazione elettorale siciliana, i dem potrebbero rientrare avendo già maturato l’idea di una campagna elettorale per le regionali al di fuori della maggioranza e della giunta. Tanto vale assegnarla, ci sono sempre i ruoli di sottogoverno che a breve dovranno liberarsi.