Gela, con milioni di finanziamenti ma perennemente sporca e con strade colabrodo

Gela, con milioni di finanziamenti ma perennemente sporca e con strade colabrodo

La Gela post pet-coke è una città in crisi profonda, dal punto di vista sociale ed economico, acuita dalla emergenza sanitaria dovuta alla pandemia covid-19.

A questo si aggiunge la tendenza oramai consolidata negli anni da parte dello Stato centrale, di ridurre all’osso i trasferimenti ai comuni, ultimi baluardi istituzionali nelle periferie. Cos da anni la parola d’ordine è diventata la “progettualità”. E’ solo con i progetti che intercetti fondi e finanziamenti da investire nell’interesse pubblico. 

All’indomani della chiusura del ciclo durato mezzo secolo di raffinazione convenzionale, si è lavorato per ottenere finanziamenti attraverso l’area di crisi complessa. Si è parlato di milioni da investire in quest’area ma la “call” è stata fallimentare. Dei milioni per Gela inclusi nel “patto per il sud” continuano a ballare 33 milioni. Ci sono poi i 31 milioni per l’Agenda urbana Gela-Vittoria. Senza dimenticare i 32 milioni delle compensazioni Eni.

Alcuni progetti rientranti nel patto per sud e nell’agenda urbana, sono già cantieri, anche se procedono al rilento.  Altri progetti sono cantierabili ma non sono ancora partiti. Altri ancora chissà se partiranno un giorno. Delle compensazioni Eni sono stati già impegnati quasi 5 milioni e 900 mila euro per il porto. Altri sono stati impegnati per “Macchitella Lab” nell’ex casa Albergo del quartiere residenziale. Altri spesi come contributo per il convegno rientrante nell’organizzazione dell’evento dedicato al primo congresso per la pace ed allo sbarco degli alleati, per la gran parte finanziata con impiego di fondi comunitari, coronato con le due “ali della libertà”, molto discusse dalla cittadinanza che le ha ribattezzate le due “ali di Mazinga”.

Soprattutto si procede a tentativi, a macchia di leopardo, intercettando finanziamenti laddove è possibile o ci si riesce, senza un disegno organico e coerente alla base. I milioni spesi per la chiesa dei cappuccini, per fare un esempio recente, in quanto intervento avulso da ogni contestualizzazione urbana logica e coerente, perde inevitabilmente gran parte del suo significato. Intanto, i gestori dell’acqua all’ingrosso ed al dettaglio (Sicilia Acque e Caltaqua) mettono la pezza ad ogni rottura ma non investono in un rifacimento risolutivo della rete idrica e di quella fognaria. La gara per i rifiuti va deserta, il gestore del servizio perennemente in proroga si limita all’essenziale e la città rimane sporca fino a che l’amministrazione non provvede con un intervento di pulizia straordinaria, che dura giusto il tempo di una settimana, al massimo.

Insomma, nella Gela dei milioni di finanziamenti, chi entra in città si ritrova su strade piene di buche, parzialmente rifatte (e pure male) per lavori di qualsiasi genere, sporche ai margini con erbacce che sovrastano i marciapiedi e segnaletica orizzontale sbiadita, unitamente a quella verticale arrugginita, a fare da corredo. Una domanda, in tutta la sua immediatezza ed ingenuità, affiora spontanea: ma dei 32 milioni di compensazioni eni, non si potrebbero prendere i due milioni che superano la soglia dei trenta ed operare un rifacimento complessivo del manto stradale di tutte le arterie cittadine, relativi marciapiedi, caditoie e segnaletica stradale, ad integrare le opere di qualificazione urbana già coperti da finanziamenti, sulla base di quella che si rivelerebbe alla fine dei conti una semplice perizia piuttosto che un complesso progetto. Il decoro urbano è il primo e più importante aspetto di una città che vorrebbe cambiare la sua immagine letteralmente deturpata dalla costante incuria di questo primo ventennio del terzo secolo.