In seguito all'ennesimo intervento legislativo in materia di riforme delle province in Sicilia, avventura non ancora conclusasi dopo essere mediaticamente esplosa in diretta nazionale rai, innescata dall'allora presidente Rosario Crocetta, ospite da Giletti ben sette anni fa, cioè nel 2013, l'Ars ha disposto che le elezioni dei presidenti e dei consigli dei sei liberi consorzi, congiuntamente alle elezioni dei consigli delle tre città metropolitane, si sarebbero svolte entro sessanta giorni dalla proclamazione degli eletti alla tornata amministrativa siciliana, svoltasi recentemente il 4 ed il 5 ottobre.
Si argomentava, al riguardo, che trattandosi di elezioni di secondo grado in cui a votare non sono i cittadini ma i sindaci ed i consiglieri in carica, sarebbe stato opportuno evitare che a deliberare fossero, in diversi comuni, sindaci e consiglieri in scadenza di mandato.
Ma se era già difficile ipotizzare il rinnovo degli organi politici degli enti di area vasta a dicembre, come avevamo anticipato dalla colonne di questo giornale, tale eventualità diventa estremamente ardua, per non dire impossibile, alla luce di quanto si legge a pagina 16 della “Gazzetta ufficiale della regione siciliana”: «con decreto dell’assessore per le Autonomie locali e la funzione pubblica n. 313 del 23 settembre 2020, sono state indette le elezioni dei sindaci e dei consigli comunali di San Biagio Platani (Ag) e Vittoria (Rg) per i giorni 22-23 novembre 2020, con eventuale turno di ballottaggio per i giorni 6-7 dicembre». Si tratta di un decreto con cui l'assessore al ramo, Bernadette Grasso, ha indetto il turno straordinario delle elezioni in due comuni, San Biagio Platani e Vittoria, con la possibilità di un secondo turno il 6 e 7 dicembre nella vicina Vittoria. Insomma, facendo decorrere i due mesi dalla proclamazione degli eletti in questi ultimi due comuni, si potrà votare per le elezioni… di fatto a partire dal 2021.
Un caso? «No – ci risponde prontamente Filippo Franzone, coordinatore del Csag e portavoce dei comitati referendari di Gela, Piazza Armerina e Niscemi – perché abbiamo imparato a capire in questi tanti anni oramai, che la politica siciliana non si muove, né resta ferma, mai per caso. Questa sarà la nuova scusa per impedire la rappresentanza alle ex province. Del resto, sapendo di non doverle portare al voto, già il 29 maggio 2020 i commissariamenti delle ex province erano stati prorogati fino al 31 gennaio 2021 e, con ogni probabilità, li posticiperanno ancora. Il nostro fortissimo sospetto – prosegue Franzone – è che la patata bollente verrà trattata nella prossima legislatura, perché sulle elezioni delle ex province incombe il ricorso a Tar dei comitati di Gela, Piazza Armerina e Niscemi e sanno già che nessun magistrato potrà dare mai ragione a loro, quindi, come ogni qualvolta la politica non vuole fare qualcosa, la stessa mette tempo. Ma noi – conclude con la fermezza di sempre – abbiamo tantissima pazienza ed una volontà eccezionale, di cui continueremo ad armarci nell’aspettarli al varco».
In effetti tale sospetto ha un suo fondamento. Ci troviamo davvero innanzi una situazione surreale. Alcuni di questi enti intermedi sono commissariati oramai da 10 anni. Un oltraggio al principio della rappresentanza politica. Ed è da 5 anni, praticamente un’intera legislatura,. che la Regione siciliana, o attraverso il gGoverno regionale o attraverso l’Assemblea regionale siciliana, continua a spostare in avanti la linea del traguardo. E’ successo per tutta la seconda metà della precedente legislatura ed è continuato a procedere di pari passo anche nella prima metà della legislatura in corso: come dire che sono cambiati gli attori ma la trama è rimasta la stessa, noiosamente identica.