L’eccellentissimo e riveritissimo Presidente Musumeci lunedì scorso si è fiondato a Gela, al Museo Regionale, per venire ad annunciare la lieta novella: è stato firmato il decreto di finanziamento per i lavoro del Museo a Bosco Littorio, museo che dovrà accogliere in esposizione ciò che resta della nave greca ripescata nel 1988, e non solo.
Anche questi soldi hanno seguito un iter tortuoso: Totò Morinello, circa vent’anni fa, da assessore regionale ai Beni Culturali li rimediò dal Governo nazionale, attraverso i fondi del gioco del lotto.
Poi, terminata la carriera politica di Morinello (grazie all’inciucio tra il ministro Diliberto e Saro Crocetta, che si liberò di un pericoloso concorrente), i fondi venero stornati. Furono poi recuperati da Pino Federico e nuovamente stornati.
Adesso sembra che si possano utilizzare, e ci auguriamo solo che non si perda tempo con gara d’appalto , ricorsi vari e pastoie burocratiche.
E’ quindi vero (chi poteva dubitarne?) che Musumeci vuole bene a Gela, come ha recentemente affermato. Magari opera con lentezza, lui con i suoi assessori. In questi tre anni ha dimenticato di adottare la delibera per il passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania, ha dimenticato di operare per migliorare la carente situazione dell’Ospedale, ha definanziato i fondi del Patto per il Sud. Ma sono tranquillo, perché ha detto che ci vuole bene. Quindi con calma, senza affrettarsi troppo, vedrete che farà tutto ciò che deve per la nostra città.
Ho volutamente parlato di “museo che dovrà accogliere in esposizione i resti della nave greca”, senza dargli un nome, perché questa del nome è una cosa che mi preoccupa.
Si era parlato di “Museo della nave greca”, poi di “Museo delle navi greche” (visto che si spera di riportarne in superficie almeno altre due), magari intitolato a Sebastiano Tusa, compianto assessore che aveva Gela nel cuore.
Ma ora si fa strada la denominazione di “Museo dei relitti”, brutta, anzi proprio orribile. Vabbè, il museo ospiterà i relitti delle navi greche naufragate, è vero, ma “relitto” ha anche il significato di “persona senza dignità sociale, che vive emarginata e isolata” (Treccani). Quindi cosa andremo a esporre? Le navi greche o le statue di cera di certi uomini politici (e sono tanti) senza dignità, relitti umani?
Considerato poi che il museo sorgerà in una città “derelitta” (lasciata sola, priva di appoggi e aiuti, che vive nell’indigenza), l’insieme non mi pare di buon auspicio.
Mi auguro quindi che si smetta una buona volta (ad iniziare dalla sovrintendente Vullo) di parlare di “Museo dei relitti”: si stabilisca una volte per tutte “Museo delle navi greche” o qualcosa di simile, magari con l’intitolazione a Tusa, ma per favore, non parliamo più di “relitti”: non ne abbiamo bisogno.