A distanza di un anno dal rinnovo degli organi comunali di gestione, quali sindaco e consiglio comunale, non si vede l’ombra di un minimo cambiamento rispetto al recente passato.
Nessuna svolta in merito ai servizi, alle infrastrutture ed alle opere pubbliche. Si continua a non intercettare i finanziamenti, si perdono al contrario 33 milioni di fondi inclusi nel patto per il sud, non si impiega un euro dei milioni di compensazioni previste dal protocollo del 2014.
Solo in questi giorni l’amministrazione sta stringendo su una pulizia straordinaria che aveva promesso come primo punto in un programma politico sottoposto all’elettore in campagna elettorale e rimasto nella totalità, o quasi, inattuato. Una politica dunque inconcludente, a tratti approssimativa ed in continuità con il recente passato sul piano della litigiosità.
Ad un anno dal rinnovo degli enti di vertice del comune, nulla è cambiato rispetto al passato. Una classe politica che si è rinnovata senza palesare fino ad oggi sostanziali segnali di svolta. I problemi rimangono irrisolti e nel frattempo la dialettica politica sovente si traduce in beghe personali. Insomma una classe politica che ad oggi si è dimostrata inconcludente e litigiosa, ereditando tratti e caratteristiche del recente passato.
Nonostante una maggioranza netta in consiglio, l'amministrazione capeggiata dal primo cittadino Lucio Greco non ha messo a segno un punto importante del suo programma, né un senso tangibile di cambiamento rispetto a chi l'ha preceduta nel governo cittadino. Ci riferiamo a servizi essenziali come l'acqua ed i rifiuti, ma anche altri servizi cosiddetti minori, come ad esempio il trasporto disabili ed in particolare il mancato abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, a partire da palazzo di città: un'autentica vergogna per una comunità che si reputa civile e che si dice vorrebbe ambire a fare del turismo una propria vocazione importante in futuro.
Tutti abbiamo capito che per manifesta carenza progettuale, finanziamenti non ne arrivano. Dei milioni di compensazioni del protocollo Eni, altresì, non si spende nulla. E come se non bastasse, addirittura si perdono persino fondi dal patto per il sud, in quanto a rigore e fino a prova contraria, la delibera regionale che ha dirottato i 33 milioni è ancora vigente. Insomma di soldi non se ne vede l'ombra, mentre la crisi per la chiusura della raffinazione convenzionale subisce forse il colpo di grazia dall'emergenza pandemica covid-19.
Nelle more, ogni occasione è buona per litigare. Forse non se ne accorgono, ma il messaggio che filtra è questo. Il sindaco Lucio Greco sembra proprio non sapere con chi prendersela prima. C'è un nemico a settimana. Sovente lo scova o se lo ritrova nelle fila della sparuta opposizione consiliare, a volte all'interno della folta maggioranza e financo nei meandri del sottogoverno, fra i propri nominati. E non solo.
Questa settimana in occasione della visita alla sede locale della Fai per la presentazione dello "sportello di solidarietà on line", Greco ha indossato i pani dell’antimafia ed ha parlato di logica mafiosa che muove attacchi apparentemente spropositati nonché azioni subdole portate avanti dai colletti bianchi del malaffare. Dichiarazioni di circostanza o vera e propria denuncia? Il filo rimane sottile.
Ed a proposito di contese, la vicenda del quindicesimo seggio scattato alla maggioranza si arricchisce di nuovi contributi, con annunciati appendici giudiziarie.
Sulla vicenda il Tar è chiamato ad esprimersi il prossimo dicembre. Secondo un'interpretazione autentica nell'assegnazione del premio di maggioranza, nel senso che il legislatore è intervenuto con una norma apposita a precisarlo, sarebbero quattordici i seggi che dovevano scattare alla maggioranza e non i quindici assegnati a Gela, come del resto a Caltanissetta. Una circolare dell'assessorato agli enti locali, però, precisa che la norma di interpretazione autentica in questione si applicherebbe dal prossimo rinnovo degli enti locali, senza effetto retroattivo.
Ciò ha indotto le prime non elette nei consigli comunali di Gela e Caltanissetta, Sara Cavallo (FdI) e Annalisa Petitto (Pd) a presentare esposto alla procura di Palermo affinché indaghi per verificare la condotta dell’assessore regionale agli enti locali Bernadette Grasso (Fi) e del direttore generale del relativo dipartimento, dott.ssa Margherita Rizza, sospettate di aver agito per favorire la permanenza nell'assise civica gelese della esponente di "Un'altra Gela", Romina Morselli, a cui è stato assegnato per l'appunto il quindicesimo seggio conteggiato nel premio di maggioranza. Tirata in ballo, la Morselli si è riservato di presentare querela.
Alla consigliere Morselli non è andata giù nemmeno la circostanza che ha visto una nota dirigente del partito dem a livello provinciale, la nissena Petitto, muovere una tale accusa nei suoi confronti, chiedendone conto all'alleato di maggioranza, cioè al segretario del Pd, Peppe Di Cristina. Quest'ultimo rimasto da una settimana impantanato nella condizione di separato in casa con il sindaco.
Nel momento in cui scriviamo, tutto rimane aperto fra le due opzioni che abbiamo già segnalato: 1) ritorno in giunta con rilancio dell'azione amministrativa, attraverso la riconferma della Robilatte o la sua sostituzione; 2) fuoriuscita dalla giunta ed appoggio esterno all'amministrazione, attraverso i due consiglieri che valutano atto per atto in questa prima fase, riservandosi di passare all'opposizione eventualmente più avanti.