Le scimmiette giornalistiche che giornalmente impazzano in tutti i tg nazionali continuano a parlarci di “distanziamento sociale”: non riesco quasi più ad ascoltarli, sto per alzare bandiera bianca, quando, inaspettata, ecco la luce improvvisa che ha le sembianze del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Locatelli.
Il quale, intervistato, raccomanda il “distanziamento fisico”: bingo, finalmente!
Non saranno le forze dell’ordine a cercare il “giornalista 1”, quello che per primo ha usato “distanziamento sociale” (poi scimmiottato da colleghi e presunti colleghi di tutta Italia), ma è bene spiegare che il distanziamento sociale è la distanza (di cultura, di valori, economica) tra le classi sociali, tra i borghesi (termine non più attuale) e gli operai, tra i nobili e i proletari (altro termine decaduto).
Nulla ha a che vedere con il distanziamento fisico, ossia con la necessità di mantenere distanze di sicurezza tra le persone.
E mi torna in mente quel documentario Rai degli anni Cinquanta con i componenti di una famiglia gelese della cosiddetta “alta società” che tenevano chiuse le serrande di casa e non uscivano sui balconi del loro palazzo per non vedere l’orribile scena dei “plebei” che passeggiavano in Corso Vittorio Emanuele: questo è (era) il distanziamento sociale, roba di altri tempi per fortuna.
Ma dal 4 maggio le restrizioni si allentano, anche se con tutti i dubbi che giungono dall’incapacità di chi ci governa di essere chiaro. Si potrà andare a trovare i “congiunti”, ma si è aperto il dibattito: chi sono i congiunti? I parenti di sangue? I parenti acquisiti? I fidanzati? E chi dovrà stabilire la forza del vincolo, e con quali criteri? I vigili urbani dovranno indagare e chiedere ai controllati se il rapporto è consolidato o passeggero? Se c’è un vero vincolo amoroso o soltanto di sesso ricreativo? Scusate, siete veramente fidanzati o solo “scopamici”?
Stessa cosa per gli spostamenti per andare a trovare gli amici. Amici sì, ma solo gli “amici veri”, si badi bene, non certo gli amici che non abbiano questa caratteristica. Mistero su come si potrà stabilire se un amico è “vero” o falso.
I vincoli, dunque, pian piano si allentano. Anche a Gela, dove dal 14 maggio riprenderanno, al Comune, i matrimoni civili, con la partecipazione dei soli sposi e dei testimoni. Sarà, ma mi sembra una cosa squallida.
E mi vengono in mente situazioni da commedia all’italiana, (tipo Lino Banfi), con i partecipanti che indossano le mascherine e sono quasi irriconoscibili, e lo sposo che invece della bella promessa sposa si ritrova a sposare la sorella cessa (lo scoprirà solo a nozze avvenute).
Dunque, solo confusione da parte di un Governo che non sa parlare e scrivere in lingua italiana, che non riesce ad essere chiaro nelle spiegazioni e per una cosa che scrive o dice alimenta decine o centinaia di dubbi. Peccato che le scuole restino chiuse fino a settembre: li manderei di filato a frequentare un corso estivo di lingua italiana. Sperando che riescano a superarlo.