Politicamente scorretto/ Le subdole manovre del "Pinocchietto etneo"

Politicamente scorretto/ Le subdole manovre del "Pinocchietto etneo"

“C’è una sostanziale differenza tra gli annunci dei telegiornali nazionali e la realtà che viviamo ogni giorno nell’emergenza coronavirus.

Il presidente del Consiglio Conte, novello “arcangelo Gabriele” continua ad emettere decreti tranquillizzando i piccoli imprenditori che, però, si scontrano poi con la dura realtà.
Il cosiddetto “decreto liquidità”, che secondo Conte doveva avere la forza di un bazooka, in effetti si sta rivelando poco più che una pistola giocattolo. Infatti i prestiti alle aziende (prestiti, non contributi) per la ripartenza non saranno né veloci, né facili. Tutto passerà comunque da una istruttoria delle banche, che ad oggi non hanno ancora ricevuto istruzioni sul da farsi.

Non c’è nulla di automatico: è la banca che deciderà se concedere il prestito (anche se è garantito al 100% dallo Stato), e per farlo dovrà valutare l’affidabilità bancaria dell’imprenditore e potrà chiedere documenti in quantità, incluse le analisi di sangue e urine.

Non ci siamo proprio: le risposte che il sistema economico attendeva non ci sono ancora, e il Paese non riesce, neanche in questi giorni di emergenza, a liberarsi dal controllo della burocrazia, che ha sempre frenato e ancora oggi frena lo sviluppo. A tutto ciò si aggiunge, in campo fiscale, una approssimazione che rende ancora più complicati gli adempimenti.

Ed anche in tempi di isolamento da coronavirus i furbastri della politica regionale tentano di mettere a segno qualche colpo alle spalle della comunità gelese. Mi riferisco alla vicenda dei 33 milioni di euro del Patto per il Sud tolti alla città con delibera del Governo regionale, delibera che il Sindaco Greco ha impugnato al Tar.

Musumeci, quando è venuto a Gela, ha affermato che i soldi vanno spesi, non tenuti nel cassetto, e su questo sarebbe stato “implacabile”. Stavolta non ha dimenticato, e con astuzia (si tratterebbe di un furto con destrezza) ha chiesto alla Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale di esprimersi, pur se tardivamente, sul definanziamento dei 33 milioni di Gela. E la Commissione, a maggioranza, ha dato il suo parere favorevole. A ciò seguirà, probabilmente, una nuova delibera di definanziamento, ed ulteriore ricorso al Tar.

I difensori del Governo regionale sono subito intervenuti, tentando di far credere che comunque non è successo niente, perché “c’è un accordo politico”: mi ricordano certi boss della politica della prima repubblica, capaci di creare apposta i problemi per poi presentarsi come quelli che li risolvevano tra gli applausi del popolo bue.
Ma oggi, purtroppo per loro, siamo un po’ più smaliziati, e abbiamo capito perfettamente che il “pinocchietto etneo” Musumeci sta tentando subdolamente di scippare i 33 milioni ai gelesi.

Forse perché è animato da desiderio di rivalsa dopo il ricorso al Tar di Greco. O forse solo perché, al di là di certe sue affermazioni (alle quali non crede più nessuno) Gela è l’ultimo comune siciliano nei suoi pensieri, il comune che gli rompe le uova nel paniere, il comune che attende di migrare all’area metropolitana di Catania aprendo scenari che il Governatore non gradisce.

Peccato: Gela non meritava un Presidente della Regione come Crocetta che in cinque anni nulla di buono ha prodotto per la sua città, ma altrettanto non meritava il “pinocchietto etneo” che mette in atto azioni politiche subdole per affossare ancora di più la nostra città. Ma sono certo che non ci riuscirà