Un consiglio monotematico fiume sul covid-19 si è svolto giovedì rigorosamente in videoconferenza.
Assenti Cgil, Cisl, Uil e Ugl che si erano riuniti la sera precedente con Confcommercio, Confesercenti e Casartigiani, individuando nelle royalties che il comune di Gela incassa, un aiuto alle imprese e lavoratori, tanto dipendenti quanto autonomi. Un suggerimento che è stato ribadito in consiglio comunale da D’Arma (Confcommercio), Pardo (Confesercenti) e Ruvio (Casartigiani). Quest’ultimo ha puntato l’indice verso chi ne «approfitta per fare campagna elettorale» ed in aperta polemica con quest’ultimo, i consiglieri Romina Morselli di “Un’altra Gela” e Totò Incardona della “Unione di centro”, hanno redarguito lo stesso invitandolo a scusarsi.
Presente anche Gianfranco Caccamo, reggente di Sicindustria Caltanissetta ed Enna, che ha evidenziato come il problema sia «sostanzialmente l’assenza di liquidità» e che andrebbero banditi dal dibattito i soliti «triti e ritriti discorsi su agenda urbana, patto per il sud, aree di crisi complessa che non hanno portato da nessuna parte in tempi normali», figuriamoci in una situazione d’emergenza, per «i limiti politico-burocratici» che continuano ad persistere. Un affondo che non è piaciuto al consigliere di “Un’altra Gela” Rosario Trainito che ha replicato asserendo che non è il periodo giusto «per sostituirsi ai politici e fare i saputelli».
Il sindaco Lucio Greco ha negato la volontà di avvalersi delle royalties perché la legge lo vieterebbe, confermando un quanto espresso precedentemente dal consigliere indipendente Vincenzo Cascino. Ma nei loro interventi la capogruppo “Fdi” Sandra Bennici e l’indipendente Paola Giudice hanno evidenziato la necessità di ricorrere a questi milioni «utilizzati per l’ordinario e la spesa corrente» mentre altrove vengono utilizzati da anni «per aiutare le imprese e lo sviluppo economico». Il riferimento diretto è al comune di Gagliano (En) ma ci sarebbe anche Troina (En), invero. «A differenza delle royalties – ha inoltre aggiunto la Giudice – le compensazioni non rientrano nel bilancio del comune».
Sul ricorso alle compensazioni eni «per le infrastrutture e la riqualificazione territoriale» era intervenuto il deputato regionale dem Giuseppe Arancio nel suo intervento, mentre sul punto il capogruppo di “Una buona idea”, Davide Sincero, ha ricordato che «nel protocollo del 2014 ci sono somme pari a 1 milione e 80 mila euro da destinare al rilancio per la competitività commerciale». Dal canto loro, i salviniani Emanuele Alabiso e Giuseppe Spata hanno citato esempi virtuosi di piccoli comuni a conduzione leghista come Roccalumera che destina «1000 euro ad ogni libero esercizio chiuso o sospeso per il coronavirus” e Chiusa Sclafani che destina «50 mila euro per le attività produttive».
La polemica sui fondi distratti al territorio vede la deputata nazionale forzista Giusy Bartolozzi puntare l’indice accusatorio sul governo nazionale, con il deputato regionale grillino, Nuccio Di Paola, che nega e rilancia accusando invece il governo regionale. Per lo stesso Di Paola, così come il senatore pentastellato Pietro Lorefice e la consigliere M5S Virginia Farruggia, è auspicabile un ragionamento su un «parco progetti» o una «strategia a più ampio raggio» per affrontare in modo «sistemico» una crisi a cui il governo nazionale ha dovuto subito rispondere sul piano sanitario ancorché socioeconomico.
E non sono mancati nemmeno strascichi ereditati dal recente passato: il deputato regionale forzista Michele Mancuso ha «lodato Gela per il contenimento del contagio nonostante le ondate di trasfertisti che sono rientrati dal nord», ma nel lasciare intendere che i «600 euro sono comunque qualcosa» ha fatto saltare dalle sedie nelle rispettive posizioni remote i due consiglieri di “Avanti Gela” Gabriele Pellegrino e Totò Scerra: per il primo «600 euro sono solo una mortificazione», mentre per il secondo «600 euro servono per mangiare» e sarebbe più opportuno pensare a come evitare di perdere «i 33 milioni di euro destinati a Gela nel patto per il sud», rivolgendosi non solo al governo regionale ma anche a quello cittadino. In realtà Scerra ne ha per tutti ed ai parlamentari grillini presenti, rammenta che sono «forza di governo in ambito nazionale» e possono influire attraverso ministri e «viceministri come Cancelleri», sulle scelte ricadenti in ambito territoriale.
Contrapposizioni che lasciano perplessa la consigliere di “Impegno comune/Pdf”, Valeria Caci: «oggi la città non voleva sentire – osserva – ciò che le opposizioni a livello regionale e nazionale non possono fare, ma le iniziative che i governi a livello regionale e nazionale potrebbero intraprendere per Gela». Per il capogruppo di “Libera mente” Vincenzo Casciana le chiavi per ripartire sono «agevolazioni, riqualificazione e tempo», mentre la piddina Alessandra Ascia è per l’istituzione «di un reddito base che favorisce l’emersione del lavoro nero e contrasta la criminalità organizzata», anticipando quanto contenuto nel documento prodotto dalla commissione di cui fa parte.
A proposito: a margine della seduta sono votati favorevolmente l’atto d’indirizzo, "Gela Riparti", predisposto da "Fi", "Pd", "Pdf" e "Libera mente" ed esposto nel suo contenuto dal forzista Luigi Di Dio, nonché i due allegati, prodotti rispettivamente dalla seconda commissione consiliare (urbanistica) presieduta dal capogruppo di “Un’altra Gela” Giuseppe Morselli e composta dai consiglieri Gabriele Pellegrino, Alessandra Ascia, Diego Iaglietti (“Libera mente”) e Vincenzo Cascino, nonché della quarta commissione consiliare (sviluppo economico) presieduta dal consigliere di “Una buona idea” Rosario Faraci e composta dai consiglieri Virginia Farruggia, Pierpaolo Grisanti (“Libera mente”), Emanuele Alabiso e Luigi Di Dio. A presentarli durante la seduta sono stati i rispettivi sopra citati presidenti, Morselli e Faraci.