“Per favore, non datemi consigli: so sbagliare da solo”: un vecchio aforisma che fa riflettere sulla possibilità, per ognuno di noi, di commettere errori. Nel comportamento, nella vita di relazione, nella vita lavorativa.
Talvolta, per evitare errori, si chiede aiuto ai “tecnici”, che per definizione sono persone preparate, specializzate nel loro campo, capaci di ridurre al minimo la probabilità di sbagliare. Ma in molti casi questo non basta, se anche i “tecnici” fanno errori i cui effetti si ribaltano sui cittadini.
Qualche giorno fa è crollato il ponte sul fiume Magra, in Toscana, e solo il caso ha permesso di evitare una strage. Ma a novembre 2019 i “tecnici” dell’Anas, dopo le verifiche, avevano stabilito che il ponte era sicuro e non presentava alcun rischio. Veramente bravi!
Sempre qualche giorno fa, nella nostra città, è franato il costone che costeggia il Lungomare. La frana ha invaso la carreggiata, la strada è stata chiusa al traffico (con relativi disagi) e per fortuna non ci sono stati danni alle persone.
La zona, però, alcuni mesi fa era stata oggetto di lavori di straordinaria manutenzione da parte del Genio civile. Lavori che dovevano consolidare il costone ma non hanno consolidato una beata cippa. Lavori fatti male? Può darsi, ma anche stavolta i “tecnici” hanno toppato, e visto che si tratta del Genio Civile, possiamo dire: che geni!
Chi non ammette mai i propri errori è l’Eni che ha sempre negato, anche in sede giudiziale, ogni seppur minima responsabilità per l’inquinamento (dell’aria, del mare, delle falde)e per l’alto indice di malformazioni neonatali e di malattie oncologiche. Figuriamoci, l’Eni ha sempre adottato ogni misura e ogni precauzione per rispettare i parametri sull’inquinamento, e se c’è qualche problema questo è da imputarsi al disordinato traffico veicolare, altro che.
Però siamo nel periodo pasquale, il periodo che apre i cuori alla bontà e ai sentimenti. Ed ecco che Eni decide di intervenire in aiuto delle città che ospitano i suoi siti produttivi, da Brindisi a Taranto, da Priolo a Milazzo e Gela. Nella nostra città l’Eni promette, per l’Ospedale Vittorio Emanuele, una unità di terapia intensiva, una sterilizzatrice e qualche migliaio di mascherine.
D’accordo, a caval donato non si guarda in bocca. Ma se questa “donazione” serve a lavarsi la coscienza, credo che ci voglia ben altro per risarcire la città dopo sessant’anni di inquinamento. Questi annunci mediatici di poco conto non lavano affatto la coscienza. Al massimo possono lavare le mani, come Ponzio Pilato.