Il decreto “Cura Italia”? Io lo chiamerei piuttosto “Sfotti Italia”. Tralascio la parte dedicata alle norme sanitarie, che probabilmente è adeguata alle esigenze: non sono medico e rischierei di dare giudizi errati.
Ma sulla parte economica e fiscale, dopo più di quarant’anni di professione, qualcosa la capisco (o forse non la capisco per come è stato fatto il decreto governativo).
Il Governo ha preso una serie di misure raffazzonate, confuse, prorogando alcune scadenze fiscali in modo sbagliato e non prorogandone altre: un inno alla approssimazione e all’incompetenza.
Del resto né Conte né il ministro dell’Economia Gualtieri hanno mai studiato materie economiche, e soprattutto non hanno la minima idea dei problemi che vivono i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori.
Così vengono prorogate al 31 maggio le rate della rottamazione esattoriale, che così si sovrappongono alla successiva rata che scade proprio il 31 maggio. Una follia: la rata prorogata doveva più semplicemente essere messa in coda alle altre. Perché il 31 maggio chi riuscirà a trovare i soldi per pagare due rate?
Poi c’è la “mancetta” per le partite Iva: seicento euro che non risolvono alcun problema ma che servono solo ai tromboni governativi per far credere che pensano agli autonomi.
Ma non potevano farsi consigliare da chi vive ogni giorno sulla propria pelle il rischio di essere imprenditore? Avrebbero potuto scoprire che chi fa impresa (loro non ne hanno la minima idea) paga i fornitori con ricevute bancarie o assegni. E come faranno ad essere pagati i debiti in scadenza a fine marzo e a d aprile se le aziende stanno ferme uno o due mesi?
Dunque solo un “pannicello caldo” che serve solo a fare dichiarare che è stata una manovra “poderosa”. Ma non è così: ancora una volta il Governo è lontano da tutti coloro che lavorano in proprio, con sacrifici, senza orario, senza ammortizzatori sociali, senza indennità di malattia: soli e abbandonati, con il rischio di dover cessare l’attività quando la stretta del coronavirus si sarà allentata.
Sono rabbioso. Perché ho la chiara sensazione di come il nostro governo sia incapace di tutelare il lavoro di professionisti, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori.
E nella sua presunzione ritiene di non dovere accettare consigli. L’augurio è quello che nei prossimi giorni, con l’ulteriore decreto annunciato, si aggiusti il tiro e si adottino misure adeguate in favore delle categorie autonome. Altrimenti la “cura” si risolverà nel solito “suppostone” che nessuno gradisce.
Come il Governo, anche la Giunta comunale di Gela adotta provvedimenti senza pensare ai riflessi su alcuni cittadini. La Giunta, con delibera del 16 marzo, h sospeso il pagamento della sosta sulle strisce blu fino al 4 aprile, “per venire incontro alle esigenze della cittadinanza” legate al coronavirus. Non capisco quali esigenze, se i cittadini devono restare a casa e non gironzolare in auto. Ma va bene così.
Quello che i nostri amministratori hanno dimenticato è la proroga della validità degli abbonamenti. Perché se un cittadino ha acquistato l’abbonamento il 10 marzo, e vale fino al 10 aprile, ha regalato i suoi soldi alla Ghelas senza potere usufruire del servizio. E’ quindi necessaria una ulteriore delibera dove si stabilisca che la scadenza degli abbonamenti viene automaticamente prorogata di venti giorni (cioè lo stesso periodo di sospensione della tariffa). Credo che sia abbastanza semplice: fatelo subito, perché chi acquista l’abbonamento per la sosta non è un cittadino di serie B.