Ebbene sì, visto che ormai in Italia si parla prevalentemente del Coronavirus (parola che io, povero popolano siculo, pronuncio in italiano, a differenza di Luigi Di Maio che ha studiato le lingue e lo pronuncia “coronavirus”), non mi posso esimere da qualche spunto sull’argomento, anche se da diversa angolazione.
Il decreto del Presidente Conte dello scorso nove marzo ha causato la “fuga” di tanti meridionali dalle regioni del Nord. Molti di loro potrebbero essere positivi al virus. Il Governatore siciliano Musumeci li ha invitati a porsi in quarantena “fiduciaria”: bella battuta per un uomo che sulla fiducia (finora mal riposta) sta esercitando le sue funzioni politiche.
A Gela, per ora, non si sono verificati casi di contagio, e questa è una notizia positiva. Ma potrebbero verificarsi, nei prossimi giorni, casi riguardanti lavoratori che sono in trasferta in altri siti siciliani e faranno ritorno in città per il fine settimana: andrebbero verificati con controlli mirati.
Intanto la città ha assunto un aspetto assolutamente spettrale: pochissima gente in giro, e col nuovo decreto che impone la chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali possiamo (se abbiamo validi motivi per uscire di casa)goderci la città senza o con poco traffico, senza inquinamento: un gioiellino, che però durerà solo un paio di settimane.
L’epidemia di Coronavirus non deve però farci dimenticare i drammi giornalieri vissuti da alcuni lavoratori rimasti senza occupazione: mi riferisco agli operai ex Tekra e a quelli ex Trainito. Proprio per questi ultimi (ex Trainito) va registrato il vergognoso e omissivo comportamento dell’Enimed, società della galassia Eni, che nulla finora ha fatto per imporre alle ditte subentrate nell’appalto di assumere, come è giusto che sia, questi lavoratori rimasti disoccupati.
E mentre il gruppo Eni rinuncia alla tutela dei lavoratori, i consiglieri comunali della Commissione Sanità chiedono al sindaco di attivarsi proprio con Eni affinché il gruppo petrolchimico acquisti respiratori, tute e mascherine per l’Ospedale di Gela.
L’iniziativa è senza dubbio lodevole, perché mira a salvaguardare le condizioni di salute dei cittadini gelesi. Ma c’è un “ma”: che tipo di rapporto deve avere il Comune di Gela con l’Eni? Perché se ci presentiamo stendendo la mano per mendicare aiuti, non avremo poi la forza per rivendicare altre e ben più importanti (e dovute) azioni a favore della città. A partire dal rispetto dei lavoratori ex Trainito, per continuare alle bonifiche fantasma, per continuare ancora alla fruizione pubblica del porto industriale.
Nei rapporti con Eni c’è bisogno di una politica locale forte ed autorevole, che faccia in modo di mettere il gruppo industriale di fronte alle proprie responsabilità: sono finiti i tempi dell’elemosina!