Che bello, è un record, siamo ultimi! Sì, perché la provincia di Caltanissetta è risultata ultima nella classifica della qualità della vita pubblicata dal Sole 24 Ore, riprendendosi la posizione che già aveva occupato nel 1995, nel 2000 e nel 2008.
Nel 2008, in verità, qualche “scienziato” nisseno dichiarò che era Gela ad affossare l’intera provincia, soprattutto in termini di criminalità: diversamente la sola città di Caltanissetta avrebbe avuto un punteggio molto superiore (ma Piddu Madonia non è del Vallone? E la criminale cricca di Montante e compagni non è di Caltanissetta e del Vallone? Mah!).
Quello che però emerge oggi è la disastrata condizione economica e sociale dell’intera provincia, e qui Gela e Caltanissetta vivono gli stessi drammatici problemi. I negozi del centro storico chiusi e le centinaia di cartelli con “affittasi” e “vendesi” sono una realtà sia di Gela che di Caltanissetta. Mentre il capoluogo si regge con gli stipendi pubblici, Gela si regge (o meglio non si regge) con quel po’ di industria che è rimasta e con quel po’ di agricoltura sempre più in declino.
Ma vediamo (i giornali non li hanno riportati) alcuni degli indicatori che affossano la provincia. Nella classifica “Affari e Lavoro” siamo ultimi, posizione 107, ma siamo alla 104 nella spesa per consumi, alla 106 per tasso di inattività (gente disoccupata o che non cerca neanche più il lavoro), alla 106 per sofferenze bancarie, alla 105 per imprese in fallimento, alla 103 per tasso di imprenditorialità giovanile. Dunque, un territorio disastrato, cioè senza consumi, senza lavoro, indebitato e con giovani che rinunciano ad attivare nuove imprese.
Vabbè, camperemo alla meno peggio… E no, perché per la “speranza di vita alla nascita” siamo alla posizione 105, quindi i nostri figli e nipoti rischiano di campare meno dei bambini milanesi o fiorentini.
Dovremmo tuttavia studiare un po’ di più, perché nella classifica degli “anni di studio della popolazione” siamo in posizione 104 su 107. E siamo a 104 anche nella classifica generale del settore “cultura e tempo libero”, dove abbiamo la posizione 105 per “posti letto ricettivi” (ma chi dovremmo ricevere, con una offerta turistica assolutamente insufficiente?)
Per molti, però, la soluzione è la fuga verso il Nord Italia o l’estero, dove è più probabile riuscire a trovare lavoro; infatti, in quanto al saldo migratorio, anche qui siamo all’ultimo posto: fuggire per non morire.
Dunque, un popolo martoriato da un’economia disastrata, privo di iniziative, poco avvezzo agli studi e alla cultura (se non addirittura ignorante) e pronto a scappare verso altre regioni. Questa è la fotografia della provincia di Caltanissetta scattata dal Sole 24 Ore. Non ho sentito esponenti politici che si sono indignati, segno che concordano sulla situazione del nostro territorio.
Ma c’è qualcosa da fare per risalire la classifica? Certamente: lottare tutti, senza tregua, per ottenere ciò che legittimamente ci spetta per raddrizzare l’economia cittadina. Lavorare affinchè non si persa un solo euro dei fondi destinati alla città, pretendere gli investimenti promessi per la cosiddetta “riconversione industriale” e l’Accordo di programma. Non è più permesso a nessuno di “babbiare”. Altrimenti siamo e resteremo gli ultimi. Verso l’annientamento sociale ed economico.