Grazie! Grazie al Procuratore della Repubblica di Gela, Fernando Asaro, per avere ricordato in modo chiaro (e la sua è una voce autorevole) quello che più volte da queste colonne avevamo scritto: la bufala della città “videosorvegliata”.
Perché i cartelli che accolgono gli automobilisti agli ingressi della città (cartelli che Asaro pensa dovrebbero essere rimossi) sono una grande presa in giro. Videosorvegliata da chi? Non certo dallo Stato, non certo dalle forze dell’ordine, forse magari dalle cricche criminali che ancora controllano il territorio.
Ma vediamo di ricordare la storia della videosorveglianza a Gela. L’inizio si ebbe nel 2003, sindaco Crocetta, col progetto “Città futura”.
Le ottanta telecamere furono installate, funzionarono per un po’, ma non furono mantenute, sicchè dopo qualche anno il sistema non era più funzionante. Da allora il silenzio totale, fino all’aprile 2015, quando il prefetto di Caltanissetta, Cucinotta convoca un tavolo di lavoro con amministratori e forze dell’ordine in cui si stabilisce di “potenziare la videosorveglianza” e di mettere in atto il servizio notturno della Polizia Municipale (mai attuato).
La scena si ripete nell’ottobre 2016, sempre col Prefetto Cucinotta: il risultato è “più telecamere e più forze dell’ordine”. Poi, via via, una serie di notizie non concretizzatesi, dal Pon Sicurezza all’annuncio di sessantadue telecamere nel febbraio 2017. Altre riunioni in Prefettura, la partecipazione al bando nazionale (da cui Gela è stata esclusa) e l’interrogazione della forzista Bartolozzi, nel 2018, con risposta evasiva da parte del Governo. Nel frattempo (dicembre 2016) la barzelletta delle telecamere non funzionanti era stata oggetto di un servizio di “Striscia la notizia”.
Oggi le uniche telecamere funzionanti in città sono quelle private. Lo Stato “non risulta pervenuto”, né per la sorveglianza video, né per un decente aumento delle forze dell’ordine, né per il servizio notturno dei Vigili urbani, ridotti all’osso e insufficienti anche per i servizi diurni.
Le uniche telecamere ben visibili sono quelle agli ingressi delle zone Ztl, quelle che l’Amministrazione comunale ha installato per multare gli automobilisti. Peccato che queste telecamere, benché funzionanti, siano illegittime.
Il ministero dei Trasporti, infatti, lo scorso 28 giugno, ha emanato le “linee guida per le Ztl”, stabilendo che i pannelli luminosi a messaggio variabile debbano riportare le scritte “Ztl attiva” e “Ztl non attiva”, messaggi chiari e comprensibili. I pannelli gelesi, invece, riportano le scritte “varco attivo” e “varco non attivo”, in spregio della lingua italiana e capaci di ingenerare confusione, con una lunga casistica di annullamenti di multe da parte dei Giudici di Pace.
E allora, d’accordo col Procuratore Asaro: togliamo i cartelli ridicoli con la scritta “città video sorvegliata” e portiamoli in magazzino, per riesumarli il giorno che veramente Gela avrà un sistema di telecamere pubbliche. E nel frattempo, modifichiamo urgentemente i pannelli luminosi agli accessi dell Ztl: si può fare subito, per aderire alle linee guida del Ministero e per dimostrare un po’ di rispetto per i cittadini.