E’ stato proprio un avvenimento simpatico la visita a Gela del maltese Bondin, accolto e riverito dalle autorità locali per supportare la candidatura a sito Unesco delle Mura timoleontee (nella foto).
Il maltese era accreditato come ambasciatore Unesco, ma questa carica non la ricopre più da sei anni, pur se continua a far credere abilmente di avere voce in capitolo. Un classico esempio di come, certe volte, apparire è molto più importante e produttivo rispetto all’essere.
Ma sono parecchi i casi in cui l’apparenza inganna, e spesso con buoni risultati. Io, ad esempio, non sono proprio sicuro che lo scorso 26 aprile, dal palco di Piazza Umberto, abbia comiziato Matteo Salvini. Era veramente lui o un sosia appositamente ingaggiato?
I dubbi mi vengono da ciò che è venuto a dire: non una parola su Gela, sul Mezzogiorno, sui problemi della Sicilia, ma piuttosto una bella esibizione di cabaret e le solite sparate sul futuro dell’«Itaglia» (qualcuno dovrebbe fargli un corso di dizione e spiegargli che il nostro Paese si chiama «Italia» e non «Itaglia»).
E se un intraprendente piemontese è riuscito a truffare alcuni negozianti spacciandosi per il calciatore Andrea Pirlo, il problema esiste, eccome. Occorrerà migliorare i controlli sulla vera identità dei nostri interlocutori, per evitare sorprese.
Ad esempio: il presidente Musumeci ha annunciato che riunirà la giunta regionale a Gela (ma non si sa ancora quando). Ma quando Musumeci arriverà, saremo sicuri che sia davvero lui? Gli tireremo il pizzetto per verificare che la peluria sia effettiva e non posticcia? O magari chiameremo la Polizia municipale per accertare la vera identità dell’ospite?
D’accordo, il problema forse non è la vera identità della persona, ma ciò che crede di essere, e soprattutto ciò che vuol fare credere agli interlocutori.
Faccio alcuni esempi. Giuseppe Conte vuol far credere di essere il presidente del Consiglio, così come Salvini vuol far credere di essere ministro dell’Interno e Di Maio cerca di accreditarsi come uomo politico. Na gli esempi sono tanti. Berlusconi tenta ancora di apparire come il perno della politica nazionale nonostante il dieci per cento di voti di Forza Italia, mentre Zingaretti vorrebbe farci credere che è segretario di un Pd unito e compatto e pronto a riprendere il governo.
E non dimentichiamo Landini, Furlan e il mitico Barbagallo, che millantano di difendere i lavoratori: ormai tentano di difendere (senza peraltro riuscirci) soltanto i pensionati, che sono il settanta per cento dei loro iscritti.
Quindi non tutto è come appare, anzi spesso è proprio il contrario. Anche nella nostra città, nella quale scorrazzano alcuni esponenti politici (non tutti, per fortuna) che vorrebbero farci credere di essere i “referenti del territorio”, mentre in realtà riferiscono soltanto ai loro capi e capetti ben seduti in altre sedi.
Sarà bene aprire gli occhi una volta per tutte, ed occuparci della sostanza, delle cose che si fanno (e non di quelle che si strombazzano), delle azioni veramente indirizzate a migliorare la vita della gente. L’apparenza, quella dei millantatori, è bene metterla da parte.