Mercoledì mattina, ingresso trionfale in municipio. Familiari, amici, estimatori, elettori e semplici curiosi, lo hanno atteso davanti al municipio, dove di lì a poco si sarebbe svolta la cerimonia di insediamento del nuovo sindaco Lucio Greco.
Il quale ha lasciato la scena al commissario straordinario uscente Rosario Arena, che nella sala del sindaco si è accomiatato dal personale, tributando alcuni suoi più stretti collaboratori un encomio solenne, come si fa per gli atti di eroismo. Una roba senza capo né coda.
A mezzogiorno, tutti nell’aula consiliare. Abbiamo intravisto il comandante del Reparto territoriale dei Carabinieri, te. col. Antonio De Rosa, c’erano tra gli altri anche il sindaco di Niscemi avv. Massimiliano Conti, il Gip del Tribunale e presidente della Commissione elettorale circondariale dott. Lirio Conti (un paio di giorni e farà sapere se il premio di maggioranza alla coalizione vincente sarà di 14 o 15 consiglieri). C’era anche una larga rappresentanza dei consiglieri eletti nelle liste di Greco; nessuna traccia di quelli eletti nelle liste della coalizione perdente.
Il segretario generale Pignatello, con a fianco il dirigente del settore Affari generali Giuseppe Montante, e il commissario straordinario Arena, ha perfezionato gli atti di rito, fino al simbolico passaggio delle consegne consacrato con la consegna della fascia tricolore, che Greco ha indossato, tenendola per tutta la durata della cerimonia.
Seduto tra gli scranni del Consiglio, il papà del sindaco, sig. Mario Greco. Accompagnato da una delle nipoti, l’anziano genitore (89 anni il mese prossimo) ha seguito la cerimonia di insediamento del figlio-sindaco combattuto dalla gioia per l’evento che lo toccava come cittadino e come padre, e dal dolore per aver lasciato a casa la moglie, signora Lina Scicolone, afflitta da seri problemi di salute.
Gli abbiamo chiesto come stesse vivendo questo particolare momento e lui, stringendoci la mano: «Come volete che mi senta?». Poi si è alzato per raggiungere con passo lento e incerto il figlio che aveva appena indossato la maglia dietro il tavolo della presidenza del Consiglio, circondato da parenti e autorità. Il papà che abbraccia il figlio, lo bacia, lo stringe a sé, finché non si è fatto sopraffare dall’emozione. Un quadro familiare in cui la debolezza umana ha preso il sopravvento sulla gioia.
Il neo sindaco si è perso nell’abbraccio dei parenti, degli amici e compagni di viaggio. Ha ripetuto la massima che lo ha accompagnato in tutta la campagna elettorale (“da soli si va veloci, ma insieme si va lontano”), prima di tuffarsi nel duro lavoro che lo attende.