Sono ormai trascorsi cinque anni (era il 2014) quando Pietrangelo Buttafuoco (nella foto) scrisse “Buttanissima Sicilia”, un lavoro terrificante che spiegava (ma solo in parte) i guasti della classe politica siciliana e i metodi con i quali l’autonomia regionale è stata utilizzata nel modo peggiore, non a vantaggio dei siciliani ma a vantaggio esclusivo delle cosche mafiose e delle caste politiche.
Nel 2014 al vertice siciliano c’era Crocetta, che in cinque anni ha causato grandi danni e quasi nessuno rimpiange. Poi, poco più di un anno fa, l’avvento di Musumeci aveva fatto sperare alcuni in questo politico con modi da gentiluomo.
Musumeci sembrava in grado di dare il via ad un vero cambiamento dei riti fossili della politica isolana.
Eravamo ormai abituati alle evoluzioni verbali crocettiane, ci stiamo ora abituando alle vere e proprie bugie del nuovo Presidente in doppiopetto. Presidente che, nella scorsa legislatura, quando era all’opposizione, ha difeso in Assemblea Regionale il diritto di Gela, Niscemi e Piazza Armerina di migrare verso l’area catanese; lo ha ribadito in campagna elettorale, lo scorso anno, affermando che lui “rispetta gli impegni”; agli inizi di quest’anno, intervistato da Franco Gallo, ha un po’ annacquato la posizione, affermando che “terremo conto dei desideri delle tre comunità”, ma specificando che “non tutti i desideri diventano diritti” (mentre invece sono diritti ormai definitivamente acquisiti). Infine, con la sua Giunta regionale, indice le elezioni per i “Liberi” Consorzi per il 30 giugno, senza prima provvedere al suo obbligo di farci migrare verso la Città metropolitana di Catania.
Musumeci e il suo governo stanno dunque trattando Gela e i gelesi a pesci in faccia (e non è una novità), Musumeci si rivela un gran bugiardo e la “buttanissima Sicilia” continua ad esistere né più né meno che nel 2014 crocettiano: cambiano le facce, non cambiano le azioni arroganti e prevaricatrici.
Ma in questi giorni (e ormai, a liste depositate, lo possiamo dire) si sta profilando la “buttanissima Gela”, alla quale non ero ancora abituato. I quattro candidati a sindaco, tutte degnissime persone, sono supportati da liste e candidati difficilmente comprensibili.
La lacuna è sicuramente mia, forse i miei neuroni superstiti sono troppo pochi per comprendere certi passaggi. Ma è certo singolare che tanti uomini e donne fino ad oggi di sinistra si siano candidati in liste di destra (ufficiale o ufficiosa che sia), che esponenti di partiti e movimenti si siano “spalmati” su liste diverse e in appoggio a candidati contrapposti, che molti candidati non siano neanche in grado di parlare e scrivere in lingua italiana (verificato su FB): probabilmente, però, hanno famiglie numerose.
Attendiamo il 29 aprile per capire di più. Ogni candidato ha un programma amministrativo, e ognuno saprò giocare al meglio le proprie carte. Ma è certo che chi vincerà e diverrà sindaco avrà un enorme carico di problemi da risolvere, forse al di là delle proprie possibilità.
Per questo motivo rimango della mia opinione, già d tempo espressa: occorre chiamare a raccolta i cittadini ed aprire una “vertenza Gela” decisa e rabbiosa. Solo così saranno obbligati ad ascoltare le necessità della nostra comunità. In caso contrario, continueremo a prendere pesci in faccia, come da parte di Musumeci; e ci avvieremo verso la “buttanissima Gela”.