E’ inutile, il tempo scorre veloce ma la politica rimane sempre la stessa, con i suoi riti, i suoi feticci, i suoi slogan ripetuti fino alla noia nel tentativo di convincere l’elettorato con argomenti indiscutibili.
Il pensiero torna a qualche anno fa. Ricordate? La sinistra, o meglio il centrosinistra, ripeteva fino alla noia che occorreva votarlo in massa per ottenere i più grandi benefici per il territorio. Il motivo? Ma diamine, i collegamenti! Al governo di Roma c’era la sinistra, alla Regione c’era la sinistra, quindi votare un’amministrazione di sinistra voleva dire avere i collegamenti diretti con chi scuciva i soldoni: sarebbero arrivati miliardi e miliardi, altro che bruscolini!
Siamo nel 2019, ma la commedia è la stessa. La Lega utilizza gli stessi argomenti: un sindaco leghista agganciato a un governo regionale di cui fa parte della maggioranza e ad un governo nazionale in cui è ampiamente presente. Stavolta, statene certi, arriveranno barcate di miliardi, come no.
Intanto, il candidato leghista, nel tentativo di accreditarsi, ha intercettato il ministro per le Politiche Agricole, Centinaio, il quale ha promesso – udite-udite – che nel giro di pochi giorni (ovvero entro la fine di marzo) adotterà una serie di misure per gli agricoltori: finiranno le importazioni di ortaggi da Tunisia, Egitto e Marocco, i prezzi minimi di ortaggi e grano saranno stabiliti dai produttori, la Grande Distribuzione dovrà vendere solo prodotti italiani e magari verrà istituita la “Befana del contadino”, che non fa mai male.
Ma la Lega è scivolata su una malefica buccia di banana, con la visita del Presidente cinese e della sua delegazione a Palermo. E’ accaduto che il sottosegretario leghista Michele Geraci (palermitano e propugnatore del modello cinese per il sistema economico italiano) ha consegnato ai possibili investitori cinesi una serie di dossier da valutare, tra i quali quelli riguardanti la portualità. E se Geraci ha presentato il porto di Palermo come scalo per le navi da crociera, ha presentato Porto Empedocle per quanto riguarda il GNL.
Sul GNL aveva lavorato, e molto, l’amministrazione Messinese. L’impianto di Gela, che dovrebbe servire per il rifornimento delle navi che transitano a migliaia nel Canale di Sicilia, era già previsto dallo sciagurato accordo del 6 novembre 2014 che ha sancito la chiusura del petrolchimico. La sua realizzazione a Gela è stata poi ribadita in varie riunioni tra Comune, Regione e ministero dello Sviluppo Economico; ribadita dal documento dello scorso anno dell’assessore regionale all’Energia Pierobon; ricordata infine a Gela dal Presidente della Regione Musumeci, qualche mese fa.
Ed ora, all’improvviso, spunta il Geraci di turno, cancella Gela e sposta tutto a Porto Empedocle. Uno scippo in piena regola a Gela e al suo territorio. Cose da Procura della Repubblica.
“Cazzuìu cazzuìu . saranno saltati dalla sedia i leghisti della piana di Gela. Ma come? Proprio il nostro sottosegretario ci rema contro? E’ seguita una flebile e poco convinta replica del candidato sindaco, che ha riferito che non di dossier si trattava, ma di semplici indicazioni tutte da verificare.
Quindi, ragazzi, tutt’apposto come sempre, almeno fino al 28 aprile. Poi, state tranquilli, il GNL si farà a Gela, come previsto, e addirittura il governo gialloverde bloccherà il gasdotto che da Gela (da Gela!) porterà il gas a Malta, permettendo così ai nostri cugini dirimpettai di farci concorrenza e toglierci l’ingrato lavoro di fornire il carburante alle navi.
Ed ora faccio il serio: se i gelesi avessero gli attributi (maschili e femminili, per par condicio) sarebbero già in marcia in migliaia per chiedere rispetto per la città, per i suoi cittadini, per i sogni di futuro dei suoi giovani.
Invece vedo che regna la più nera rassegnazione, l’apatia, appena smossa, come un timido venticello, dalla campagna elettorale di trecento e passa candidati, buona parte dei quali in cerca d’autore (ed alcuni dei quali con l’autore in altre città).
“Accà nisciun’è fess’”, dicono a Napoli. E a Gela?