Tempi lunghi per i lavori necessari per rendere nuovamente accessibile e fruibile il porto di Gela, porto che è ormai da tempo in alto mare.
E non mi riferisco alla strutture di Dubai, dove in alto mare hanno costruito quartieri e grattacieli, né a quelle giapponesi, dove in alto mare hanno costruito l’aeroporto di Osaka.
Nulla di tutto ciò, il porto di Gela è in alto mare e basta, grazie agli imperdonabili ritardi della politica e della burocrazia.
Attenderemo dunque ancora un anno circa per vedere l’avvio dei lavori, ma se ci pensiamo bene, la lista dei ritardi, e parlo solo di Gela, è impressionante.
Fra tre o quattro mesi la discarica dei rifiuti di Timpazzo sarà satura. E’ cosa risaputa, ma ancora non si sono messi in moto i meccanismi per l’approvazione dell’ampliamento: magari ne riparleremo quando ci sarà l’emergenza.
La gente, purtroppo, continua a morire: si conosce, più o meno, il numero dei decessi annui, ma si ritarda nella costruzione di nuovi loculi, nel dubbio tra gare d’appalto e “project financing”. Tanto, male che vada, basta requisire qualche decina di posti alle confraternite.
Il ponte ferroviario tra Gela e Niscemi è crollato nel 2011, e dopo otto anni la linea è ancora interrotta. Mentre l’autostrada Gela-Siracusa, che doveva essere completata nel 1970, è partita solo da Siracusa e non è ancora arrivata (dopo cinquant’anni!) a metà del suo percorso.
E mi si permetta un accenno al passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania. L’iter si è chiuso da quattro anni, ma la politica regionale ritarda per interessi partitici il proprio dovere.
Ritardi macroscopici della Regione, certo, anche dello Stato. Ma anche il Comune di mette il suo impegno. Non si è riusciti a programmare per tempo la refezione scolastica, non si è riusciti a fare la gara per il servizio di sosta a pagamento, la Tekra continua da anni alla raccolta dei rifiuti dopo aver vinto una gara della durata di sei mesi, e non si riesce (ma perché?) a indire la nuova gara.
La vita del gelese è una continua corsa per cercare di barcamenarsi tra i ritardi della politica e della burocrazia, nel tentativo di trovare qualche difficile soluzioni ai propri bisogni.
La soluzione, per ciascuno di noi, è, nel proprio piccolo, quella di indignarci e protestare con decisione quando qualcuno ci obbliga a subire ritardi in quello a cui abbiamo diritto. E comunque, non sarebbe male se nella prossima Giunta comunale fosse assegnata ad un assessore la delega di assessore “per il recupero dei tempi burocratici”.