E’ possibile che, dopo il lungo iter previsto, le mura greche di Caposoprano possano entrare a far parte dei siti considerati “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco.
Ma a chi è venuta questa brillante idea? Le mura timoleontee non sono altro che quattro “pietre vecchie”, peraltro di difficile conservazione e tutela, all’interno di un parco archeologico privo di personale, di guide turistiche, di manutenzione. E poi, per dirla tutta, risalgono ad un periodo storico di 2.500 anni fa, quando Gela era potente, rispettata, e dominava sui territori di mezza Sicilia: quanto di più lontano dalla Gela di questi anni.
Ben altre dovrebbero essere le particolarità di Gela da presentare all’attenzione dell’Unesco, altro che chiacchiere!
La prima sono i “marciapiedi danzanti”, che credo siano unici al mondo. La città spagnola di Barcellona presenta ai turisti le “case danzanti” di Gaudì?
Bene, noi rispondiamo con i “marciapiedi danzanti”, di cui è piena l’intero centro urbano, ed i cui ondeggiamenti, avvallamenti, cunette, sono uno spettacolo di assoluta originalità. Le loro caratteristiche sono maggiormente visibili durante gli acquazzoni, quando sono chiaramente visibili ampie pozzanghere, simili a laghetti, che obbligano i passanti a “danzare” per evitare di sprofondare nell’acqua. Quindi, oltre ai marciapiedi, danzano anche i cittadini: che meraviglia!
I marciapiedi danzanti sono opere che, in particolare su Corso Vittorio, sono state realizzate tramite i “cantieri di lavoro”, un’invenzione della politica per fare respirare qualche disoccupato che, però, ha lavorato così bene da regalare alla città quest’opera d’arte.
L’altra peculiarità da presentare all’Unesco potrebbero essere i “cumuli di immondizia”. Che non sono visibili solo a Gela, per carità, ma che a Gela risentono del processo di “autoproliferazione”: non appena rimossi, nel giro di un paio di giorni ricompaiono più compatti, più nuovi, più belli.
Ecco, potrebbe essere materia di studio per l’evoluzione dell’arte di strada (street art per gli anglofili). Pittori di tutto il mondo, smettetela una buona volta di dipingere vasi di fiori o nature morte di ogni genere e tipo. Venite a Gela e dipingete, nelle nostre strade, i favolosi cumuli di immondizia, il vero futuro della “natura morta” nella pittura mondiale.
Già vedo orde di turisti accorrere in città per verificare di persona le nostre meraviglie. E se a Favara il turismo è arrivato grazie al Farm Cultural Park del notaio Bartoli, a Gela i visitatori potranno ammirare il “Trash Cultural Park”, il parco culturale dell’immondizia. Che si cominci subito a lavorare per la candidatura, senza perdere tempo…