Sembra esserci una gran voglia di civismo in giro. Un'ondata variegata, perlopiù disordinata.
Il “fronte civico” da diversi giorni è quello che più di tutti sta lavorando per trovare la quadra. Ne fa parte il movimento “Gela Punto”, di cui esponente è l'assessore uscente Peppe Licata. (nella foto)
«Siamo un movimento il cui unico obiettivo – sottolinea Licata – è intrinseco nel nome stesso: Gela Punto... e mi verrebbe da aggiungere “e basta!”.
Nel senso che ognuno di noi dovrebbe muoversi esclusivamente avendo come stella polare Gela. Una città martoriata, con un triste scenario e senza futuro per le nuove generazioni. Siamo convinti che dinanzi al fallimento dei partiti, ove si pensa più a posizionamenti personali che agli interessi collettivi, sia necessario la realizzazione di un “accordo civico e sociale”, cioè un accordo di cittadinanza fondato sull'attivismo di tutte le forme associative, reti informali, organizzazioni, che insieme devono collaborare e favorire un processo di condivisione e responsabilizzazione – altro che libro dei sogni – al fine di risollevare Gela, che può essere salvata, in sintesi, solo dai cittadini gelesi».
«Ecco perché – aggiunge Licata – non mi affascina elencare le caratteristiche che deve possedere un candidato a Sindaco, giacchè è assolutamente ovvio che qualunque comunità abbia il diritto di pretendere di essere amministrata con onestà, competenza ed intelligenza. Tuttavia, penso sempre che qualsiasi sindaco capace e competente per essere forte deve necessariamente avere attorno a sé una squadra forte».
In effetti, con l'avvento del Commissario straordinario le cose non sono affatto migliorate in città: «Io ho sempre sostenuto - rincara la dose l'assessore uscente - che la sfiducia è una sconfitta per la politica tutta e per la città. E’ una classe dirigente che ha fallito. E questo mi dispiace tantissimo. Ritengo che un sindaco ed un consiglio comunale abbiano il dovere di trovare tutte le soluzioni politiche per evitare la sfiducia ed amministrare una città in difficoltà. Soprattutto a Gela, questo dovere era necessario nell’ultimo anno e mezzo che rimaneva. Il Commissario e le sue scelte, pertanto sono figlie, vale a dire diretta conseguenza della sfiducia. Il commissario è di chi ha voluto la sfiducia».
«Faccio politica da tanti anni e – ammette l'ex dirigente piddino e di Sicilia Futura – naturalmente ero consapevole del clima ostile attorno all'amministrazione, ma dinanzi all’immobilismo che persisteva, era necessario fare qualcosa. Il Consiglio non ha fatto altro che parlare di sfiducia per tre anni. Dopo il fallimento di due mozioni di sfidu\cia, francamente, ci si era stancati del solito teatrino. Il pensiero, secondo me, di buona parte del consiglio era lasciare trascorrere 5 anni così, attribuendo tutta la colpa al duo Siciliano-Messinese e naturalmente tutto a discapito della città».
Quindi?
«E' proprio in quel periodo – svela Licata - che ho maturato la scelta insieme ad altri amici di dare un contributo, inteso come impegno civico. Se non si era riusciti a sfiduciare il sindaco per tre anni, l’unica via percorribile era quella di aiutare una amministrazione che seppur in difficoltà aveva lanciato un appello, manifestando la volontà di condividere una programmazione e dialogare con tutti. Laddove i partiti hanno avuto timore, noi di “Gela Punto”, con Carfì che ne è stato il promotore, abbiamo raccolto la sfida. Penso che la sfiducia sia derivata più da questioni personali che da questioni politiche. In quel mese e poco più, ho constatato attriti personali di consiglieri nei confronti di Siciliano che nulla o poco c’entravano con la politica».
Riassumendo, con i partiti in crisi, la risposta civica è l'unica via percorribile con in mano una ricetta che punta a rendere Gela una città, prima di tutto, normale.
«La regressione economica e culturale, oltre che demografica, che stiamo vivendo – spiega Licata – è anche una regressione politica. C’è un problema di classi dirigenti. I partiti tradizionali hanno fallito in questo territorio. Ma anche i 5 Stelle hanno fallito in tutte le città dove governano. Il Pd è finito e vedo che continua a fare ridere la Sicilia con i congressi tra carte bollate e ricorsi in Tribunale. Forza Italia a Gela è rappresentata da tre gruppi o gruppettini ed a livello nazionale è in caduta libera. Potrei proseguire con altri. E tutto ciò è preoccupante. Di fronte a questo scenario non può che esserci incertezza. Pertanto, spero che si trovino le condizioni per realizzare l’Accordo Civico e Sociale di cui parlavo prima».
Certo, se volessimo individuare un partito simbolo di questa regressione, la parabola del Pd dal 40% delle ultime elezioni europee fino ai nostri giorni, ha dell'incredibile o quasi. «Sia chiaro – chiosa Licata – non rinnego il mio passato. Il Pd è stato il partito in cui milioni di italiani hanno creduto. Ho lottato per un Pd diverso, ma non ci sono riuscito. E' un partito che purtroppo ha perso totalmente la bussola. Ha smesso di rappresentare gli ultimi, ha smesso di rappresentare i territori in difficoltà. Un partito sempre più diviso in alcuni casi anche con logiche familiari, autoreferenziale. E’ un partito dilaniato dalle guerre tra correnti, loro se la cantano e loro se la suonano»