Martedì mattina, ore 9,30. Metto il naso fuori dal mio Studio, in Piazza Umberto, e resto agghiacciato: un senso di angoscia, mai provata prima, mi assale. Il cielo è grigio, nuvoloso.
Sui marciapiedi, a vista d’occhio, una decina di persone, tutte anziane, che camminano stancamente. Altri anziani seduti a giro sulle panchine in tutta la piazza ed altri che controllano gli scavi della condotta idrica.
Per la prima volta ho avuto la chiara e netta sensazione che Gela è ormai morta o, se si preferisce e si è ottimisti, moribonda. Perché la scena di solitudine e abbandono del centro storico non è limitata al martedì ma si estende ad ogni giorno di ogni settimana.
L’incapacità ed il menefreghismo della classe politica hanno fatto sì che Gela sia diventata una città per anziani, vecchi, pensionati, dalla quale i giovani scappano appena possono, verso destinazioni più accoglienti, più dinamiche, più capaci di garantire un futuro lavorativo.
Ma qualcosa si muove, ah, se si muove! Giunge notizia che la nuova finanziaria regionale siciliana preveda incentivi per chi si trasferisce in Sicilia da altre regioni. L’idea vorrebbe ricalcare le agevolazioni di Paesi come Portogallo, Tunisia o Bulgaria, dove i nostri pensionati si trasferiscono godendo dell’esenzione fiscale totale e del migliore potere d’acquisto. Ma noi siciliani cosa possiamo offrire? L’esenzione dall’addizionale Irpef, dalle tasse comunali e dal bollo auto: ben poca cosa, ben poca attrattiva! Se poi qualcuno vorrà stabilirsi in Sicilia, aumenterà la percentuale di popolazione anziana (ed i giovani continueranno a fuggire).
Misure per i giovani? Ripassate il prossimo anno, chissà. Però c’è un’altra notizia che fa riflettere, e proviene da quel movimento popolar-clericale (ed alquanto folcloristico) che risponde al nome di “Popolo della Famiglia”. Sulla scia del malaugurato reddito di cittadinanza, che a mio avviso non ha né capo né coda, questi signori hanno indetto una raccolta di firme per chiedere il “reddito di maternità”: un emolumento di mille euro mensili alle donne che restano a casa ad occuparsi della crescita dei figli e al buon andamento della famiglia. Costo preventivato (per difetto): tre miliardi l’anno: roba che farebbe cadere in depressione profonda Juncker e Moscovici, vaglielo a spiegare all’Europa!
Ragazzi, accontentiamoci del reddito di cittadinanza, almeno questo dovrebbe partire tra marzo e aprile dell’anno prossimo. A proposito: per potere partire con istanze e assegnazioni, il Governo ha spiegato che è necessario (con ben due miliardi) riformare e potenziare i Centri per l’Impiego. La prendiamo per buona, ma sta di fatto che al CPI di Gela, grazie ai trasferimenti decisi dalla Regione, non solo non ci sarà alcun potenziamento, ma si rischia il blocco dei servizi. Sarà una subdola manovra del governo Musumeci per creare problemi a Di Maio? Non lo sappiamo, ma certo la cosa più difficile, per il CPI di Gela, sarà trovare le offerte di lavoro da proporre, nel deserto economico di Gela. E l’angoscia aumenta.