Mammano che le elezioni (Europee e Amministrative) si avvicinano, si susseguono gli incontri preparatori di programmi e alleanze.
Liste e movimenti, fazioni di partiti tradizionali e associazioni, si sono gettati a capofitto, cimentandosi in programmi, elaborazione di idee, progetti a medio e lungo termine. I temi sono pressocchè sempre gli stessi, diversificati solo dai tempi di attuazione e dalle priorità. Reindustrializzazione, infrastrutture, agricoltura, turismo, cultura. A sette mesi dai prossimi appuntamenti elettorali, Gela si riscopre laboratorio politico.
Interessante l’incontro di martedì all’ex Motel Agip promosso dall’associazione Cifra. Due le personalità di spicco presenti, l’ex parlamentare regionale (più volte assessore e vicepresidente della Regione) Salvatore Placenti, nella parte di “vecchio saggio” («Sono qui per dare il mio contributo»), e il prof. Maurizio Caserta, docente universitario a Catania. Abbastanza nutrita la partecipazione.
Placenti ha incentrato il suo intervento sulla mediterraneità del territorio gelese. «Se la Sicilia riuscisse ad avere il ruolo che la geografia le assegna – ha detto tra l’altro l’ex parlamentare – Gela, per la sua naturale posizione strategica potrebbe rivelarsi centrale per lo sviluppo di tutta l’area mediterranea». Ha quindi indicato nell’azione aggregativa che devono svolgere le comunità politiche – partiti e movimenti spontanei – la strada da percorrere per un reale cambiamento, che non è quello che si è voluto perseguire negli ultimi anni. «Io sono qua – ha detto in conclusione – e non mi sottraggo ad un contributo di esperienza».
Il prof. Caserta si è soffermato sulla necessità di una proposta politica per la città capace di confrontarsi con altre proposte anche di respiro nazionali. «Bisogna individuare un elemento caratterizzante – ha detto – che renda visibile la proposta locale, altrimenti potrebbe anche non essere vista. Finora siamo stati imbattibili sui contenuti, non così nella comunicazione. Dobbiamo colmare questa lacuna».
Per l’ex vicesindaco Fortunato Ferracane «è primario ritornare a fare politica», ed ha fatto partire dalla firma del protocollo d’intesa l’inizio della disgregazione politica in città. Disgregazione proseguita con la raccolta di firme inscenata davanti all’ospedale dal sindaco Messinese, «un’azione che ha indebolito l’amministrazione comunale quando si è poi seduta ai tavoli ministeriali». Per Ferracane, insomma, bisogna legare la città alla politica, ovvero ai cittadini che fanno gruppo.
Enzo Cirignotta, di Noi con l’Italia, già Cantiere Popolare (referente l’ex ministro Saverio Romano), ha rivendicato l’azione del suo gruppo nel determinare la cacciata dell’amministrazione Messinese. «In questa fase – ha detto – c’è la necessità di un confronto tra liste minori e partiti tradizionali. Da soli non si va da nessuna parte. Dobbiamo sfidare i partiti sui temi cruciali, stanarli e vedere di trovare convergenze sui singoli temi».
Terenziano Di Stefano (Una buona idea), infine, ha detto che però non bisogna aspettare “i grandi marchi” e che i “piccoli” dovrebbero giocare d’anticipo.