Le prime emozioni all’arrivo di papa Francesco (nella foto) a Piazza Armerina, nella gremitissima piazza intitolata a Falcone e Borsellino, ce le ha regalate S.E. mons. Rosaio Gisana che nel discorso di saluto
ed accoglienza al santo padre, ha detto che la Chiesa Armerina ha voluto sposare da subito il discorso profetico del papa quando all’inizio del suo pontificato disse: “Voglio una Chiesa povera per i poveri”. Ed ancora il vescovo ha proseguito: “Esseri poveri nella credibilità dei gesti è quanto vogliamo esprimere per sostenere la nostra gente che sperimenta un inusitato stato depressivo, causato ad intra da una forma incongruente di rassegnazione e ad extra dalla forza demoniaca delle mafie”. Queste frasi sono state pronunciate dal Pastore di Piazza con profonda commozione, e molti hanno potuto vedere piangere mons. Gisana a bordo della “papamobile” nel percorso di ritorno del pontefice verso l’elicottero che lo avrebbe portato poi a Palermo.
Sulla piazza Falcone e Borsellino, dove ancora notte si erano radunati migliaia di fedeli, il papa, senza rinunciare alle sue pungenti battute che tanto piacciono ai fedeli: “L’omelia di un prete non deve durare 40 minuti. Tutta la messa deve durare 40 minuti. Per l’omelia bastano 8 minuti!”, ha poi parlato delle antiche piaghe che affliggono la Sicilia, e cioè del sottosviluppo sociale e culturale; dello sfruttamento dei lavoratori e della mancanza di una dignitosa occupazione per i giovani; della migrazione di interi nuclei familiari; delll’ usura; dell’alcolismo; del gioco d’azzardo; dello sfilacciamento dei legami familiari”. Ma il pontefice nel suo discorso, spesso interrotto dalle grida di giubilo dei pellegrini, ha parlato pure dell’importanza degli anziani, che sono le nostre radici, e del rispetto che bisogna loro portare. Ha parlato dei giovani e del loro futuro incerto.
E poi anche della Chiesa che non vive un bel momento ma che va aiutata, sostenuta. Che è troppo facile essere dei “mangiapreti”, giudicare senza affrontare seriamente i problemi. Francesco ha così spiegato come spesso molti giovani gli dicano: “Della Chiesa non mi fido. Non mi piacciono i preti. E io dico loro: ‘Di’ in faccia al prete e al vescovo: di te non mi fido. Ma poi ascolta la risposta’”. Naturalmente in questo discorso ai piazzesi papa Bergoglio non poteva non fare cenno al beato Puglisi, e queste sono state le sue parole a riguardo del prete martire: “Ho saputo che, venticinque anni fa, appena un mese prima della sua uccisione, egli trascorse alcuni giorni qui, a Piazza Armerina.
Era venuto per incontrare i seminaristi, suoi alunni al Seminario maggiore di Palermo. Un passaggio profetico, io credo! Una consegna, non solo ai sacerdoti, ma a tutti i fedeli di questa diocesi: per amore di Gesù, servire i fratelli fino alla fine!”. A Piazza Armerina, al termine della benedizione, il pontefice ha incontrato molti fedeli per il tradizionale baciamano. Così, fra i privilegiati che hanno avuto questa possibilità, il papa ha abbracciato una giovane coppia con un neonato, un disoccupato, un giovane di colore. Si è poi soffermato con i detenuti delle carceri di Piazza Armerina, Enna e Gela. Ha infine benedetto tanti ammalati sulla sedia a rotelle che avevano preso posto ai piedi del palco.
Numerosa è stata la presenza di gruppi e comunità provenienti dalle parrocchie gelesi. Anche la bella sedia lignea dove il papa ha preso posto al suo arrivo è stata realizzata dalla Piccola Casa della Divina Misericordia di Gela. Ma soltanto un’ora, come da rigido protocollo, è durata la visita del pontefice a Piazza Armerina. Già alle 10.15 il papa è ripartito in elicottero destinazione Palermo, dove alle 10.45 davanti ad una folla di 100.000 fedeli ha presieduto e concelebrato la Santa Messa, insieme all’Arcivescovo di Palermo Sua Eminenza mons. Corrado Lorefice e a tutti i vescovi di Sicilia, in occasione dei 25 anni dell’uccisione del beato Pino Puglisi.
Un tragico episodio della recente storia della nostra isola che ha portato il papa a dire: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere".
Dopo la liturgia il papa si è recato alla Missione “Speranza e Carità” fondata da fratel Biagio Conte e ha pranzato con i tanti poveri accuditi amorevolmente in quella struttura dal frate laico che già da moltissimi anni garantisce coperte e pasti caldi alle famiglie indigenti e disagiate. Di seguito Bergoglio ha visitato il quartiere “Brancaccio” dove don Puglisi svolse il suo apostolato sino al giorno del suo vile assassinio. Infine il papa si è recato nella splendida Basilica cattedrale del capoluogo siciliano, dove ha incontrato parroci, sacerdoti e religiosi. Una giornata breve, eppure intensissima quella del pontefice, che certo farà nascere abbondanti frutti anche per un importante e sentito rinnovamento della Chiesa in Sicilia.