L’ultimo luttuoso evento (la scomparsa dell’ex sindaco, avv. Aldo Clementino, (nella foto), che ha interessato l’ambiente politico-amministrativo di Gela, oltre a suscitare sentimenti di umana pietà, ha fatto emergere lacune, contraddizioni e, più in generale, carenza di sensibilità da parte di coloro i quali, al momento, in varie forme e ruoli, gestiscono e rappresentano la principale istituzione cittadina: l’Ente Comune.
In qualsiasi altra città italiana (grande, media o piccola), in analoghe circostanze, sarebbero state attivate tutte le procedure e posti in essere i relativi adempimenti, per rendere, con la massima solennità, omaggio al de cuius. E questo – beninteso – indipendentemente dall’area, o dal partito di appartenenza dell’estinto.
A Gela, invece, nonostante i media abbiano dedicato ampio spazio alla ferale notizia della dipartita dell’avv. Clementino, si è ritenuto di mantenere il più assordante… silenzio, con negazione finanche delle rituali onoranze, cui, da ex primo cittadino, avrebbe avuto pieno diritto.
E dire che, sull’argomento, dovrebbe esistere un apposito regolamento, in forza del quale alle esequie funebri, svoltesi nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, avrebbero dovuto essere presenti in forma ufficiale e, quindi, muniti delle rispettive fasce: tricolore, il sindaco Messinese, o un suo delegato; giallo-cremisi il presidente del Consiglio comunale, Alessandra Ascia. Così come sarebbe stata doverosa la partecipazione di una rappresentanza del corpo dei Vigili Urbani, in alta uniforme, con il gonfalone e la bandiera comunale, i cui colori sono il giallo ed il cremisi; ponendo su entrambi i vessilli, il consueto drappo nero.
Non solo, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto proclamare (almeno nella giornata delle esequie) il lutto cittadino e si sarebbe dovuta prendere cura di informare la comunità gelese, disponendo l’affissione di appositi manifesti murali.
Purtroppo, nulla di tutto questo è stato fatto!
Ed è un’altra macchia, destinata a rimanere indelebile, che contribuisce all’ulteriore offuscamento dell’immagine della nostra città. Che, smarrendo anche la memoria, rischia di non avere un futuro.