I dubbi e le speranze sulla green refinery al IV congresso provinciale della Ugl

I dubbi e le speranze sulla green refinery al IV congresso provinciale della Ugl

Il ruolo del sindacato nella società odierna; l’impegno nel portare avanti le esigenze del territorio; la riconversione industriale; la necessità di lavorare in sinergia con le istituzioni.

Sono questi i temi trattati nel corso del IV Congresso provinciale della Ugl che si è svolto l’11 maggio presso l’ex chiesa di San Giovanni. Presenti il sindaco Messinese, il vice sindaco Siciliano, il presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia, esponenti delle varie forze politiche, il segretario nazionale Ugl energia Michele Polizzi e confederale Giovanni Condorelli, il segretario generale Francesco Paolo Capone, regionale Giuseppe Messina e il segretario Ugl Catania Giovanni Musumeci.

«Questo congresso – ha affermato Andrea Alario segretario provinciale Ugl chimici – deve segnare una svolta importante nelle relazioni con l’industria del territorio. Il sindacato deve recuperare quel ruolo di centralità nella vita politica ed economia che, per vari motivi, non ha potuto espletare in maniera soddisfacente e completa».
Alario ha ripercorso le diverse tappe che hanno mutato e stravolto la presenza industriale sul territorio: la fine della raffinazione fossile, il calo della produzione petrolifera, lo stop nel 2014 del tradizionale ciclo produttivo e le ripercussioni negative in termini occupazionali e finanziari.

«Nel momento di maggiore fervore produttivo – ha aggiunto – tra personale del diretto e dell’indotto, il sito raggiungeva diverse migliaia di unità di forza lavoro. La situazione è cambiata nel momento in cui è stato avviato il processo di riconversione della raffineria di Gela in green refinery, ufficializzato con la stesura del protocollo d’intesa del 6 novembre 2014. Per quanto riguarda il diretto – ha proseguito – da 1200 unità, siamo scesi a 500. Non solo il nostro territorio, ma l’hinterland ha registrato un impoverimento significativo. Molte ditte e cooperative dell’indotto non hanno retto alla crisi».

Nel corso dell’incontro, sono stati sollevati dubbi riguardo il numero effettivo di lavoratori che impegnerà la green refinery e sui progetti dell’up-stream di Eni. Altro nodo da sciogliere, l’impatto che avrà la riconversione industriale sul territorio e le misure da mettere in atto per incentivare le aziende ad investire. Su questi punti, è alta l’attenzione del sindacato.
«Nel protocollo d’intesa, a proposito dell’aria di crisi complessa – ha continuato Alario – non vi è stata corrispondenza tra le somme erogate e la situazione in cui versa il territorio. Sono pochi 25 milioni. Fino ad oggi, tutte le forze politiche, locali e nazionali, hanno usato Gela come fosse un bancomat per ottenere voti e consensi. È necessario l’impegno di tutti, organizzazioni sindacali e istituzioni, per rispondere alle vere esigenze del territorio».

I vertici dell’Ugl non hanno nascosto le loro preoccupazioni circa il futuro dei lavoratori, il proseguimento delle attività di Enimed e gli impegni assunti da Eni, che nei giorni scorsi, ha presentato l’assetto organizzativo del nuovo impianto di green refinery che dovrebbe convertire materie prime di seconda generazione (grassi animali e oli di frittura) in green diesel e gpl.
In chiusura, è stato affrontato il problema delle "morti bianche" e la necessità di investire nella sicurezza e nella formazione dei lavoratori. Secondo i dati Inail, nel 2017 le vittime sono state 1.029, con un incremento di 11 casi (l’1,1%) rispetto all’anno precedente. Dall’inizio del 2018, la media è di due morti al giorno sul lavoro. Un numero ancora troppo elevato.