Ultimati i lavori al Municipio, al momento di ricevere le somme dovute, come da contratto sottoscritto, ad una ditta nissena, il Comune di Mazzarino ha risposto che avrebbe dovuto attendere il finanziamento (mai ottenuto) che l’assessorato regionale gli aveva assegnato.
Ma chiamato davanti al Giudice, l’Ente è stato obbligato a pagare i lavori e gli interessi maturati. Il principio generale è contenuto nel diritto in materia di appalti pubblici che “costringe” le Pubbliche amministrazioni a pagare anche gli interessi sul ritardato pagamento e, in presenza di determinate condizioni, ad applicare la normativa europea che sanziona in maniera significativa il ritardo nei pagamenti.
Dopo i restauri effettuati a Palazzo di Città, l’impresa che si è aggiudicata i lavori, si è dovuta rivolgere agli avvocati per ottenere le dovute spettanze negategli perché il Comune ha rilevato che il pagamento sarebbe stato subordinato all’erogazione del contributo regionale. Ma il Giudice del Tribunale di Gela, accogliendo la tesi della difesa – condotta dall’avvocato Nicola Nicoletti (nella foto), dello studio ‘Nicoletti Commercialisti e Avvocati’ – ha obbligato l’ente pubblico a pagare quanto dovuto.
Una pronuncia importante, destinata a creare un precedente, per tutte quelle imprese che vantano crediti nei confronti della Pubblica amministrazione per lavori ultimati e consegnati, ma mai pagati. La sentenza, tra le prime in Italia ad essere pronunciata, afferma l’importante principio giuridico secondo cui “non può utilmente invocarsi la condotta di un terzo, estraneo al contratto, per giustificare l’inadempimento dell’obbligo di pagamento del corrispettivo”.
Quella dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione è una questione annosa. Secondo l’ultima rilevazione di Confartigianato (ottobre 2017), sei amministrazioni su dieci, pari al 62%, pagano oltre i tempi di legge. A chiedere più tempo del previsto si trovano il 64,8% dei Comuni e il 54,5% degli Enti pubblici. Appena migliore la tendenza del servizio sanitario nazionale che ha visto il 46,9% degli enti non saldare le fatture entro il termine dei 60 giorni previsti per legge.
La Sicilia è sesta nella classifica nazionale con una media di 72 giorni di ritardo. L’analisi ha riguardato i pagamenti nel 2016 di 6.547 amministrazioni pubbliche per una somma di 115,4 miliardi riferiti a 23,7 milioni di fatture emesse dai fornitori.