Il 2024 sarà ricordato come l’anno elettorale più prolifico: hanno votato o stanno per votare russi, indiani, statunitensi ed europei.
Un’urna planetaria affollata, che fa venire la pelle d’oca: potrebbe cambiare ogni cosa, e non in meglio, anzi. Le autocrazie, è il caso della Russia, e sotto alcuni aspetti, l’India, sebbene in misura minore, non assicurano una scelta libera degli elettori. In più, sembrano dominare sentimenti e politiche, generalmente qualificate come populismi, sovranismi, nazionalismi, mascherati o meno, ed una propensione al confronto piuttosto che all’integrazione (culturale, commerciale, economica ecc).
C’è dell’altro, su cui vale la pena di riflettere: agli antipodi di una previsione di rivolgimenti epocali si collocano le piccole comunità locali dove prevale un sostanziale immobilismo. Le cose, insomma, rimarranno come sono. Questa visione statica del mondo da crescere la rinuncia al voto. Prevale il pessimismo, il disincanto, la delusione. Non si crede nella politica, nei partiti, e non si è ancorati a valori ed idee, che in passato hanno segnato la storia del Paese. Il circolo vizioso della marginalità tende così a perpetuarsi, purtroppo.
Le periferie politiche, come il Mezzogiorno d’Italia, militano nel partito del disincanto. Gli elettori e i fautori dell’astensione non si aspettano nulla dalle urne, anche quando, come a Gela, votano due volte, per le europee e per le amministrative. Eppure, in comunità come Gela, le europee, e quindi la macropolitica, sembrano quasi un incidente di percorso, una fastidiosa appendice Ne consegue che accanto ad una vigilia di grandi rivolgimenti, vissuta da una èlite di addetti ai lavori, convive una fascia di elettorato, estranea agli eventi. Un paradosso sotto certi versi.
I rivolgimenti che l’affollato voto planetario sembra promettere avranno indubbiamente conseguenze significative, i cui effetti saranno magari evidenti in tempi non brevi. I poteri degli amministratori per varie ragioni, soprattutto di natura economica, si indeboliscono; le autonomie locali si restringono.
E’ come guardare google-map. Più si restringe il campo, più la fisica del territorio è statica. Gli effetti, anche in questo caso, sono deleteri. Le comunità locali conteranno sempre meno a causa di questo strabismo, che sembra fare più danni della miopia. (spa)