Non c’è solo il libro di Marco Marchioni ed Eyvind Hytten.
C’è anche un antico paper, da leggere e riflettere con grave ritardo. Lo disseppelliamo per far sapere che Gela è stata studiata lontano da Gela, ma niente è arrivato a Gela, niente del lavoro degli scienziati e degli esperti.
Loro, come le Cassandre di ogni tempo, hanno avuto il torto di mettersi di traverso ai progetti e le intenzioni assunte nei piani alti con logiche, intendimenti e interessi prevalenti. Ecco il paper in grande sintesi, dal quale si può partire per una ricerca più approfondita sui contributi offerti dagli ambienti scientifici ai paesaggi a rischio, come Gela:
La "Citizen Scienze" si propone oggi come un nuovo campo di interesse della ricerca scientifica volto a garantire una maggiore permeabilità del sapere nella società contemporanea.
Oggetto di interesse della "Citizen Scienze" non ha tuttavia solo la divulgazione della Priorità, come investire nella riduzione dei rischi di disastri ai fini della resilienza, migliorare la preparazione alle catastrofi per una risposta efficace e per realizzare pratiche di "Build Back Better" nelle fasi recupero, ripristino e ricostruzione secondo i parametri della Carta di Sendai.
In particolare la ricerca fino ad ora svolta a Gela punta a sperimentare lo storytelling come "attrezzo di lavoro" del planner volto ad analizzare ed evidenziare le trasformazioni del territorio e i disagi delle persone che lo abitano, a perimetrare i danni territoriali diffusi e ad aumentare la consapevolezza e l'empowerment delle comunità locali.
Come far diventare questi elementi parte integrante della progettazione strategica di territori a rischio à una delle sfide più impegnative ed innovative dei pianificatori.
Una descrizione più dettagliata delle attività e sezioni produttive susseguitesi negli anni all'interno dell'impianto (1998) sulle persone dalle campagne circostanti, dalla Sicilia e dal resto d'Italia. In trent'anni sia la popolazione è raddoppiata , sia l'estensione della città a causa dell'incremento di costruzioni abusive. A causa della sovrappopolazione, della carenza di servizi pubblici e di acqua corrente, la qualità della vita urbana a diminuita drasticamente.
Il paper si inserisce nel dibattito scaturito dalla promulgazione della Carta di Sendai (2015) riguardante la multi-dimensionalità e la mitigazione del rischio attraverso una più attenta gestione delle fasi di responsabilizzazione e preparazione della società alle calamità oltre che della gestione degli eventi calamitosi.
Partendo dal presupposto che il rischio non è super partes, bensì intrinsecamente legato alle disparità socio-economiche che impregnano il contesto sociale, il paper ha cercato di fornire una rilettura critica del concetto di rischio volta ad ampliarlo, complessificarlo e risignificarlo attraverso l'indagine della relazione intercorrente tra il rischio e i differenti gruppi sociali che compongono la società e le modalità e i livelli di percezione che ciascun gruppo sociale à dei rischi presenti nel proprio ambiente di vita.
In questa cornice assume una particolare rilevanza il ruolo e il contributo che la Citizen Science può offrire nella costruzione di strategie volte alla gestione nelle due distinte fasi pre e post evento, ri-orientando la ricerca scientifica per il raggiungimento di una maggiore "giustizia sociale".
L'analisi descritta nel paper evidenzia un fenomeno urbano di rilevante interesse socio-economico e ambientale: l'espansione accelerata di una città a seguito dell'incremento delle attività produttive in un impianto inaugurato nel 1998.
Questa crescita ha attirato persone non solo dalle aree rurali circostanti ma anche da regioni più distanti come la Sicilia e altre parti d'Italia, raddoppiando la popolazione locale e espandendo in modo esponenziale l'area urbana attraverso costruzioni spesso abusive.
La sovrappopolazione ha portato a una serie di sfide significative, tra cui la carenza di servizi pubblici essenziali come l'acqua corrente. Di conseguenza, la qualità della vita urbana è diminuita drasticamente, incidendo negativamente sul benessere sociale e ambientale degli abitanti. Questa situazione crea un ambiente fertile per la propagazione di rischi multidimensionali, collegati non solo agli aspetti fisici ma anche alle disparità socio-economiche.
Il documento si inserisce nel dibattito sulla gestione del rischio come delineato nella Carta di Sendai del 2015, che promuove un approccio multidimensionale alla mitigazione del rischio. Il presupposto che il rischio sia intrinsecamente legato alle disparità socio-economiche sottolinea come le vulnerabilità non siano uniformemente distribuite all'interno della società. Gruppi con minor accesso a risorse e servizi sono spesso i più esposti e meno equipaggiati per affrontare emergenze.
Nel contesto descritto, il ruolo della Citizen Science diventa cruciale. Attraverso la partecipazione attiva dei cittadini nella raccolta dati e nella ricerca, è possibile ottenere una comprensione più dettagliata e localizzata delle specifiche vulnerabilità e delle capacità di resilienza delle comunità.
Ad esempio, iniziative di Citizen Science possono aiutare a mappare le aree più a rischio di inondazioni o frane, raccogliendo dati vitali che possono non essere immediatamente disponibili per i ricercatori o i decisori politici.
L'adozione di strategie basate sulla Citizen Science può facilitare la gestione delle fasi pre e post evento. Prima di un evento calamitoso, tali strategie possono includere la formazione di comunità locali sulla preparazione alle emergenze e la creazione di piani di evacuazione personalizzati. Dopo l'evento, l'impegno comunitario può accelerare i processi di raccolta di dati per la valutazione dei danni e per le fasi di ricostruzione, garantendo che le azioni di risposta siano informate e orientate alla giustizia sociale.
In conclusione, il paper offre un contributo significativo al dibattito sulla gestione del rischio, sottolineando la necessità di un approccio che tenga conto delle disparità socio-economiche e che utilizza la Citizen Science come strumento per democratizzare la scienza e migliorare la resilienza comunitaria. Questo approccio non solo amplifica la comprensione del rischio ma fornisce anche le basi per strategie di risposta più equitative ed efficaci.
Che dire? Ai posteri l’ardua sentenza su omissioni ed errori di valutazione.