La settimana scorsa è venuto a mancare Vincenzo Capici, un’istituzione per quanti come lui hanno amato – per fede o per passione – lo sport romantico, quello legato ai colori giallorossi del vecchio Terranova.
Lui lo aveva amato per l’una e per l’altra motivazione, riconoscendosi come punto di riferimento per i fedelissimi e per la parte sana della tifoseria, e rifiutando sempre l’appellativo di capo tifoso.
La sua “Mini boutique” di via Cairoli era diventata una agorà per gli appassionati della squadra più amata della storia calcistica cittadina, pur non avendo raggiunto, nella sua ultracinquantennale storia, l’apice della classifica per categorie conquistate, primato che spetta al Gela Calcio (C1) del compianto ing. Angelo Tuccio. Vincenzo Capici conosceva i giocatori, le loro famiglie, i loro problemi anche extracalcistici, e li aiutava quando era possibile.
In certi casi, ne diventava il confessore. Con molti di questi ha mantenuto contatti anche dopo anni che avevano lasciato la nostra città. E quando qualche anno fa Lorenzo Raniolo ha organizzato una reunion dei calciatori storici del vecchio Terranova, Capici, già avanti con gli anni e con problemi di vista, non ha voluto mancare all’appuntamento (nella foto qui sotto, allo stadio discute con Dino Spadetto, arrivato nel 1975 al Terranova come un fenomeno per i suoi precedenti all’Inter e alla Sampdoria).
Non sempre condivideva la linea dei presidenti, non faceva, insomma, sconti a nessuno. All’occorrenza era pronto ad affrontarli a muso duro. E anche per questo non chiese mai un biglietto omaggio.
Con lui – 90 anni compiuti a maggio dello scorso anno – se ne è andata la memoria storica del calcio locale, ma Vincenzo Capici (nella foto), dopo una gioventù dedita alla sua attività sartoriale, e poi a quella di commerciante, si era occupato di volontariato, assumendo la presidenza dell’Aias, associazione che si occupa tuttora di assistenza ai diversamente abili. Si avvicinò a quella che per lungo tempo diventò la sua missione dopo il tragico incidente occorso al figlio primogenito Paolo, infortunatosi a causa di un incauto tuffo in mare che lo costrinse a vivere in carrozzella, riuscendo comunque a coronare, con il totale sostegno della famiglia, il suo sogno di diventare avvocato, e da questa posizione impegnarsi nella difesa pro bono dei diritti dei portatori di handicap.
Diffusa è stata la partecipazione ai funerali di rappresentanti della politica, del mondo forense, di ex calciatori e di gente comune e di quanti, anche sui social, hanno voluto esprimere il loro cordoglio. A tutti, l’avv. Paolo Capici ha voluto rivolgere pubblicamente un sentito ringraziamento a nome della sua famiglia.
Vincenzo Capici è stato amico da sempre del nostro giornale. Direttore e collaboratori esprimono il loro cordoglio alla moglie, signora Adele Russello, e ai figli Paolo, Umberto e Marina.